Flangini & Minnelli. Il cinema dipinto

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO ZUCKERMANN
Corso Giuseppe Garibaldi 33, Padova, Italia
Date
Dal al

martedì / domenica 10-19. Chiuso lunedì

Vernissage
05/07/2012

ore 12.30

Biglietti

ingresso libero

Generi
collettiva, arti decorative e industriali
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Il Comune di Padova – Assessorato alla Cultura, Musei Civici ospita in questo prezioso “scrigno” di rare collezioni d’arte applicata e numismatica la mostra di Flangini. Palazzo Zuckermann che raccoglie oltre duemila oggetti tra vetri, intagli, ceramiche, argenti avori, gioielli, tessuti e mobilio, insieme al patrimonio d’arte Bottacin, è stato infatti concepito anche per ospitare mostre d’arte contemporanea.

Comunicato stampa

Dopo la prestigiosa sede dell’Ambasciata d’Italia a Washington DC, sarà un’altra importante location, quella di Palazzo Zuckermann a Padova, ad accogliere nelle sue splendide sale la mostra “Flangini & Minnelli. Il cinema dipinto” dal 6 luglio al 25 agosto 2012
Il Comune di Padova - Assessorato alla Cultura, Musei Civici ospita in questo prezioso “scrigno” di rare collezioni d’arte applicata e numismatica la mostra di Flangini. Palazzo Zuckermann che raccoglie oltre duemila oggetti tra vetri, intagli, ceramiche, argenti avori, gioielli, tessuti e mobilio, insieme al patrimonio d’arte Bottacin, è stato infatti concepito anche per ospitare mostre d’arte contemporanea.
L’evento, realizzato in collaborazione con i Musei Civici, presenta tra le altre le sequenze disegnate da Giuseppe Flangini durante le riprese del film “Brama di vivere” diretto da Vincente Minnelli, sulla vita di Van Gogh: ricomposte dopo quasi 60 anni per l’occasione, con lavori provenienti anche dall’estero, sono state definite dalla critica lo storyboard più bello della storia del cinema.
La selezione, una quarantina circa tra dipinti e disegni, presenta sia lavori eseguiti da Flangini in Belgio direttamente sul set della celebre opera cinematografica, sia opere sviluppaei successivamente su grandi tele ad olio. Fra quesei si annoverano, oltre a “Giorno di pioggia”, “Il gruppo di elettricisti” e “Kirk Douglas nella parte di Van Gogh” con gli autografi del regista e del cast.
Alla presente esposizione si aggiungono due sezioni, l’una con opere riferite al paesaggio veneto, terra d’origine dell’artista, messo a confronto con quello belga; l'altra dedicata al tema della maschera, elemento caratteristico del suo percorso espressivo.
La mostra, oltre a mettere insieme in un unico progetto espositivo la cinematografia e la pittura, rivelando la sintonia che intercorre fra le due diverse forme d’arte, intende altresì offrire al pubblico documenti d’archivio e oggetti provenienti dall’atelier di Flangini a testimonianza di una rara versatilità, che ha visto il poliedrico artista veneto dedicarsi, con grande consenso internazionale, a forme espressive diverse, dal teatro al cinema, dalla ceramica alla pittura. Come infatti scrive Luigi Meneghelli “La sua opera non è mai da leggere su di un solo piano, non si esaurisce mai al suo primo apparire. Con Michelangelo Antonioni potremmo dire che sotto l’immagine rivelata ce n’è un’altra più fedele alla realtà, e sotto questa un’altra ancora. Fino alla vera immagine di quella realtà assoluta, misteriosa che nessuno vedrà mai”.

GIUSEPPE FLANGINI - LA BIOGRAFIA E LE MOSTRE

Colto, bello, elegante, dotato di grande fascino, Giuseppe Flangini sentì fortissimo il desiderio di darsi totalmente all’arte e all’arte dedicò tutta la sua esistenza e probabilmente anche la vita, se morì come si suppone per avvelenamento da colore.

Giuseppe Flangini, primo di cinque figli, nacque a Verona il 12 ottobre 1898.
Conseguito il diploma alla Scuola Normale “A. Manzoni” di Verona il 27 giugno 1916, iniziò presto la professione di insegnante elementare che continuò anche dopo il suo trasferimento a Milano, avvenuto nel 1944.
Fino a quel momento Flangini fu “per così dire, polivalente: pedagogo o insegnante, commediografo, pittore, disegnatore, dotato di uno strano potere in ogni campo si cimentasse. Poi la pittura prevalse, ma rimasero svegli in lui, non separati né addormentati, gli interessi multipli, la cultura indeterminata. E tutto ciò con l’umiltà di un’apparente bonomia dialettale, di un esprimersi che smorza la grandezza del tono”. (Gilberto Altichieri). Disegnò manifesti e copertine di libri., si dedicò alla pittura e al teatro, collaborando con la rivista teatrale “Controcorrente”. Il mondo del palcoscenico gli permise di stringere amicizie durature con attori
( Nico Pepe, Sarah Ferrati,Tino Carraro) e registi ( Carlo Terron, Diego Fabbri).
Tra gli artisti contemporanei annoverò amici quali Pigato, Vitturi, Semeghini, Oliboni, Arturo Martini, che lo ritrasse in un famoso busto, Sassu, Migneco, Carlo Carrà, Aldo Carpi, Consadori
La sua prima esposizione fu quella, significativa per il clima culturale del periodo, organizzata dalla Società di Belle Arti a Verona nel 1921. Da quell’anno partecipò, tranne qualche breve interruzione, a tutte le biennali nazionali fino al 1963 (postuma)
Varie e importanti le manifestazioni artistiche alle quali prese parte. Tra le più prestigiose le esposizioni all’Opera Bevilacqua La Masa di Venezia, alla Quadriennale d’Arte di Roma e le mostre tenute al Palazzo della Permanente di Milano, ininterrottamente dal 1948 al 1961 Numerosi i premi e i riconoscimenti anche stranieri (Bucarest, Premio Suzzara, Premio Dalmine, Premio Gallarate, Premio Marzotto) e le personali a scadenza quasi annuale in Italia, a Milano, Bergamo, Como, Gallarate, Piacenza, Rovereto, Riva, Venezia, Forlì., e all’estero: Bucarest, Dusseldorf, Bonn, Vienna, Monaco, Charleroi, Bruxelles, S Paolo del Brasile, tra le tante.
A Milano, dove si era trasferito nel 1944 e dove ritornava dopo lunghi soggiorni all’estero, si dedicò quasi esclusivamente alla pittura, avviando scambi epistolari e animate discussioni, al Centro Artistico San Babila di Corso Venezia, con Lilloni, De Rocchi, Labò, Bartolini, Contardo Barbieri, e ancora Lanaro e Speranza, e a Forte dei Marmi con Carlo Carrà.
I viaggi all’estero erano iniziati 1922: in quell’anno si era recato in Belgio per conoscere i parenti della giovane moglie, la pittrice Gina Zandavalli Flangini, emigrati per ragioni politiche. Divennero presto annuali “pellegrinaggi” nei luoghi che avevano ispirato gli impressionisti e successivamente una sorta di Wanderung nei musei di Parigi, Bruxelles, Bruges, Amsterdam, Monaco alla ricerca dei maestri ideali.
Nel ritrarre il paesaggio, forte fu l’attrazione per l’ambiente caratterizzato dall’acqua, sia esso fluviale, marino o lacustre (quello montano è quasi esclusivamente trentino, ricordo della prima guerra mondiale, del campo di prigionia e di due estati particolarmente felici, quella del 1959 e del 1960); per il paesaggio urbano e industriale, per la rappresentazione del lavoro dei minatori, dei pescatori, degli scaricatori, degli allevatori, dei sabbionai, degli agricoltori: infatti il tema del lavoro, della fatica e dell’emigrazione sono tra i temi fondanti della sua poetica.
A partire dal 1950 approfondì la matrice espressionista della sua pittura. Nel 1955 a Wasmes, in Belgio, durante la lavorazione del film di Vincente Minelli su Van Gogh “Brama di vivere” disegnò e ritrasse attori, comparse e ambienti vangoghiani componendo il storyboard del film.
Durante una delle permanenze estive a Ostenda, probabilmente nel 1933, aveva stretto amicizia con Ensor con il quale, in numerose occasioni, si trovò a discutere d’arte. Ma la “lezione di Ensor fu più tematica che formale” (Elena Pontiggia): quadri come Kermesse, cioè la rappresentazione delle feste popolari mascherate, sono una sorta di omaggio a Ensor, ma soprattutto approfondimento di un tema, cioè la maschera, molto caro a Flangini, uomo di teatro.

“Gli ultimi anni di Flangini, dal 1959 al 1961, furono caratterizzati dalla nascita di un nuovo e felice cromatismo riconducibile alle esperienze dei fauves e di Vlaminck in particolare. In opere come “Campagna a Charleroi” (1961), “Mulino a vento a Hetchel” ( (1960). “Paesaggio a Gilly” (1961) traspare una visione più serena della vita, che si esprime oltre che nei temi anche nei toni gialli, ocra rossastri e bruni, vivaci e accesi in un’atmosfera tersa e pulita. “Faro di Ostenda” (1961) e soprattutto “Mulino a Bruges, ultima opera dell’artista rimasta incompiuta sul cavalletto del suo studio alla sua morte, restano come testimonianza del perdurare di una ricerca ancora aperta e vitale” ( A. Di Lieto).

Nell‘agosto del 1961 Flangini morì improvvisamente a Verona per avvelenamento da colore.

La città di Milano ha realizzato due importanti retrospettive: la prima nel 1967 a Palazzo Reale, promossa da un gruppo di artisti e critici tra i quali Carlo Carrà, Achille Funi, Ernesto Treccani, Aldo Carpi, Leonardo Borgese, la seconda nel 1970 all’Arengario. Il Comune di Verona alla Casa di Giulietta e a Castelvecchio.
Negli anni successivi sono state allestite circa settanta esposizioni, in Italia e all’estero, per ricordare la figura e l’opera del Maestro. Le più recenti in ordine di tempo e di importanza sono state quelle realizzate presso la Fondazione Stelline di Milano, al Complesso del Vittoriano a Roma, al Cercle Municipal a Lussemburgo, a Palazzo Imperiale a Innsbruck, al Centre Historique di Lille in Francia, a Le Bois du Cazier a Charleroi in Belgio, alla Chiesa di Sant’Agostino a Pietrasanta, a Santa Maria Gualtieri a Pavia, a Palazzo Te a Mantova., alla Galleria Sironi - Istituto Italiano a Lima, all’Auditorium dell’Ambasciata d’Italia a Washington DC.
Nel 2003 il Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con Fondation Europalia International ha dedicato un’esposizione, nell’ambito delle manifestazioni Europalia 2003 Italia per l’arte e la cultura italiane, a “questo artista appartato, quasi un outsider della pittura del ‘900”....spinto dall’idea di un inquieto viaggio, di un ininterrotto spostamento esperienzialeche trova paradossalmente la propria stabilità nella continua trasformazione. In quell’occasione il Presidente, Barone Von Nothomb, definì la mostra “ un colpo al cuore” per la forte suggestione e l’impatto emotivo.
Nel 2006 le opere di Flangini hanno corredato il volume “Marcinelle. Cinquant'anni dopo” per il 50° delle tragedia mineraria, su proposta di Franco Danieli, Viceministro agli Affari Esteri.
Nel 2009 il Consolato Italiano a Nizza ha inaugurato “Il maggio italiano” con una mostra a lui dedicata, “Giuseppe Flangini. Entre l’Europe et l’Italie".
Nel 2012 la mostra “Flangini & Minnelli. Il cinema dipinto” posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è stata presentata in anteprima mondiale a Washington DC presso la sede dell’Ambasciata d’Italia dal 15 marzo al 15 aprile 2012

L’Associazione Giuseppe e Gina Flangini opera ai fini della valorizzazione dei beni culturali, soprattutto veneti, promovendo mostre, manifestazioni culturali, attività didattiche di cui cura l’intero processo, dall’ideazione alla produzione. Ha collaborato con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, con il Ministero degli Affari Esteri, con Ambasciate, Istituti Italiani di Cultura all’estero e con le maggiori realtà culturali italiane.

www.associazioneflangini.eu
www.giuseppeflangini.com