Elisabetta Nencini – Fibre di un altro universo

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO ARCHEOLOGICO
Via Portigiani, 1 50014 , Fiesole, Italia
Date
Dal al

10.00 – 14.00, chiuso il martedì

Vernissage
26/01/2013

ore 17.30

Contatti
Email: infomusei@comune.fiesole.fi.it
Biglietti

10 euro intero, 6 euro ridotto - Il biglietto è cumulativo e comprende anche l’ingresso ai musei di Fiesole.

Artisti
Elisabetta Nencini
Generi
fotografia, personale
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Guardare oltre l’esteriorità, cogliere il bello là dove questo si cela, al di là di banali apparenze, entrare nell’anima dell’oggetto, per vedere e costruire una storia di percezioni e sensazioni.
È questo che Elisabetta Nencini, artista poliedrica e figlia del grande campione di ciclismo Gastone, cerca con il suo obiettivo fotografico.

Comunicato stampa

“FIBRE DI UN ALTRO UNIVERSO”
IN MOSTRA GLI SCATTI DI ELISABETTA NENCINI

Guardare oltre l’esteriorità, cogliere il bello là dove questo si cela, al di là di banali apparenze, entrare nell’anima dell’oggetto, per vedere e costruire una storia di percezioni e sensazioni.
È questo che Elisabetta Nencini, artista poliedrica e figlia del grande campione di ciclismo Gastone, cerca con il suo obiettivo fotografico. Come oggetti di scavo, rinvenuti e riportati alla luce dopo secoli, così lo scarto urbano può rivelare ed evocare l’identità di un momento storico, evoluto sul fluire della memoria. È proprio questo scarto che Elisabetta immortala, ridandogli vita. Prende così il nome “Fibre di un altro universo” la sua mostra fotografica ospitata dal 26 gennaio al 17 febbraio (orario: 10 – 14; chiuso il martedì) nella Sala Antiquarium Costantini del Museo Civico Archeologico di Fiesole (via Portigiani, 1).
L’esposizione verrà inaugurata sabato 26 alle ore 17.30 alla presenza, fra gli altri, dell’artista Elisabetta Nencini, del sindaco Fabio Incatasciato e dell’assessore alla Cultura di Fiesole Paolo Becattini e del critico d’arte Giovanni Faccenda, che ha curato l’esposizione.

La sua non è pura documentazione del visibile e del reale, ma una vera e propria captatio essentiae di ciò che l’occhio percepisce come particolare: innatamente l’artista si lascia attrarre dalla specificità di un dettaglio, tanto da farsene carico quale oggetto d’attenzione prima che di arte. La materia nella sua struttura più incondizionata diventa soggetto di rivisitazione e nucleo di nuova vita agli occhi di chi ne percepisce una valenza che va al di là di quella conferitagli dagli eventi. L’attrazione verso la forma, la linea, il colore di ciò che ha già avuto una sua storia, di ciò che ha già scritto un suo passato, porta Elisabetta Nencini a far scaturire dallo scatto fotografico un soffio di vita nuova, una dignità del tutto eccezionale che dal disuso eleva i materiali a oggetti e soggetti d’arte. Arte e fotografia, dunque, come nuovi mezzi di vitalità creativa.

“Elisabetta Nencini racconta di sé negli scatti che la contraddistinguono. Colori e forme come stati d’animo racchiudono essenze enigmatiche sospese in un’architettura iconografica ebbra di riferimenti viscerali – spiega il critico d’arte Faccenda – lo sono quei cavi di gomma, i fili elettrici, i residui vari che, nel singolare e sapiente adattamento fotografico, riescono a tal punto a essere trasformati, diresti persino trasfigurati, da sembrare, infine, rami di alberi, fili d’erba o scapi di fiori, quando non le corde interne di un essere umano”.

Elisabetta Nencini con la sua macchina fotografica scalfisce l’apparenza delle cose e va alla ricerca
della sostanza: di quel materiale che da essere di scarto, torna riciclato.