Giovanni Gaggia – Inventarium
A trentacinque anni dalla strage di Ustica, GALLLERIAPIU’ ospita l’atto conclusivo della mostra personale Inventarium di Giovanni Gaggia presentata a Palermo nei mesi scorsi presso Canto217 a cura di Serena Ribaudo e che compie, con l’esposizione bolognese, un immaginario viaggio di ritorno verso la città da cui è partito il tragico volo del DC-9.
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Informazioni
- Luogo: GALLLERIA PIU
- Indirizzo: via del Porto 48 - Bologna - Emilia-Romagna
- Quando: dal 17/06/2015 - al 27/06/2015
- Vernissage: 17/06/2015 ore 18 In occasione dell’opening Roberto Paci Dalò NEUMA live performance.
- Autori: Giovanni Gaggia
- Curatori: Serena Ribaudo
- Generi: arte contemporanea, personale
Comunicato stampa
A trentacinque anni dalla strage di Ustica, GALLLERIAPIU’ ospita l’atto conclusivo della mostra personale Inventarium di Giovanni Gaggia presentata a Palermo nei mesi scorsi presso Canto217 a cura di Serena Ribaudo e che compie, con l’esposizione bolognese, un immaginario viaggio di ritorno verso la città da cui è partito il tragico volo del DC-9.
Il progetto segna la conclusione di un lungo percorso iniziato dall’artista con la visita al Museo della Memoria di Bologna e la visione dell’installazione permanente di Christian Boltanski
Il 27 giugno, giorno del 35° anniversario della strage, Gaggia terminerà, con un’azione performativa in galleria, l’enigmatica frase “QUELLO CHE DOVEVA ACCADERE” ricamata sul grande arazzo di tre metri esposto a Palermo. Sono le parole utilizzate spesso in pubblico da Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione Parenti delle Vittime, per interrogarsi sullo scopo di quell’azione di guerra nel cielo di Ustica e che l’artista ha voluto riprendere per la molteplicità di significati che essa sottende.
L’intervento dell’artista sarà seguito in diretta Skype dalle sale dell’Accademia di Belle Arti di Palermo dove anche il pubblico siciliano verrà coinvolto in un’azione per avvicinare, in un abbraccio ideale, le due città toccate pesantemente dalla stessa tragedia.
Giovanni Gaggia nasce a Pergola (PU) nel 1977 dove attualmente vive e lavora.
L'opera di Giovanni Gaggia è fondamentalmente ricerca d'equilibrio fra azione performativa e disegno. Sono questi i luoghi in cui la sua poetica, sempre e comunque aderente alla fisicità del corpo, è andata definendosi negli anni. In particolare essa si è concentrata sull'immagine del cuore; un cuore anatomico e carnale, protagonista di alcune azioni dal grande impatto emotivo alle quali è seguita una ricerca più delicata, seppur ugualmente potente, evidenziata dalla recente dedizione al ricamo. Identità, ritualità, sacrificio e condivisione sono gli elementi cardine delle performance, tutte caratterizzate da intense interazioni con l'altro. In esse le identità in gioco subiscono contaminazioni reciproche che rimandano a rituali sciamanici ed iniziatici dove a mutare è lo spirito più profondo dell'essere umano. Il contenuto delle azioni ed i richiami al sacrificio possono essere visti, quindi, come metafora di liberazione e come epifania dell'anima.
Tra le sue personali si ricordano: 2015 intexěre tempus a cura di Diego Sileo, Palazzo Lamperini – galleria Rossmut, Roma. Inventarium, a cura di Serena Ribaudo, Canto217, Palermo. 2014 - Centrum Naturae (doppia personale), a cura di Roberto Paci Dalò, Scalone Vanvitelliano / Chiesa della Maddalena, Pesaro. Et Curis (doppia personale), a cura di Loretta Di Tuccio, intervento critico Fabrizio Pizzuto, galleria Rossmut, Roma. 2013 - Sic Dulce Est, a cura di Cristina Petrelli, Palazzo di San Clemente / Archispazio, Firenze. 2012 - Where is your brother? (doppia personale) a cura di Davide Quadrio e StudioRayuela (Flavia Fiocchi e Francesco Sala) SpongePill-Casa Déclic / Guastalla Pilates, Milano. 2011 - I need you, a cura di Claudio Composti, Spazio NovaDea, Ascoli Piceno. Corpo fisico, corpo etereo (doppia personale), a cura di Roberta Ridolfi, Factory – Art gallery, Berlino – Germania. 2008 - Aforismi Simpatetici, a cura di Chiara Canali, Museo dei Bronzi Dorati, Pergola (PU). 2007 - Di spirito e di Carne, testo critico di Roberta Ridolfi, Factory-Art gallery, Trieste.
