Ghizzardi/Berengo Gardin

Informazioni Evento

Luogo
CASA MUSEO AL BELVEDERE PIETRO GHIZZARDI
v. De Rossi, 27/B - 42022 , Boretto, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Mostra visitabile in tutti i fine settimana del mese di maggio e giugno, su prenotazione.
Info e prenotazioni Mob. 340. 5072384 | [email protected] | www.pietroghizzardi.it

Vernissage
16/05/2015

ore 17,30

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Gianni Berengo Gardin
Curatori
Nicolò Cecchella, Giulia Morelli
Uffici stampa
CULTURALIA
Generi
fotografia, personale

La mostra presenta 15 scatti inediti degli anni ’70 del grande fotografo italiano Gianni Berengo Gardin appartenenti all’Archivio Storico della Casa Museo, in cui è immortalata l’essenza del pittore-contadino di Boretto, Pietro Ghizzardi.

Comunicato stampa

La Casa Museo Al Belvedere “Pietro Ghizzardi” e l’Associazione Culturale “Pietro Ghizzardi” – Centro Documentale e Archivio Storico sono liete di presentare, nell’ambito del Festival Fotografia Europea 2015 – Effetto Terra, l’esposizione fotografica GHIZZARDI/BERENGO GARDIN, 15 scatti inediti degli anni ’70 del grande fotografo italiano, appartenenti all’Archivio Storico della Casa Museo, in cui è immortalata l’essenza del pittore-contadino di Boretto.
La mostra inaugurerà, alla presenza di Gianni Berengo Gardin, sabato 16 maggio 2015 alle ore 17.30 e resterà aperta al pubblico, ad ingresso gratuito, per tutti i week-end del mese di maggio e giugno.
Le fotografie di Berengo Gardin, vincitore, tra gli altri, di World Press Photo e del Leica Oskar Barnak Award, mai divulgate prima della mostra, costituiscono un patrimonio unico e prezioso, custodito sul territorio reggiano, presentato quindi in prima nazionale a Boretto.
«Desideravamo portare alla conoscenza del pubblico, locale e non, una serie di splendide fotografie d’autore completamente inedite – afferma Nicolò Cecchella, co-curatore della mostra, con Giulia Morelli – e la cornice di Fotografia Europea, che ha accolto ottimamente la nostra proposta, ci sembrava il “contenitore” più adatto ad ospitare l’evento, vista la rilevanza nazionale della manifestazione. Per l’occasione abbiamo pubblicato anche un piccolo ma prezioso catalogo che raccoglie le immagini in mostra.»
La sede dell’esposizione sarà la sala principale della Casa Museo “Pietro Ghizzardi” e l’esibizione snoderà una narrazione che è al contempo privata e collettiva, poiché, attraverso le immagini della quotidianità di Ghizzardi – realizzate mentre erano in corso le ricerche per Un paese vent’anni dopo – viene registrato il ‘canto del cigno’ della civiltà contadina, l’inesorabile perdita delle radici che profondamente legano l’uomo alla terra. Inoltre, le fotografie di Berengo Gardin esposte all’interno della Casa Museo hanno la possibilità di dialogare direttamente con le opere di Ghizzardi, attraverso un confronto iconografico immediato di grande suggestione, dal quale emerge la prossimità delle poetiche del fotografo e del pittore.
« Quando gli abbiamo presentato il progetto alcuni mesi fa, Berengo Gardin ha aderito con entusiasmo al punto che parteciperà all’inaugurazione del 16 maggio: tiene molto ad essere presente. Conserva un bellissimo ricordo dell’incontro con Ghizzardi ed è tuttora un estimatore e collezionista del pittore. – spiega Giulia Morelli – Importante è stato anche il ruolo di Fondazione Forma di Milano, che custodisce l’Archivio Berengo Gardin, e ci ha supportato dal punto di vista scientifico nella realizzazione della mostra ».

Per la Casa Museo Al Belvedere “Pietro Ghizzardi” la realizzazione di questa mostra inserita all’interno del circuito di Fotografia Europea 2015 – Effetto Terra rappresenta un ulteriore momento per promuovere e valorizzare il patrimonio artistico ed archivistico che essa conserva, rafforzando la propria presenza sul territorio ed allo stesso tempo aprendosi ad una fruizione più ampia legata alla circuitazione di un pubblico eterogeneo per composizione ed interessi – quello del Festival – offerta dalla kermesse, particolarmente in forza della qualità estetica della proposta espositiva.
«Per la nostra istituzione è un privilegio ed un onore poter mettere a disposizione del pubblico questo “gioiello” della nostra collezione e speriamo di “inaugurare” una proficua collaborazione con Fotografia Europea. – chiosa Lucia Ghizzardi, presidente dell’Associazione Culturale “Pietro Ghizzardi” e coordinatrice della Casa Museo – In un momento in cui è in sensibile aumento l’attenzione pubblica verso l’opera di Ghizzardi, come Casa Museo dedicata alla tutela e promozione della produzione dell’artista, ci siamo posti l’obbiettivo di proporre eventi di divulgazione e valorizzazione di alta qualità e niente può soddisfare questo criterio meglio degli scatti di Berengo Gardin che andremo a presentare.»

Ghizzardi/Berengo Gardin: un incontro, quarant’anni dopo
«C’è Ghizzardi, autore di un poema contro la sopraffazione, che è stato di recente pubblicato e sembrerebbe che la sopraffazione sia nata nella nostra valle tanto l’ho sentita come il freddo che deforma le ossa»
C. Zavattini – G. Berengo Gardin, Un paese vent’anni dopo

Quando Gianni Berengo Gardin incontrò quasi per caso la vicenda – e la persona – di Pietro Ghizzardi, era il 1975. Il giovane, ma già affermato, fotografo si trovava nella Bassa reggiana, accompagnato dal luzzarese Cesare Zavattini, per documentare il secondo atto della ricerca socio-antropologica intrapresa dallo sceneggiatore neo-realista e dal fotografo americano Paul Strand tra il 1953 e il 1955 con Un Paese.
Un paese, uno dei più riusciti esempi di foto-libro della storia culturale italiana, registrava accanto alla vita di una piccola comunità rurale sulla via del boom economico – Luzzara – le ultime tracce della millenaria civiltà contadina autoctona, presentendo il suo diradarsi fino a scomparire dallo scenario antropologico italiano, da lì a pochi decenni.

Dopo 20 anni Zavattini, con il giovane Berengo Gardin, desiderava nuovamente sentire il polso di quella stessa minuta e semplice società, ormai sempre più inserita nell’ingranaggio capitalista e liberale, realizzando con Un paese vent’anni dopo una sorta di bilancio poetico di un ventennio cruciale per lo sviluppo della storia nazionale.

Il secondo fotolibro di Zavattini e Berengo Gardin, per una curiosa e significativa coincidenza, vide la luce editoriale presso le stesso editore – Einaudi – e nello stesso anno – il 1976 – di Mi richordo ancora, l’autobiografia di Pietro Ghizzardi, vincitrice del Premio Letterario Viareggio nel 1977.
Durante il soggiorno del fotografo a Luzzara, Zavattini volle effettuare alcuni sopralluoghi extra moenia, tra i quali la visita all’artista, pittore e scrittore, Pietro Ghizzardi, amico e “scoperta” dell’intellettuale premio Oscar fin dagli anni ’60. L’incontro tra l’obbiettivo del fotografo ligure e la frugale e umile esistenza dell’artista avvenne presso la “Piccola Galleria” di Boretto, la casetta-studio di Ghizzardi di via Anteo Carrara, così chiamata poiché sia sulle pareti all’interno che sul muro del cortile erano esposte le opere del pittore, realizzate con colori auto-prodotti da elementi naturali su cartoni da imballaggio di recupero.

Gli scatti di Berengo Gardin catalizzano l’essenza dell’esistenza di Ghizzardi, ex contadino senza terra, discendente di una secolare stirpe anonima di contadini fittavoli e futuro vate, in Mi richordo anchora e A lilla – quatro pietre in mortalate (Vanni Scheiwiller, 1980), della disgregazione che sarebbe insorta dal progressivo allontanarsi dell’umanità dalla propria origine naturale.
Per alcuni giorni Berengo Gardin visse a stretto contatto con Pietro Ghizzardi, cogliendo, attraverso le sue immagini, gli aspetti più profondi della pacifica “resistenza” dell’artista alla vita di massa che si andava imponendo, una silenziosa ribellione condotta nel nome del primato della terra e della verità della vita. Tra i due artisti si instaurò una relazione amichevole, di profonda empatia.

Dunque, a 40 anni di distanza dall’incontro tra l’obbiettivo di Berengo Gardin e la mite esistenza di Ghizzardi, la Casa Museo Al Belvedere “Pietro Ghizzardi” estrae dall’Archivio Storico “Pietro Ghizzardi” e presenta al pubblico per la prima volta 15 scatti inediti di Gianni Berengo Gardin in occasione del Festival Fotografia Europea 2015, vista la pertinenza ed il profondo legame tra il senso della parabola artistica di Ghizzardi, gli scatti di uno dei maggiori nomi della fotografia internazionale ed il tema dell’edizione, Effetto Terra.

La mostra è stata realizzata con il supporto scientifico dell’Archivio Gianni Berengo Gardin e Fondazione Forma per la Fotografia (Milano) e con il sostegno del Comune di Boretto, Centro Photo Molinari (Parma), Unipol Sai (Poviglio).

16 Maggio – 29 Giugno 2015
Casa Museo Al Belvedere “Pietro Ghizzardi”, via De Rossi 27/B Boretto (RE)

GHIZZARDI/BERENGO GARDIN
Ingresso gratuito.

Mostra visitabile in tutti i fine settimana del mese di maggio e giugno, su prenotazione.
Info e prenotazioni Mob. 340. 5072384 | [email protected] | www.pietroghizzardi.it

Giulia Morelli - Comunicazione e Promozione [[email protected]]
Raffaella Ilari - Ufficio Stampa, cell. +39.333.4301603 [[email protected]]

EVENTI CORRELATI | OPENING | FOTOGRAFIA EUROPEA
16-17 MAGGIO 2015
• 16 maggio 2015
Vernissage della mostra Ghizzardi/Berengo Gardin
in presenza di Gianni Berengo Gardin e dei curatori con aperitivo

• Week-end di maggio e giugno
Visite guidate della mostra e della Casa Museo Al Belvedere “Pietro Ghizzardi”

CREDITS

GIANNI BERENGO GARDIN
Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, Gianni Berengo Gardin inizia a occuparsi di fotografia nel 1954. Nel 1965 si stabilisce a Milano cominciando la carriera professionale: fotografia di reportage, d’indagine sociale, documentazione di architettura, descrizione ambientale.
Ha collaborato con le principali testate italiane ed estere, ma si è dedicato soprattutto alla realizzazione di libri, con oltre 250 volumi fotografici all’attivo. Le sue prime foto sono state pubblicate nel 1954 sul settimanale Il Mondo, con cui ha collaborato fino al 1965. Dal 1966 al 1983 ha collaborato con il Touring Club Italiano e per l’Istituto Geografico De Agostini di Novara. Ha lavorato assiduamente con l’industria (Olivetti, Alfa Romeo, Fiat, IBM, Italsider, ecc.) realizzando reportage e monografie aziendali. Nel 1979 ha iniziato la collaborazione con Renzo Piano, per il quale ha documentato le fasi di realizzazione dei progetti architettonici.
Nel 1963 è premiato al World Press Photo. Nel 1981 ha vinto il Premio Scanno per il libro India dei villaggi (Veniano, 1980). Nel 1990 è invitato d’onore al Mois de la Photo di Parigi dove vince il Prix Brassaï. Nel 1995 ha vinto il Leica Oskar Barnack ai Rencontres de la Photographie di Arles con il volume La disperata allegria. Vivere da zingari a Firenze. Nel 1998 si aggiudica il premio Oscar Goldoni con Zingari a Palermo. Nel 2005 ha vinto il premio Città di Trieste per il reportage. Nel 2007 riceve il premio Werner Bischof. Nel 2008 è la volta del prestigioso Lucie Award, New York. Nel 2009 gli viene conferita la laurea honoris causa in Storia e critica dell’arte presso l’Università di Milano. Nel 2012 la città di Milano gli assegna l’Ambrogino d’Oro.
Ha tenuto circa 300 mostre personali in Italia e all’estero, tra cui le antologiche ad Arles (1987), a Milano (1990), a Losanna (1991), a Parigi (1990 e 1997), alla Leica Gallery di New York (1999). Tra le ultime, alla Städtische Galerie di Iserlohn (2000), al Museo Civico di Padova e al Palazzo delle Esposizioni di Roma (2001), alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi, alla Fondazione Forma per la Fotografia di Milano (2005), alla Casa dei Tre Oci di Venezia (2012) e a Palazzo Reale a Milano (2013).
Ha inoltre esposto alla Photokina di Colonia, all’Expo di Montreal, alla Biennale di Venezia; ha partecipato alla mostra “The Italian Metamorphosis, 1943-1968” al Guggenheim Museum di New York nel 1994. Le sue immagini fanno parte delle collezioni di molti musei e fondazioni, tra cui la Calcografia Nazionale di Roma, il MoMA di New York, la Bibliothèque Nationale de France, la Maison Européenne de la Photographie, la Collection Photo FNAC di Parigi e il Musée de l’Elysée di Losanna.
Nel 1972 la rivista Modern Photography lo ha inserito tra i “32 World’s Top Photographers”. Nel 1975 Cecil Beaton lo ha citato nel libro The Magic Image. The Genius of Photography from 1839 to the Present Day. Nel 1975 Bill Brandt lo ha selezionato per la mostra “Twentieth Century Landscape Photographs” al Victoria and Albert Museum di Londra. Ernst H. Gombrich lo ha citato come unico fotografo nel libro The Image and the Eye. Italo Zannier nella Storia della fotografia italiana lo ha definito “il fotografo più ragguardevole del dopoguerra”. È presente tra gli ottanta fotografi scelti da Cartier-Bresson, nel 2003, per la mostra “Les choix d’Henri Cartier-Bresson”.
Nel 2013 la Leica Wetzlar lo ha invitato a esporre nella mostra “I 36 fotografi nella storia della fotografia, dagli inizi a oggi”. Nel 2014, con il Fondo Ambiente Italiano, ha esposto a Milano le sue immagini sulle grandi navi a Venezia, con il titolo “Le grandi navi fotografate da Gianni Berengo Gardin irrompono a Villa Necchi Campiglio”; nello stesso anno Contrasto ha pubblicato Il libro dei libri che presenta un’ampia scelta della produzione editoriale del maestro della fotografia italiana in oltre 50 anni di carriera.

PIETRO GHIZZARDI (1906 – 1986)
L’artista, ad oggi considerato uno dei massimi esponenti dell’Art Brut europea, nasce in un’umile famiglia contadina nel mantovano. Precocissima si manifesta la sua attitudine e passione per il disegno e la pittura, eseguiti con mezzi di fortuna, ricavati da processi quasi alchemici: i colori di Ghizzardi saranno sempre distillati dalla caligine, dall’erba medica, dalla terra, dal sangue.
Nel 1961 partecipa alla mostra d’arte ‘Città di Guastalla’ e una sua opera viene premiata con medaglia d’oro. Zavattini è tra i primi a riconoscerne il valore. Nel 1965 viene realizzato e distribuito in tutta Italia dalla Film Luce il documentario Pietro Ghizzardi. Pittore Contadino con la regia di Michele Gandin e lo splendido commento di Leonardo Sinisgalli.
Nel 1968 Ghizzardi alla mostra nazionale dei NaÏfs ‘Città di Luzzara’ riceve la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica. Nel 1969 Ghizzardi dipinge il ciclo d’affreschi di Casa Soliani-Pini (Villa Falugi) a Boretto, a cui nel 1983 la rivista FMR dedicherà un ampio reportage. Nel 1975 Ghizzardi viene immortalato da Gianni Berengo Gardin, durante i sopralluoghi emiliani per Un paese vent’anni dopo.
Nel 1976 viene pubblicata da Einaudi nella collana degli Struzzi l’autobiografia dell’artista Mi richordo anchora, a cura di Giovanni Negri e Gustavo Marchesi con prefazione di Zavattini. Nel 1977 l’opera vince il Premio Letterario Viareggio. Nel 1979 RaiUno produce il documentario Mi richordo anchora. Conversazione con Pietro Ghizzardi per il ciclo Le memorie, gli anni, con la regia di Gian Vittorio Baldi, già produttore di Pasolini e Bresson.
Il 1980 vede la pubblicazione del secondo libro di Ghizzardi: A Lilla quatro pietre in mortalate, edizione Vanni Scheiwiller e la realizzazione del documentario Ballata di un paese di Walter Marti per la televisione svizzera .
Nel 1985 Mi richordo anchora viene adattato per il teatro dalla Compagnia del Collettivo del Teatro Due di Parma, con la regia di Gigi Dall’Aglio e l’interpretazione di Enzo Robutti, e va in tournée a Milano, Roma e Bologna. Il libro Mi richordo anchora è anche inciso su disco dall'Ariston: Ghizzardi legge brani della propria autobiografia, canta ed esegue musiche da lui composte con l’armonica a bocca. La curatela musicale è di Giancarlo Nalin.
Pietro Ghizzardi muore il 7 dicembre 1986 e viene trasportato al cimitero su un carro trainato da un cavallo.
Quell’anno, curati da Giovanni Negri, escono, per i Tipi Pivetti di Mirandola, due inediti letterari dell’artista dal titolo: giugliètta e romeo e il bambino di viareggio rapito in concomitanza con una grande antologica di inediti proposta prima a Mirandola e poi a Mantova, presso la Casa del Mantegna
Hanno scritto di lui e per lui: Marzio Dall’Acqua, Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Vittorio Erlindo, Anatole Jakowsky, Renzo Margonari, Lando Orlich, Vittorio Sgarbi, Franco Solmi, Giancarlo Vigorelli, Cesare Zavattini. Le sue opere sono presenti in alcune importanti sedi museali internazionali (Musée d'Art Naïves de l'llê de France di Vicq, Musée Vieux Chateâu di Laval, Musée International d'Art Naïf Anatole Jakowsky di Nizza in Francia, Sammlung Charlotte Zander in Germania, Setagaya Art Museum di Tokyo in Giappone, Collection Arnulf Rainer di Vienna).

CASA MUSEO AL BELVEDERE "PIETRO GHIZZARDI"
ASSOCIAZIONE CULTURALE “PIETRO GHIZZARDI” – CENTRO DOCUMENTALE E ARCHIVIO STORICO
La Casa Museo Al Belvedere “Pietro Ghizzardi” è il luogo in cui Pietro Ghizzardi (1906-1986) – considerato tra i maggiori rappresentanti dell’Art Brut europea – visse gli ultimi vent’anni della propria esistenza. La Casa Museo Al Belvedere “Pietro Ghizzardi” nasce a Boretto (RE) nel 1992 su iniziativa di Nives Pecchini Ghizzardi, nipote dell’artista, ed ospita la più ampia collezione di opere dell’artista, che includono opere pittoriche, murales, sculture, incisioni, manoscritti delle opere letterarie e materiali d’archivio fotografico e video.
L’istituzione si spende per promuovere, valorizzare e conservare il patrimonio artistico di Ghizzardi e presiedere alla catalogazione e archiviazione delle opere dell’artista, in quanto unico ente autorizzato.
Dal 2012 l'Associazione Culturale Pietro Ghizzardi – Centro Documentale e Archivio Storico affianca la Casa Museo nell’adempiere, con la collaborazione di privati ed istituzioni, alla promozione e diffusione dell’opera del Mestro e degli studi e ricerche ad essa rivolti. L’Associazione si occupa anche del censimento e documentazione dell’opera ghizzardiana onde consentire il raggiungimento dei collezionisti e degli appassionati.
L’impegno profuso dalla Casa Museo e dall’Associazione Ghizzardi ha portato le opere dell’artista a partecipare a numerose rassegne italiane ed internazionali tra cui: Surrealismo Padano. Da De Chirico a Foppiani 1915-1986, Piacenza (2002), Tête-à-tête, Nizza (2003), Pietro Ghizzardi - Rétrospective, Nizza (2004), Il Male. Esercizi di pittura crudele, Torino (2005), Arte, genio e follia, Siena (2009), Banditi dell’arte, Parigi (2012), Borderline. Artisti tra normalità e follia. Da Bosch a Dalì, dall’Art Brut a Basquiat, Ravenna (2013), I colori delle parole. Omaggio a Pietro Ghizzardi, Modena (2013), Homage to Henri Rousseau. The World of Naive painters and Outsiders, Tokyo (2013), Fuori Quadro, Bergamo (2013).

BIOGRAFIE | CURATORI
NICOLÒ CECCHELLA
Nato nel 1985 in provincia di Reggio Emilia, è artista e fotografo. I suoi lavori sono stati esposti in Italia, Francia e Russia. Nel 2013 è premiato a Portfolio Europa – International Portfolio Review (Festival Fotografia Europea) da una giuria internazionale di critici e curatori. Hanno scritto di lui: Grazia Neri, Giovanni Chiaramonte, Marina Cicogna, Carlo Petrini, Laura Incardona, Lynda Frese. Nel 2014 è segnalato al Premio Combat (Livorno), finalista al Premio Mantegna (Mantova) e al Premio Arte (Milano), promosso dall'omonima rivista. La sua pratica artistica si esplica anche tramite la parola scritta (critica estetica e poesia), le arti visive ed il teatro. È uno dei membri fondatori del Teatro Sociale di Gualtieri. | [www.nicolocecchella.com]

GIULIA MORELLI
Nata a Parma nel 1986, cresciuta a Brescello, si laurea in Filologia Moderna all'Università Cattolica di Milano con tesi sul teatro britannico contemporaneo. È critica teatrale, studiosa di teatro, drammaturga. Lavora nella redazione del Teatro di Rai5 a Roma e collabora come critico e curatore editoriale con alcune fra le principali riviste teatrali nazionali (Hystrio, Sipario, Il Tamburo di Kattrin). Ha inoltre collaborato con diversi teatri e festival nazionali ed esteri ( Piccolo Teatro, Milano; YMT UK, Londra; Orchestra del Teatro Regio, Parma; Lenz Rifrazioni – Nd’T, Parma; Biennale Teatro, Venezia) nella produzione, organizzazione e comunicazione. Dal 2012 è segretaria della Casa Museo “Pietro Ghizzardi” dove coordina l’attività museale e la comunicazione.