Formafantasma – Archivio Massimo

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA MASSIMO MININI
Via Luigi Apollonio 68, Brescia, Italia
Date
Dal al
Vernissage
13/05/2023

ore 16

Artisti
FormaFantasma
Generi
arte contemporanea, personale
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Massimo Minini ha invitato lo studio creativo a pensare un progetto per la galleria.
Fedeli a un pensiero progettuale e interessati alle diverse forme di archiviazione e memoria, Andrea Trimarchi e Simone Farresin hanno realizzato delle sculture a partire dall’archivio del gallerista.

Comunicato stampa

Questi fantasmi

È la commedia di Eduardo che lancia Marcello Mastroianni, Franca Valeri, Renato Rascel, tra gli altri.
Fantasmi c’è n’è di tutti i tipi, spesso abitanti dopo morti del loro castello che non vogliono abbandonare. Sovente coabitano con i vampiri, un ramo cadetto della fantasmagoria, situati tra Romania e Bulgaria, patria di Brancusi, Christo, luogo di straordinari tessuti e tappeti: la Transilvania.
Sono detti fantasmi anche gli incubi notturni che ci svegliano nella notte.
Metti le mani in una borsa trovata per strada e un serpente ti morde. Fai un urlo disumano, lei si sveglia urlando al tuo grido. Sei in piedi sul letto. Lei ti guarda atterrita. “Scusa era solo un brutto sogno, un incubo”.
Ma che forma aveva l’incubo? La forma di un fantasma!
E che forma hanno i fantasmi? Be’ sono informi, sono nuvolette bianche dalle umane sembianze. È vero che sono vicini ai vampiri ma sono buoni, a volte un po’ burloni, ma non farebbero del male nemmeno ad un gatto infuriato.
E i fantasmi, informi per natura, amano segretamente la forma. Sono come l’omino Michelin, grassottelli, sorridenti, ammiccanti.
Eh, la forma, la forma degli egiziani con le piramidi, dei greci con i kouroi e poi Fidia, i romani con i ritratti, il Rinascimento con Donato de’ Bardi, il barocco con Bernini. E più vicino a noi Albert Speer dà forma solida e squadrata alle squadracce tedesche, mentre Marcello Piacentini dota di una situazione formale e fantasmatica la romanità ritrovata dell’EUR.
Finita la baldoria autocelebrativa dalle linee massicce squadrate e squadriste, ecco che il dopoguerra è spinto da forze nuove che parlano di ricostruzione, di voglia di vivere, di ripartenza. Le linee di guerra non incantano più nessuno, è l’ora di darsi delle arie, ma in che forma?
FORMA è il nome trovato da un gruppo di artisti italiani che reagiscono alla struttura bloccata del fascismo e nello stesso tempo capiscono i pericoli insiti nel comunismo che pretende in fondo le stesse cose. I più avvertiti mollano i comizi dipinti con bandiere rosse trasformandole in rosse composizioni astratte. Non solo i palazzi, ma addirittura i mobili guardano alla nuova forma sinuosa, accogliente, ammiccante. Una forma dove il tavolino non è più duro ma Mollino, dove ad Aschieri si sovrappone Gio Ponti in dissolvenza.
L’Italia diventa la patria del design dopo essere stata la culla delle arti. Trasferendo all’interno ciò che fino ad allora era stato riservato all’esterno, i designers italiani fondano una scuola, uno stile unico e inconfondibile dove la forma detta legge e indica la strada. Saranno gli anni ruggenti del salone del mobile, del Compasso d’oro. La curva trionfa nelle spalliere delle sedie, nei motoscafi Riva, nelle Ferrari da Grand Prix.
Mollino sì, ma anche Scarpa soffiano sul fuoco: a Murano Venini soffia con i soffiatori nella pasta di vetro e Scarpa trova il suo momento più felice. Fantasmi azzurri, verdi, rossi prendono forma a Murano, con una tale velocità e quantità e bravura che in cinquant’anni faranno esaurire al vetro tutte le possibilità e lo lasceranno sfinito e senza forma, in balia degli ultimi sfruttatori in cerca dell’araba fenice, del vello d’oro, dell’alchimia che trasforma in oro tutto ciò che il chimico intruglia.
E chi se non l’artista ha il potere di trasformare in oro tutto ciò che tocca?
Ci siamo, ecco perché si sono dati questo nome, ce ne ho messo, ma finalmente ho capito: loro potranno anche dissentire ma noi capiremo che è un tentativo per nascondere la verità.
L’oro di Napoli questi fantasmi lo hanno trovato nell’archivio di Massimo, quindi nel mio. Quando sono venuti a farmi visita la prima volta sono rimasti interdetti (non dovrei dirlo) di fronte alla varietà di argomenti di un archivio che è cresciuto a dismisura in cinquant’anni, con attenzione verso temi insospettabili.
Design, tessuti, mobili, fotografia, libri d’artista, inviti di mostre, manifesti…
Ogni famiglia curata da me personalmente, incluse le lettere con artisti, gallerie, musei, scrittori, musicisti.
Tutto questo materiale, curato ma un po’ informe, ha suscitato l’interesse di Andrea Trimarchi e Simone Farresin che hanno deciso di impegnarsi nel dargli -finalmente - una forma: la FORMA FANTASMA.

Massimo Minini