Franco Filippi – Tra angeli e demoni
Ancora una volta la bella Sala d’Ercole del D’Accursio consente di ricordare un valido artista scomparso, Franco Filippi (1942-2015), come era già avvenuto nel caso di Antonio Mazzotti, Romana Spinelli, Giuseppe Del Franco.
Comunicato stampa
Ancora una volta la bella Sala d’Ercole del D’Accursio consente di ricordare un valido artista scomparso, Franco Filippi (1942-2015), come era già avvenuto nel caso di Antonio Mazzotti, Romana Spinelli, Giuseppe Del Franco. Filippi è stato protagonista di un importante episodio nella storia di Felsina Pictrix, lo Studio del Battibecco, dalla via dove Filippi si era rivelato già nel 1961 assieme ai compagni Maurizio Bottarelli e Alberto Colliva, tuttora felicemente attivi. Nel complesso i tre costituivano un episodio del post-Informale, che nel caso del Nostro consisteva in un ricorso a grafismi sciolti, fluenti, ispirati sia a vegetali, sia ad animali dei bassifondi, meduse, polipi, manifestando fin dall’inizio una doppia valenza, di darci prodotti nobili, eleganti, incantati, o viceversa mostruosi, come se egli amministrasse un enorme pentolone stregonesco entro cui andare a pescare presenze strane e misteriose. In quella broda infernale l’artista tuffava le mani traendone corpi da modellare, che magari prendevano le sembianze di teste decollate, da esporre su picche, in modo da procurare nello spettatore un sicuro sconcerto. Per lui si poteva parlare di una prossimità alla Irritarte proposta da Lea Vergine. Ma un momento dopo egli si affrettava a ricoprire quelle voragini con superfici finemente tremate. Il tutto in un continuo balletto tra le due e le tre dimensioni, tra immagini bidimensionali e invece corpi gonfi e panciuti. E’ stata, la sua, una posizione difficile, non approdata ad alcuni dei traguardi dell’epoca, né Pop Art, né sindrome del ’68 con l’avvento delle varie espressioni conseguenti. Ma oggi quei riti e miti sono passati, il campo è percorso da tendenze multiple, senza “onde” dominanti, e dunque queste suggestioni di Filippi, come quelle dei due compagni di via, tornano a essere di sorprendente attualità.