Eva Hide – Kammerspiel

Informazioni Evento

Luogo
ADA PROJECT
Via dei Genovesi 35 00153 , Roma, Italia
Date
Dal al

martedì - sabato | ore 15.00 - 19.00

Vernissage
05/12/2020
Artisti
Eva Hide
Generi
arte contemporanea, personale
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Le opere apologo di Eva Hide si rivelano come still frame plastici, istanti “congelati” estratti da un lungo film, da quella “favolaccia” scomoda e perturbante che ha l’ardire di raccontare, e che presenta punti di contatto, debiti e vicinanze con gli abissi onirici di Lynch.

Comunicato stampa

Le opere apologo di Eva Hide si rivelano come still frame plastici, istanti “congelati” estratti da un lungo film, da quella “favolaccia” scomoda e perturbante che ha l’ardire di raccontare, e che presenta punti di contatto, debiti e vicinanze con gli abissi onirici di Lynch (come non pensare al bambino deforme di Eraserhead o al doloroso mondo separato e discriminato del povero Joseph Merrick di “The elephant man”?), ma anche con la “maniera oscura” del Goya più disfunzionale e orrorifico dei “Quadritos”, e soprattutto, restando nel campo del cinema, con la pratica Espressionista, alla quale Eva Hide attinge per disposizione naturale. […]

La descrizione oggettiva della realtà lascia così il posto a una dimensione percettiva trasfigurata da corruzione e degradazione, perché questo è ciò che la natura umana infligge a sé stessa. In quella speciale unità di luogo che si crea nell’astrazione dal contesto della normalità, le creature più delicate dell’immaginario collettivo, gli animali domestici, i coniglietti, i bambini, i fiori e i frutti, naufragano nella tempesta delle nevrosi psichiche, delle ambiguità identitarie, delle violenze subite. E con loro annegano i simboli della quotidianità, gli oggetti deputati ai momenti felici, i pensieri e i sentimenti più fragili, le illusioni retoriche sull’ordine costituito e rassicurante. […] "non andrà tutto bene", sembra ripetere Eva Hide. Perché “...dietro la faccia abusata delle cose, nei labirinti oscuri delle case, dentro di noi...” come recitano i versi di una canzone, avvengono piccoli e grandi delitti quotidiani taciuti, non detti, occultati dall’ipocrisia.

Il legame indissolubile tra sessualità e morte, tra solitudine e diversità di cui è intriso il lavoro di Eva Hide, spiega la presenza aggressiva ed esibita della forma sessuale, maschile e femminile: oggetto del desiderio, strumento di piacere, ma anche sineddoche parossistica della violenza che travolge l’innocenza, del fraintendimento ambiguo e del caos ipotalamico, il sesso esposto e caricaturale dà vita a una pornografia deliberata che cerca il riscatto delle utopie di liberazione, allude al bisogno d’amore e al pericolo costante che grava sull’innocenza del mondo.

L’inquadratura statica, la visione ravvicinata del primo piano, i contrasti forti, le figure segnate e marcate da trucco pesante del cinema espressionista e il suo senso di opprimente convivenza con il male, tornano in campo prepotentemente nel lavoro di Eva Hide, non come modello superficiale a cui guardare ma come affinità elettiva. Affinità alla quale fa però da contrappeso l’ulteriore elemento distintivo e poetico che smarca la sua opera e la rende se possibile ancor più libera dalle definizioni: il senso del gioco, dell’irrisione trasgressiva e lo spudorato coraggio di praticare un’ironia leggera come un sorriso/ pesante come un dolore, che sia in grado di rischiarare l’oscurità.

Francesco Castellani
Benveunti nel cinema di Eva Hide, 2020

* La mostra sarà visitabile nel rispetto delle norme sanitarie vigenti e con ingressi contingentati.