Erranti

Informazioni Evento

Luogo
FABBRICA
Viale Carducci 119, Gambettola, Italia
Date
Dal al
Vernissage
11/05/2012

ore 19

Generi
arte contemporanea, collettiva
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Il progetto Erranti si ispira al nomadismo intellettuale, cimentandosi nell’impresa di far dialogare l’estetica e la poetica con la necessità di dare un valore globale all’artista e alla sua opera, inserendo il concetto del valore economico come valore estetico. Essere artista significa anche produrre beni di natura intellettuale e materiale.

Comunicato stampa

FABBRICA e B&BArt Museo di arte contemporanea

MOSTRA INTERNAZIONALE ERRANTI

NOBUYOSHI ARAKI ANA ARANGO ERMENEGILDO ATZORI

GIANCARLO BOZZANI FABIO CASTELLANI

MARIA VICTORIA GOMEZ

GIOVANNI LOMBARDINI SANDRA MIRANDA PATTIN

OTTAVIO PINNA MAURIZIO RADICI

a cura di

Bianca Laura Petretto e Angelo Grassi

tableau vivant con le vesti di Elena Zanotti

vernissage 11 maggio 2012 ore 19

12 maggio . 3 giugno 2012

Viale Carducci . 119 . Gambettola

La stagione primaverile si inaugura a FABBRICA, in Emilia Romagna, a Gambettola, dall’11 maggio al 3 giugno, nella splendida cornice della Sala Sacchi e nelle Stanze Silos, con una mostra internazionale ERRANTI, voluta dalla stessa FABBRICA e da B&BArt Museo di arte contemporanea Italia Colombia, nell’ambito di un progetto più ampio che si propone di diffondere e far conoscere l’arte contemporanea, offrendo l’opportunità agli artisti, che operano in Italia e all’Estero e a chiunque sia interessato, l’opportunità di incontrare i creativi, di approfondire i percorsi artistici e di visionare e acquistare le opere d’arte.

Un primo gruppo di artisti ERRANTI che si sono dati appuntamento a FABBRICA arrivando dalla Colombia, dal Giappone e da diverse parti d’Italia, la Lombardia, la Sardegna, L’Emilia Romagna, nel mantenere la propria unicità percorrono vaganti e comuni percorsi creativi. NOBUYOSHI ARAKI e le polaroid, ANA ARANGO con frenos, ERMENEGILDO ATZORI e i neri di fuoco, GIANCARLO BOZZANI con opere bondage, FABIO CASTELLANI con madonne sublimi e pitture traghettanti, MARIA VICTORIA GOMEZ con la fotografia palpabile, GIOVANNI LOMBARDINI con rigorose e imponenti opere cromatiche che ri-specchiano, SANDRA MIRANDA PATTIN con pregnanti opere simboliche, OTTAVIO PINNA fotografo di algidi corpi-scultura, MAURIZIO RADICI, alchemico pittore di inquietanti animali infernali.

Dieci artisti con 100 opere di arte contemporanea hanno creduto e si sono affidati alla curatela di Bianca laura Petretto e Angelo Grassi che propongono un viaggio errante per osservare e per scoprire l’arte che vive nella quotidianità, per rendere semplice e fruibile a tutti l’ opera d’arte, testimonianza tangibile del mondo presente.

Il progetto Erranti si ispira al nomadismo intellettuale, cimentandosi nell’impresa di far dialogare l’estetica e la poetica con la necessità di dare un valore globale all’artista e alla sua opera, inserendo il concetto del valore economico come valore estetico. Essere artista significa anche produrre beni di natura intellettuale e materiale. Le opere degli artisti si propongono, senza perseguire mercati collaudati, in forma diretta a un pubblico che può stabilire un dialogo reale con l’artista per scoprire che "l'arte forma e informa, stimola e insegna a sentire. Che l’arte produce non solamente idee, ma forme, oggetti, cose che portano e trasportano memoria, significati necessari. Errante è chi vaga da un luogo a un altro, che non si ferma su qualcosa di preciso. Errante evoca l’errore. Artisti erranti su strade comuni, reali o virtuali, che accettano di sbagliare, per questo, umani e riconoscibili. Non celebrità irraggiungibili, ma persone che vivono praticando un mestiere speciale, quello dell’arte.

Il percorso della mostra ERRANTI è un viaggio emozionale e suggestivo tra le storie e i virtuosismi tecnici degli artisti.

Il visitatore entra in un luogo in penombra. Un prologo fatto di colate di cemento accolgono in una grotta, in un ventre espositivo, l’immagine della donna madre, ritratti di donna e bambino, segnati dall’incisione e dalla grafica plastica di Fabio Castellani. L’antro intimista immette nella imponente Sala Sacchi che può essere goduta come una visione d’insieme o percorsa nella sua lunghezza dal visitatore. Sulla sinistra una linea nera, restituisce volti di dannati, uomini e donne famosi, divenuti, nel magma di piombo e fuoco di Ermenegildo Atzori, ombre di umanità, che guardano come esseri muti, un osservatore che cerca il punto di vista per scorgere la sagoma o la sensazione di un vissuto altro. In fondo un buco nero, un’opera materica, un luogo dove si può trovare il caos per risalire in superficie.

Al centro campeggia un boulevard fatto di colori e simmetrie riflettenti che con rigore formale tracciano una linea azzurra verso una grande opera rossa. Giovanni Lombardini affascina per il persuasivo e prorompente uso della forma- colore. Il visitatore compie un volo radente, vede dall’alto riquadri sapienti di linee e cromatismi esplosivi, colori sfacciati e ri-flettenti. Solamente in apparenza le opere di Lombardini risultano rassicuranti, quasi gioiose, poi, specchiandosi dentro, l’immagine ri-manda in modo inquietante a forme nascoste di un alter ego sconosciuto. Nella parete di destra, porte simboliche segnano il trapasso, da una realtà visibile a una impalpabile, nello straordinario e lucido intento dell’artista di andare oltre. Un rivolo azzurro in verticale è l’anelito che spinge a cercare una fonte nascente, una linfa vitale, capace di lenire il senso del nulla.

Sulla sinistra si aprono, in sequenza, quattro sale dei Silos. La prima accoglie opere grafiche, pittoriche e tecnica mista di Fabio Castellani. Volti e corpi plastici, cavalli feroci e imbizzarriti, animati da una energia nascente e fermata un attimo prima del movimento, segnano il passo verso un’opera centrale che rappresenta il traghettamento di anime infantili trascinate da un invisibile Caronte; la natura panica avanza in primo piano con un cataclisma infernale.

Maurizio Radici rappresenta e raccoglie il demone. Una linea verticale fatta di casse di legno che chiudono animali improbabili, graffianti, con al centro un teschio-monile. Un animale feroce nero domina la scena rossa su un dipinto acrilico e si circonda di due grandi carte acquerellate, con un enorme animale di elegante ferocia e un nudo di donna segnata. Un luogo senza respiro, estetico e impietoso, per toccare l’abisso.

Opere bondage e dissacranti, al limite del blasfemo, realizzate in tecnica mista dal pubblicitario Giancarlo Bozzani si esibiscono in modo provocatorio nella terza sala, duettando con formule grafiche e scritte che penetrano con violenza sino allo stomaco. Al centro, accomodate su un vecchio tavolo, le dodici polaroid (provenienti da una collezione privata) del fotografo giapponese Nobuyoshi Araki, uno dei maestri contemporanei che ha prodotto opere fotografiche soprattutto di genere erotico.

La quarta sala accoglie, da una parte, le opere fotografiche in bianco e nero di Ottavio Pinna che stabiliscono il senso della sospensione tra l’algida figura di un corpo femminile divenuto scultura e la scultura, animata da un soffio palpitante.

Rispondono, sistemate in cornici di sedie, le opere fotografiche su tela, a colori, della colombiana Maria Victoria Gomez. Il suo è un percorso sul corpo segnato dalla malattia. Fotografie in bianco e nero, fotografie su supporti trasparenti, appese su grucce di metallo raccontano un percorso di sofferenza e di guarigione con dettagli di corpi, tensioni carnali e psichiche.

Su una sedia, quattro piccole opere in tecnica mista di Ana Arango: frenos, racconti di ordinaria e straordinaria quotidianità, icone contemporanee di un non dialogo della coppia, ritratti di solitudini.

Chiude il percorso l’artista italo - colombiana, performer, scultrice e pittrice, Sandra Miranda Pattin con opere mai esposte, appartenenti alla produzione italiana, che raccontano la sua ricerca sulla forza della fragilità. Un filo rosso presente nelle opere che parlano di ascolto, descrive l’interesse dell’artista verso la linea sottile che passa attraverso l’acqua, in bilico tra la forza di distruzione e il potere della vita. La stessa linea, a ritroso, attraversa le superfici liquide e variopinte di Lombardini. Una linea vitale coerente che attraversa l’arte degli Erranti. Nell’andare via il visitatore “Orfeo potrebbe voltarsi” Le opere come pietre rimangono a guardare. Dipenderà dal viaggio di ciascuno decidere se, nel varcare la porta ci sarà la memoria o il bisogno di ritornare. Come compagna di viaggio rimane l’arte.

Erranti, è un modo per conoscere e per apprezzare l’arte e gli artisti che vivono insieme a noi. L’appuntamento è per il vernissage di venerdi 11 maggio 2012 alle ore 19 a FABBRICA con gli artisti e le loro opere e con una presentazione accompagnata dal tableau vivant con le vesti d’autore di Elena Zanotti.

Sabato 12 e domenica 13 maggio 2012 la mostra sarà aperta al pubblico

La mostra internazionale Erranti si potrà visitare sino al 3 giugno 2012.

Per i prossimi eventi del Progetto Erranti e per la comunicazione si potrà contattare la Dott.ssa Agnese Angelini.