Flavio Garavaglia

Informazioni Evento

Luogo
EX FABBRICA DELLE BAMBOLE
Via Dionigi Bussola 6, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Lunedì-venerdì dalle ore 15 alle ore 19

Sabato e domenica su appuntamento

Vernissage
17/01/2012

ore 18.30

Artisti
Flavio Garavaglia
Generi
arte contemporanea, personale

Ciò che vuole Garavaglia è la cattura dello sguardo sul registro asettico del segno, ma, mentre lui si defila dal protagonismo dell’Io, sul versante dell’Altro risulta che da quel carico etico che è la poiesis non ci si sottrae alla responsabilità dell’aesthesis: l’opera è puro fremito del matema. (Gustavo Bonora)

Comunicato stampa

Quarantenne, benché diplomato in psicopedagogia, è attratto dalle tecnologie visive (cromatologia, illuminotecnica, computer-grafica), prima applicate negli allestimenti pubblicitari, poi alla scenotecnica, infine alla composizione pittorica che, dagli anni Novanta diviene la sua occupazione principale. Garavaglia ha partecipato a svariati concorsi, mostre personali e collettive, tra le più importanti: la Personale alla Fondazione D’Ars (Milano 2008), la mostra “Il Credente e il Mutante” Mia Lurgo Gallery (Lugano 2009), Personale alla Sala Nevera di Casa Morandi (Saronno 2010).

Idealmente antiaccademico, la sua formazione ha un percorso che si dispiega subito secondo un rigore nel quale la figura e la spazialità si equiparano poi; Garavaglia, più che astratto, è votato al distacco dai registri emotivi, fino all’estremismo subliminale che approderà alla struttura del matema.

Flavio Garavaglia è colto e non a caso i suoi riferimenti vanno da Piet Mondrian a Damien Hirst, tramite Kazimir Malevich, Josef Albers, Agnes Martin, Barnett Newman. Lui dice che “il referente universale cui aspira la sua poetica - come in matematica - esige la spersonalizzazione”, ciò che vale quanto al soggetto, ma non più quanto alla vibrazione che intrattiene sul tableau, ed è ancora lui che dice: “La ripetitività delle immagini (numeri, punti, lettere, e così via), obbligano il fruitore ad un difficile esercizio di concentrazione nel tentativo di trovare un punto d’appoggio. Ciò che si comunica non conta, l’importante è il flusso comunicativo.”.

Ciò che vuole Garavaglia è la cattura dello sguardo sul registro asettico del segno, ma, mentre lui si defila dal protagonismo dell’Io, sul versante dell’Altro risulta che da quel carico etico che è la poiesis non ci si sottrae alla responsabilità dell’aesthesis: l’opera è puro fremito del matema. (Gustavo Bonora)