Domenico Mangano
L’artista siciliano, che dal 2010 vive e lavora ad Amsterdam, presenta una serie di progetti che testimoniano il suo incontro con la cultura del nord Europa, nello specifico con l’Olanda.
Comunicato stampa
Magazzino è lieta di presentare la nuova mostra personale di Domenico Mangano in galleria.
L’artista siciliano, che dal 2010 vive e lavora ad Amsterdam, presenta una serie di progetti che testimoniano il suo incontro con la cultura del nord Europa, nello specifico con l’Olanda.
Se le opere degli esordi per Mangano erano caratterizzate da un forte senso di “Sicilitudine” e di conseguenza una marginalità locale, resistenza o fuga dalle regole sociali, in questa nuova esperienza la posta in gioco si è adattata ai sistemi organizzativi e comunitari olandesi.
Nei Paesi Bassi, dove prevalentemente tutto è basato sulla trasparenza, la cultura collettiva e l’organizzazione degli spazi pubblici, i contrasti non sono in superficie ma nascosti in profondità. Mangano ha sentito l’esigenza di indagare le sfumature impercettibili e i controsensi di questo tipo di società, dove apparentemente tutte le possibili reazioni sono sotto controllo, ma anche provocare e dare una risposta ai cambiamenti sociali del nostro tempo, come la crisi economica attuale.
Per questa mostra Domenico Mangano presenterà un progetto pubblico nato dall’interazione con il piccolo villaggio di Veenhuizen, in origine colonia di rieducazione per i senza tetto, costruita nel XIX sec., poi trasformata in colonia penale e oggi divenuta un parco naturale menzionato nella lista Unesco. Questo lavoro nasce dall’attrazione per le scritte caratteristiche che emergono dalle facciate delle case d’epoca. Il paradossale “non sense” con cui vengono recepite oggi le decine di austere sentenze morali, porta l’artista a riflettere sul concetto di appartenenza, di regola sociale, d’integrazione, della relazione tra identità personale e collettiva e del valore della immaginazione e della fantasia in tutto ciò e a pensare alla reinterpretazione in chiave moderna delle scritte e la realizzazione di un installazione scala ambientale disposta per tutto il villaggio.
Altre opere in mostra sono una serie d’immagini che presentano alcune chiese moderniste di Amsterdam costruite nel dopo guerra. In seguito negli anni settanta, sotto l’influenza dei cambiamenti politici, le strade olandesi si riempivano mentre le chiese si svuotavano.
Una presa di posizione collettiva che portò la società olandese a distanziarsi sempre di più dalla fede. Molti di questi edifici di culto sono diventati obsoleti e fatiscenti, alcuni furono demoliti, altri riconvertiti o riutilizzati per altri scopi, altri ancora oggi sono abbandonati in attesa di soluzione. Mangano si è soffermato con la lente del paradosso su alcuni di questi esempi di architetture moderniste che oggi, private della loro funzione iniziale, appaiono come una metafora dei cambiamenti della società.
Domenico Mangano si è affermato sulla scena nazionale Italiana e internazionale all’inizio degli anni duemila per le sue opere fotografiche e video che si collocano tra il surreale e il documentativo. Per l’artista porsi su questo limite è da sempre la cifra stilistica con cui indagare i contrasti della realtà e la relazione possibile tra i massimi sistemi e le situazioni quotidiane.