Ermetiche apparenze
In questa collettiva un’indagine sulla metafisica attraverso opere ed artisti come l’anima interna degli oggetti di Armodio o l’ultimo istante di vita di fiori, frutta o sigarette nel posacenere di Bonichi.
Comunicato stampa
Per la prima volta una mostra rigorosa ed esaustiva sulla pittura metafisica a cura di Giovanni Faccenda verrà inaugurata il prossimo 20 novembre presso il Centro di Promozione Culturale LE MUSE, di Andria.
Così scrive il professor Faccenda nella sua presentazione : “La pittura metafisica è un genere aristocratico atteso dai molti enigmi disseminati oltre l’orizzonte del visibile. Sospesa nel cielo della filosofia, essa si caratterizza per una tensione endogena distintamente percepibile, che interviene, austera, ad accrescere la temperatura spirituale di una selezionata varietà di soggetti. […] Un senso di disorientamento sopraggiunge, repentino, in chi si pone al cospetto di simili rappresentazioni, abilmente elucubrate come fossero visioni di un altrove immaginifico, la cui vicinanza con la realtà, associata all’ermetica apparenza, alimenta una fertile moltitudine di incanti e di illusioni.”
In questa mostra, Faccenda ci tiene a far luce nel panorama confuso che tutto dice e tutto confuta su tale enigmatico argomento. Come ben sosteneva de Chirico è la pittura stessa, quella grande si intende, che possiede il suo lato metafisico.
La metafisica non ha tempo. Non esiste una metafisica di ieri e di oggi. Come non possono considerarsi contemporanee - continua il professore - sebbene dipinte fra il Quattrocento e i giorni a noi più prossimi, scene e ambientazioni meditate in una sospensione del tempo profondamente aurorale? Così come Il Sogno di Costantino e la Flagellazione di Cristo di Piero della Francesca, gli interni di Vermeer, le nature morte di Chardin e quelle di Morandi, così come le isole di Böcklin e le piazze di de Chirico hanno lo stesso spirito delle opere degli artisti presenti in mostra.
Molti ne fanno un discorso di prospettiva, ma se si pensa al segreto idillio nella misteriosa Tempesta di Giorgione, a ciò che si vede o si crede di vedere, subito balena l’eterno interrogativo: et quid amabo nisi quod rerum aenigma est? (e che cosa amerò se non l’enigma delle cose?)
A rendere davvero metafisica un’opera d’arte, è sempre e comunque la pittura. Così come la vera pittura è il comune denominatore degli artisti presenti in mostra.
Continua Faccenda : “Il pittore più propriamente riconducibile a una ricerca metafisica è evidentemente Armodio. Altri, a cominciare da Ferroni, vi convergono passando attraverso un realismo esistenziale in cui albergano curiose analogie con Balthus (Faini e Luino) e con Hopper (Tonelli), mentre un’aura mediterranea, così come si è abituati ad avvertire nell’opera di Savinio e di de Chirico, è tipica del lavoro di Modica, il cui mare imperscrutabile è tutt’altro che dicotomico rispetto alle acque trasparenti di Hockney. […]
L’incombente è quanto hanno scelto di indagare tali valorosi pittori, approfondendo, ognuno di loro, divergenti indizi: la nebbia dell’oblio scesa sui ricordi (Guarienti); l’ultimo istante di vita di fiori, frutta o sigarette nel posacenere (Bonichi); l’anima interna degli oggetti (Armodio); il caldo tepore della presenza umana – o giusto la percezione del suo fantasma – tra le pareti domestiche (Faini, Luino, Modica e Ferroni); la dimensione atemporale di contesti urbani o periferici risorti in una predizione perenne (Tonelli e Rampinelli).”
La mostra è accompagnata da un ricco catalogo presentato da Giovanni Faccenda, nel quale sono pubblicate tutte le opere in esposizione.