Ettore Fico – Giardini

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO BORELLI
Piazza Statuto 1 Demonte, Demonte, Italia
Date
Dal al

La mostra sarà visitabile dal 2 al 21 agosto,
venerdì 16.30 - 18.00 | sabato e domenica 10.30 - 12.00 / 16.30 - 18.00

Vernissage
02/07/2022

ore 17

Artisti
Ettore Fico
Curatori
Ivana Mulatero
Generi
personale, arte moderna
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Si tratta della diciassettesima mostra della rassegna provinciale grandArte 2022 – HELP – humanity, ecology, liberty, politics organizzata in collaborazione con l’Ente Aree Protette Alpi Marittime.

Comunicato stampa

Si tratta della diciassettesima mostra della rassegna provinciale grandArte 2022 – HELP - humanity, ecology, liberty, politics organizzata in collaborazione con l’Ente Aree Protette Alpi Marittime che si avvale di patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, della Regione Piemonte, della Provincia di Cuneo e della Città di Cuneo; contributo di Comune di Cuneo, Fondazione CRC, Fondazione CRT;
sostegno di Intesa SanPaolo, ATL del Cuneese, La Guida, Lannutti logistica e trasporti, ACDA, Armando Group, Wedge Power, Confartigianato Cuneo, Generali assicurazioni Cuneo, Limone Riserva Bianca, Marcopolo, Paneco Ambiente, Intesa Sanpaolo.
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Ettore Fico nasce a Piatto Biellese il 21 settembre 1917. Dopo i primi studi di pittura con il Maestro Luigi Serralunga parte per la Seconda Guerra Mondiale e dal 1943 al 1946 è prigioniero in Algeria.
Nel corso della sua lunga carriera artistica partecipa a numerose esposizioni collettive nazionali e internazionali tra cui la Quadriennale d’arte di Roma (edizioni VII, VIII e IX), la Biennale Internazionale di Cracovia nel 1966, la Mostra di Artisti Italiani a Praga nel 1968 e la XXXIX Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano.
Muore a Torino il 28 dicembre 2004.
Verso la metà degli anni Settanta Ettore Fico ritorna prepotentemente alle tematiche del giardino e della natura espressi in modo realistico. Lo spazio, tutto intriso di dettagli descrittivi, si compone in sinfonie monocrome declinate sulle tonalità del verde (quando è descritto il prato del giardino), del blu (quando è l’acqua la protagonista dell’opera), del bruno (quando sono le rocce di montagna a essere il soggetto del quadro). La pittura di Fico pare scomporsi nuovamente e frammentarsi in tocchi minuti e pennellate brevi e minuscole.
La natura sembra riappropriarsi di tutta la sua attenzione, pur restando l’unico soggetto di questi anni, e invade completamente lo spazio pittorico dilatandolo spesso in composizioni di grande formato.
Le tempere ancora una volta sembrano risolvere meglio le problematiche dell’artista per rapidità di esecuzione e per semplicità di archiviazione.
Le opere accennano a descrizioni fulminee, i colori stesi a tocchi definiti per le
guaches, si sfumano invece per le grandi composizioni a olio. Il soggetto principale diviene la natura nelle sue espressioni legate alla ciclicità stagionale. Le grandi fi oriture di glicini e di mimose in primavera, di papaveri e salvia splendens d’estate e l’arrossarsi della vite vergine in autunno sono i soggetti che
ritornano ciclicamente nella produzione degli ultimi vent’anni del secolo scorso in cui, una continua ricerca stilistica sembra sottintendere un desiderio volto alla ricerca nuovamente astratta.
In molti quadri di questo lungo periodo la scomparsa del cielo verticalizza definitivamente la composizione dando un risultato caleidoscopico eppur riconoscibile. Il colore verde, declinato in tutte le possibili sfumature, si comporta come un legante per le altre gamme di colori, la resa pittorica dell’erba si confonde con quella delle fronde che lambiscono i prati, al loro interno sembra pulsare la vita e con essa la materia utilizzata per la sua resa pittorica.
Le opere paiono tavolozze iridescenti in cui un prisma di cristallo ha riversato le sue innumerevoli sfumature di colore.
L’inverno invece sembra assorbirlo in tematiche domestiche e intime, meglio eseguibili in studio, a Torino e Castiglione.
Il giro di boa dell’anno 2000 si presenta per Ettore Fico come una nuova sfi da nella continua ricerca formale. Si sente, nelle opere conclusive della sua lunga carriera, una vitalità che non corrisponde all’età. Sembra una seconda giovinezza quella che lo porta a realizzare le opere degli ultimi quattro anni di vita in cui il tema preferito resta quello dei giardini. In particolar modo le grandi tempere del 2003, come cartoni preparatori per arazzi rinascimentali, assurgono a suo testamento spirituale e invogliano le nuove generazioni di “giovani pittori” a non ingabbiarsi in schemi preconcetti. Lasciarsi trasportare dall’intuizione e sensualità.
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