Francesco Arena – Double Cabin with Times
La galleria di Davide Gallo ha il piacere di iniziare la sua attività con una mostra personale dell’artista Francesco Arena dal titolo “Double Cabin with Times”.
Comunicato stampa
Il giorno 9 ottobre 2014, la galleria di Davide Gallo ha il piacere di iniziare la sua attività con una
mostra personale dell’artista Francesco Arena dal titolo “Double Cabin with Times”.
Nato in Puglia nel 1978, nel suo curriculum Arena conta già prestigiose partecipazioni, come la
“55esima Biennale di Venezia”, “Ritratto dell’Artista da Giovane” al museo Castello di Rivoli, “Sotto
la Strada la Spiaggia” Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e molte altre.
Da sempre ispirato alla relazione tra analisi politica, sociologica e intuizione estetica, per “Double
Cabin with Times” Arena parte da due pilastri della cultura occidentale, e cioé Thoreau e Kerouac.
Lo spazio interno della galleria, ha una dimensione doppia di quella della capanna in cui Henry
Thoreau, sul lago Walden, trascorse oltre due anni, alla ricerca di un rapporto più intimo con la
natura. Fu in quel tempo, che il pensatore americano partorì i suoi più importanti assiomi filosofici,
come la facoltà dell’uomo di essere artefice del proprio destino, il contrasto con l’ideale utilitaristico
della società borghese, e la disobbedienza civile. Fervente cultore del concetto di reincarnazione,
Thoreau divenne uno dei leader del trascendentalismo.
Nell’ambito di queste coordinate intellettuali muoveranno poi, chi più chi meno esplicitamente, i
grandi interpreti della Beat Generation, primo tra tutti Kerouac, che nel suo cammino spirituale e
ideologico giunse anch’egli alla reincarnazione, alla celebrazione dei grandi spazi e alla
esaltazione del “tempo” come unità di misura, relativa però non all’assoluto, bensì all’esperienza
del momento. E infatti proprio la sentenza “We Know Time”, che pronuncia Neal Kassidy in “On
The Road”, diviene la chiave di un’operazione estetica per cui lo spazio della galleria, individuato
come “doppio” della capanna di Thoreau, è diviso da un muro, sicché ognuna delle due parti risulta
speculare a se stessa. A questa duplicità del luogo, corrisponde la duplicità della sentenza “We
Know Time” che riflette sia materialmente, il bronzo lucidato, sia concettualmente e
semanticamente il proprio sé nella lastra, appunto, speculare “Time Knows Us”. Ma il tempo ha
una sua memoria ed una sua estensione, per cui il gioco dei doppi si ripete nel passato “We Knew
Time” e “Time Knew Us”, e nel futuro “We Will Know Time” , “Time will Know Us”. Questa
sequenza di sei lastre, che di per se è un’opera unica, dev’essere inquadrata nella dimensione
fisica e mentale dell’altra opera: la divisione della galleria per mezzo di un muro. Solo così, si può
avere una percezione dettagliata di questo lavoro e comprendere il meccanismo creativo che lo
sottintende.