Ghitta Carell – Ritratti del Novecento

La mostra, promossa dal FAI e curata da Roberto Dulio, è incentrata sulla produzione e l’attività di Ghitta Carell (1899-1972) la fotografa ritrattista più celebre dell’Italia tra le due guerre.
Comunicato stampa
La mostra, promossa dal FAI e curata da Roberto Dulio, è incentrata sulla produzione e l’attività
di Ghitta Carell (1899-1972) la fotografa ritrattista più celebre dell’Italia tra le due guerre.
Vittorio Emanuele III e la regina Elena, Umberto e Maria José di Savoia, Margherita Sarfatti,
Benito Mussolini, Cesare Pavese, Neville Chamberlain, la regina madre d’Inghilterra Elizabeth
con la figlia Margaret, le famiglie Mondadori e Pirelli, Walt Disney, Pio XII e Giovanni XXIII: tutti
sono stati in posa davanti al suo obiettivo nell’arco di quarant’anni.
Tuttavia, l’interpretazione dell’opera della Carell è spesso deformata da filtri ideologici o
stereotipata da giudizi encomiastici quanto superficiali. Ghitta Klein, ungherese, ebrea, in visita
a Firenze nel 1924, decide di fermarsi in Italia e intraprendere la professione di fotografa.
Ribattezzatasi Carell per l’occasione, costruisce una propria indulgente biografia e inizia a
utilizzare un apparecchio con lastre di grande formato che proietta il suo indubbio talento nel
mondo del ritratto, con il quale sintetizza le esperienze sia della fotografia che della pittura
rinascimentale.
Il suo lavoro leviga una sintesi espressiva, in accattivante dialettica, tra avanguardie e tradizione
che segnano il dibattito artistico dell’epoca fascista. Le personalità italiane più note – o aspiranti
alla notorietà – degli anni Trenta si susseguono nello studio di piazza del Popolo 3 a Roma, dove
Ghitta Carell si è ormai trasferita dopo l’esordio fiorentino. Negli anni di più intensa attività apre
anche uno studio a Milano, in via Conservatorio 20, e nella capitale lombarda fotografa Gigina e
Nedda Necchi.
La promulgazione delle leggi razziali nel 1938 sconvolge la vita degli ebrei italiani e anche quella
di Ghitta Carell. Non sarà perseguitata ma il suo ruolo e il suo nome inizieranno a essere censurati
e omessi. Trascorrerà in Italia gli anni della guerra, nascosta tra Roma e Milano. Nel dopoguerra
continuerà la sua attività su cui aleggia il ricordo – drammaticamente espiato – del fascismo. Nel
1969 la Carell si trasferisce ad Haifa, dove vivono la sorella e la nipote, e dove morirà nel 1972.
Quella che Susan Sontag in On Photograpy (1977) definisce «l’innocente complicità di Ghitta
Carell» rivelatrice di «una verità cruda e precisa», risulta così efficace che sembrerebbe lecito
metterne in dubbio il carattere di innocenza. «Ciascuno di noi si crede uno ma non è vero», scrive
Luigi Pirandello nei Sei personaggi in cerca d’autore (1921).
La mostra a Villa Necchi Campiglio
Anche i Necchi Campiglio e lo stesso Piero Portaluppi, progettista della loro casa milanese, sono
immortalati dalla sua macchina fotografica: i ritratti di Nedda e Gigina Necchi sono ancora oggi
esposti a Villa Necchi Campiglio. Infatti, la mostra vuole, come sempre, rilanciare la proposta
culturale offerta dalla casa-museo milanese con una esposizione finalizzata all’approfondimento
storico di artisti già presenti nella collezione permanente.
Nella hall del primo piano della Villa saranno collocati una parte dei ritratti della Carell,
all’interno delle cornici con cui sono arrivati fino a noi. Le fotografie saranno posizionate su un
grande tavolo della casa, come se fossero state collocate dai padroni di casa, in dialogo con
quelle già presenti appartenute ai Necchi Campiglio. Le opere della Carell si «mescoleranno»
quindi a fotografie della famiglia, in un rapporto armonioso con l’ambiente domestico di quegli
anni, allestito e abitato dai Necchi.
La mostra proseguirà nel guardaroba, che sarà dedicato alla tecnica fotografica di Carell, e nel
sottotetto della villa, in uno spazio museale dove il progetto prevede di allestire, in un tavolo
centrale, lettere, cartoline, libri e documenti d’archivio in grado di raccontare non solo il lavoro
di Carell come fotografa, ma anche i rapporti e le relazioni che la legavano a esponenti della
classe aristocratica e intellettuale del tempo. Sulle pareti saranno esposte ulteriori fotografie per
dare una visione il più possibile ampia e completa della sua arte.
Non è prevista la pubblicazione di un catalogo dedicato, la mostra sarà però accompagnata da
due volumi, curati da Roberto Dulio, che hanno permesso di riaprire il dibattito sul
riconoscimento critico dell’alto livello artistico della Carell: Un ritratto mondano. Fotografie di
Ghitta Carell, edito da Johan & Levi nel 2013 e Ghitta Carell’s portraits, edito da Five Continents,
nel 2024.