Elisabetta Falqui – Les jeux sont faits?
In mostra ritratti di grandi dimensioni ravvicinati e intimi, i cui tratti somatici sono modellati e scolpiti attraverso la luce che l’artista lascia emergere dall’oscurità.
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Informazioni
- Luogo: LA CORTE ARTE CONTEMPORANEA
- Indirizzo: Via Dei Coverelli 27r - Firenze - Toscana
- Quando: dal 06/02/2016 - al 27/02/2016
- Vernissage: 06/02/2016 ore 18
- Autori: Elisabetta Falqui
- Curatori: Roberta Vanali
- Generi: arte contemporanea, personale
- Orari: martedì - sabato 3 - 7 pm e per appuntamento
Comunicato stampa
Creare è dare forma al proprio destino.
(Albert Camus)
Destino è ciò che non può non avvenire. E’ quella forza trainante dell’universo a cui nessuno può sottrarsi. Quella potenza sovrannaturale, indipendente dalla volontà dell’uomo, che presuppone una concatenazione di eventi a fini ineluttabili. Anticamente denominato fato, il destino incarna un disegno segreto che stabilisce incontri, rapporti, strade da percorrere, come e quando avrà termine la vita. Pur apparendo casuale, la nostra esistenza è infatti dominata da una serie di accadimenti da cui è impossibile sfuggire, attribuibili alle leggi della natura o alla presenza di un Dio
Partendo da questi presupposti origina la riflessione per immagini di Elisabetta Falqui, che in senso metaforico si fa veggente - secondo la teoria rimbaudiana -, capace di andare al di là delle apparenze e delle sensazioni per giungere dove agli altri non è concesso, nel tentativo di comprendere se il destino si possa leggere nei volti delle persone. Se da una espressione, da uno sguardo o da una serie di elementi che caratterizzano un volto si possa capire ciò che la vita ha riservato ad ognuno di noi. E si interroga attraverso il ritratto fotografico che diventa territorio d’indagine attorno al quale gravita l’intero progetto: ritratti di grandi dimensioni ravvicinati e intimi, i cui tratti somatici sono modellati e scolpiti attraverso la luce che l’artista lascia emergere dall’oscurità. Ricordano le tavole fortemente realistiche del Fayum, le inquadrature serratissime che aboliscono lo sfondo per non distogliere la concentrazione. Zoomati fino all’esasperazione, perfettamente frontali e a tratti incombenti, danno allo spettatore l’illusione di penetrare l’anima dei soggetti prescelti dall’artista. Il tutto avvalorato dall’intervento del pubblico che diventa parte integrante del progetto dal momento che dovrà obbligatoriamente passare davanti ad uno specchio al termine dell’allestimento che vede contrapporsi undici ritratti frontali in bianco e nero ad un unico profilo a colori, perché in fondo, per citare Jodorowsky ci sono infiniti futuri possibili, che vado scegliendo proprio perché in ogni momento si apre davanti a me una possibilità differente.
Roberta Vanali
