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Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA MARELIA
via Torretta, 4 | 24125 , Bergamo, Italia
Date
Dal al

da lunedì a venerdì, 15.00 – 19.30.
E’ gradito l’appuntamento in altri orari.

Vernissage
18/05/2014

ore 21

Artisti
Marco Manzoni, Elena Tortia
Curatori
Paolo Plebani, Paola Silvia Ubiali
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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Due giovani artisti incrociano le proprie competenze in questa mostra realizzata all’interno del circuito ARTDATE durante la settimana dell’arte contemporanea a Bergamo organizzata dall’Associazione The Blank.

Comunicato stampa

Due giovani artisti incrociano le proprie competenze in questa mostra realizzata all'interno del circuito ARTDATE durante la settimana dell'arte contemporanea a Bergamo organizzata dall’Associazione The Blank.

ARTDATE dedica l’edizione 2014, intitolata Dialogo nel tempo, al rapporto tra arte contemporanea e arte antica, come omaggio alla prossima riapertura dell’Accademia Carrara di Bergamo, uno tra i più prestigiosi musei in Italia, dopo un lungo periodo di restauro. La restituzione al pubblico della preziosa collezione diventa un momento di riflessione sul dialogo e sul rapporto tra arte e tempo, memoria e contemporaneità.

La scelta di coinvolgere due artisti alle loro prime esperienze costituisce una sfida consapevole e meditata e si fonda sulla convinzione che la freschezza di sguardo, proprio su un tema che si confronta con il passato, possa favorire risultati apprezzabili.

Elena Tortia, torinese e Marco Manzoni, bergamasco attivo a Torino, per l’occasione realizzeranno una serie di lavori in autonomia affiancati ad un lavoro in comune consistente in un’azione ideata e partecipata da entrambi. L’azione si svolgerà presso il castello di Zandobbio la sera precedente l’inaugurazione in galleria. Il luogo è particolarmente significativo: per Marco Manzoni il castello rappresenta un contenitore di ricordi, avendovi trascorso in passato le vacanze estive insieme ai familiari in un incontro di generazioni che attualmente l’artista non ha più la possibilità di esperire. L’edificio è attualmente disabitato e conserva l’antica struttura modificata nel tempo e adeguata alle esigenze moderne in una curiosa e malinconica stratificazione che coinvolge anche il giardino. Nella proprietà sono rimasti alcuni arredi e oggetti di varie epoche ai quali gli artisti chiederanno spunti per l’azione. Tali oggetti saranno poi manipolati e ricollocati in galleria insieme ai nuovi lavori, come reperti in una sorta di suggestivo microcosmo, con la precisa intenzione di evocare il macrocosmo del luogo in cui si è svolta l’azione.
Accanto all’operazione comune quindi, troveranno spazio in mostra anche gli interventi sviluppati singolarmente, nei quali risultano evidenti due diverse personalità che non impediscono però un incontro produttivo sia sul piano concettuale che nella condivisione e cura dell’aspetto estetico del lavoro.
Nei lavori di Marco Manzoni il filo conduttore è la carta, declinata in diverse tecniche: dal frottage condotto sui ceppi dei vecchi alberi ormai monchi del giardino di Zandobbio, alle mappe deteriorate dal tempo, objet-trouvés nella soffitta della residenza e assemblate tra loro in improbabili geografie, alle ambigue incisioni, antiche solo nell’apparenza. Un universo focalizzato, da un lato, sui temi della memoria e del ricordo, dall’altro, sulla funzione perturbante e straniante di alcune immagini, spesso presente nella ricerca dell’artista.
Elena Tortia invece, nel suo dialogo con il passato, predilige il video e l’installazione fotografica. Nel video In fondo lo sapeva, interpreta il racconto Storie della preistoria di Alberto Moravia tramite la documentazione di una sua performance che mette al centro un tentativo - riuscito - di comunicazione e comprensione dell’altro, attraverso sistemi linguistici diversi dai propri.
Nella serie fotografica riproduce invece un ambiente domestico vissuto dall’artista durante l’infanzia e oggi non più esistente. La sottrazione/cancellazione di alcuni oggetti presenti all’epoca negli ambienti fotografati ne annuncia l’attuale riapparizione fisica all’interno della galleria dichiarandone al contempo la più distaccata funzione artistica anziché d’uso quotidiano, esaltata dalle opportune trasformazioni condotte sugli stessi elementi.