Gerardo Di Fiore – O mythos deloi oti

Informazioni Evento

Luogo
MANN - MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
Piazza Museo Nazionale 19, Napoli, Italia
Date
Dal al

tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.30
Chiusura settimanale: martedì; festiva: 1° gennaio, 1° maggio, 25 dicembre.

Vernissage
12/09/2013

ore 11

Contatti
Sito web: http://www.essearte.it
Artisti
Gerardo di Fiore
Generi
arte contemporanea, personale
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In mostra sepolture “monumentali” che vanno a comporre un cimitero di opere in gommapiuma.

Comunicato stampa

Divinità pagane ed eroi della mitologia classica trovano odierna sepoltura per volontà di Gerardo Di Fiore. Il quale ha costruito un cimitero – luogo per custodire e ricordare e onorare i morti – dentro un altro luogo della memoria come il museo, e, con pertinenza, in un museo di cose antiche: sede in cui è consueto, più che nei libri o a teatro, andare a trovare quei personaggi: ma, diversamente che per le visite ai santi nelle chiese, è per la qualità artistica e l’interesse documentario delle loro rappresentazioni che ci si va, perché per nessuno, ormai, quei dei e quegli eroi sono oggetto di culto. È passato il loro tempo, da quel punto di vista.

Quelle di Di Fiore sono sepolture “monumentali” – perché hanno lapidi e nomi –, e poste, per giunta, al centro di un edificio, a sua volta monumentale, occupato da un celeberrimo istituto: un’invidiabile visibilità, se non un’apoteosi: non siamo quindi al cospetto d’una replica dell’affossamento degli dei greci e romani voluto da una cultura nuova e vincente; non è la pena della damnatio memoriae da scontare in un’anonima fossa comune.

Anche se qui Di Fiore seppellisce – e quindi si può pensare voglia sottolineare la fine di quelle mitiche creazioni dell’uomo –, esse restano comunque energie non esaurite: sono morti importanti e ingombranti, degni di stare al centro, archetipici enti di continuo evocati nelle quotidiane come nelle tecniche conversazioni, presenze capillarmente diffuse da celebrare. Con cui noi in qualche modo dobbiamo, e talvolta vogliamo, fare tuttora i conti: e Di Fiore nel suo lungo percorso artistico senz’altro lo ha voluto, chiedendo ripetutamente prestiti a quell’immenso repertorio.

Forse, quindi, questa installazione ci consegna un messaggio lusinghiero per i personaggi sepolti, che, grazie a magnifiche prove artistiche e letterarie dei secoli loro e di quelli successivi, sono sopravvissuti giganteggiando e con brillante freschezza ai logoramenti di una storia tanto lunga, e sono ritenuti degni ancora – in giorni che tutto sembrano minimizzare e divorare – di tante visite e rivisitazioni.

Eppure… Già, questo cimitero è comunque un’opera di opere in gommapiuma, la magnifica perché personalissima materia di Di Fiore: materia cui egli affida il compito di rappresentare il proprio coraggio di non durare troppo a lungo, di sintetizzare un tempo incerto e precario, di veicolare un linguaggio che dice nello stesso momento solennità e ironia, memoria di antiche forme e necessità di stravolgerle. L’artista crea, insomma, la sua ennesima creatura contraddittoria, in bilico fra solennità e leggerezza, magniloquenza e fragilità.

Di Fiore è ben consapevole dell’apertura della sua opera, visto che ci ha detto che "la ricerca del suo senso indurrà chi guarda a scavare, a estrarne un significato dopo l’altro come se fossero nascosti in scatole cinesi”. Possiamo e dobbiamo pensare, davanti a essa, in molteplici direzioni: altro che un’univoca “morale”, altro che “il racconto dimostra che…”!
Non si mette a fuoco un pensiero, non si fissa una buona volta un significato, che subito un altro ne viene a galla: è uno dei meriti delle opere d’arte.