Discarded

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO DEL COMUNE
Piazza Diaz, 1 - 65016 , Montesilvano , Italia
Date
Il
Vernissage
18/12/2011

ore 11

Contatti
Sito web: http://www.discarded.it
Curatori
Chiara Canali
Generi
performance - happening
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Discarded è un progetto di arte e design che compenetra indissolubilmente nell’opera finale pensiero-azione, ideazione-produzione, etica-estetica.

Comunicato stampa

COS’ è’ DISCARDED

Discarded è un progetto di arte e design che compenetra indissolubilmente nell’opera finale pensiero-azione, ideazione-produzione, etica-estetica.

Discarded asce dalla mente brillante e illuminata di due fratelli che, stanchi del fallimento delle loro idee e delle loro iniziative, decidono di trasformare il fallimento in linfa vitale per le loro nuive missioni.

In un percorso inverso rispetto al pensiero corrente che deprime l’insuccesso, il fallimento diventa slancio finale per la concretizzazione delle utopie. Punto di partenza sono le idee e i progetti scartati (discarded, appunto) che, senza vincoli o limiti d’azione, possono dare vita a opere creative autoprodotte in maniera indipendente e finalizzate alla collettività, secondo un concetto di arte sociale che fa riflettere l’individuo sui problemi che lo coinvolgono quotidianamente.

Shit performance

La performance Shit, in programma a Montesilvano (Pe) il 18 dicembre 2011, si compone di tre momenti distinti, due dei quali già avviati in precedenza.

Prima di tutto l’ideazione di contenitori ecologici di deiezioni canine, con dispenser di palette incorporato che risponde al bisogno di ripulire i parchi italiani dagli escrementi degli animali domestici. Di qui l’idea, già diffusa all’estero, di inventare dei dispenser metallici che contengano palette utili allo scopo. L’originalità del progetto Discarded sta nella personalizzazione di queste palette, customizzate con stampe serigrafiche in bianco/nero e a colori che presentano iconografie grafiche e stilizzate dedicate agli annosi problemi della fame e della mortalità infantile del terzo mondo e delle vittime innocenti di guerra. Il profilo di due bambini in primo piano, oppure il mirino centrato su un gruppo di adolescenti sono disegni adattati al materiale e alla forma dell’oggetto, aumentano la capacità espressiva del segno stesso.

Stridente è il contrasto tra queste tematiche oggi così serie ed urgenti e l’apparente futilità del prodotto che le veicola, ma il cortocircuito che si innesca consente di veicolare una forte istanza di denuncia sociale in un’azione apparentemente banale.

Dall’idea gli autori sono passati alla vera e propria prototipazione e realizzazione in grandi quantitativi sia delle palette di cartone su cui sono stampati i soggetti, sia dei veri e propri dispenser che li contengono. Infine, ultima fase, la distribuzione attraverso una vera e propria azione performativa.

La prima tappa di questa azione è stata presenta a Praga, dove gli autori hanno inserito 6.000 palette personalizzate all’interno dei dispenser già presenti nei circuiti cittadini.

Nella seconda tappa a Montesilvano, città di provenienza degli autori, l’azione è stata progettata in accordo con l’amministrazione comunale, in quanto nei luoghi della città debitamente adibiti verranno installati sia i dispenser che il rifornimento delle palette.

Come in una vera e propria performance di Street Art, gli artisti si inseriscono nel tessuto urbano e diffondo i loro segni etici e i loro messaggi estetici nelle vie, nelle piazze, nei parchi, sotto gli occhi degli avventori che incappano nell’uso dei prodotti. Oltre ad essere demistificante e provocatoria, la performance Shit di Discarded contribuisce all’abbellimento e al decoro est(etico) degli spazi di pubblico dominio, quale dovrebbe essere il compito originario della Street Art.

Questa operazione suscita qualche interrogativo sui significati e gli intenti dell’arte. L’opera dei Discarded, non può essere acquistata né venduta, non può essere esposta in modo tradizionale, non può neppure essere fruita come puro fatto estetico, in quanto non si riduce a quello.

Si tratta di un concetto di "arte" sicuramente diverso da quanto finora visto. E tuttavia il significato profondo e suggestivo dell’operazione di Discarded, è che gli artisti hanno certamente creato qualcosa di concreto, ma ciò che hanno veramente dimostrato è che la nostra sensibilità verso i valori e i significati della vita aumenta se vi è la mediazione dell’arte. Piantare degli alberi, così come utilizzare una paletta per escrementi è un’operazione che quotidianamente viene svolta in diverse parti del mondo, eppure, se nella sua banalità la si riveste di significati e di messaggi profondi, diventa un rito collettivo che calamita l’attenzione di tutta la pubblica opinione sui temi di denuncia sociale messi a fuoco. È infatti con la partecipazione inconsapevole di ciascun individuo che si completa quella forma di illuminazione e di risveglio delle coscienze collettive.

Ecco, dunque, chiarito il nuovo ruolo dell’artista, e di Discarded, nella società contemporanea: ritrovare quei percorsi di vita che ci riportino ad apprezzare l’estetica in collegamento con l’etica, riconoscendo i «significati» e i «valori» che ci circondano e ai quali non possiamo rinunciare.

IL PENSIERO

Discarded parte dal presupposto che tutto ciò che ci circonda è il risultato di una selezione estetica di convenienza che favorisce il bello al brutto, il politically correct alla provocazione, il consueto alla novità.

Discarded prende vita come un fumetto, un personaggio disegnato e casualmente recuperato dal cestino delle idee scartate, che vuole rappresentare metaforicamente, a detta degli autori, l’esternazione di questi insuccessi. Il progetto Discarded, come il suo personaggio, vuole avere a che fare con tutto ciò che è stato scartato o ritenuto tale dal sentimento comune, riportandone alla luce, con le varie action e performance, la genialità, la creatività, o semplicemente la semplice normalità del pensiero che vi è dietro.

L’AZIONE

Come in ogni progetto che si rispetti, dalla teoria del concetto si passa alla pratica dell’azione. Le azioni performative diventano il momento essenziale in cui si dispiega al pubblico il pensiero di Discarded sotto forma di progetti appositamente creati per la ricezione e la partecipazione arriva dei fruitori. Ci troviamo di fronte a semplici oggetti o prodotti di uso comune (coperte, palette per la pulizia degli escrementi) che presentano particolari elaborazioni grafiche e serigrafiche, diventando il tramite per una riflessione più ampia su alcuni meccanismi di convivenza sociale e di responsabilità etica che dovrebbero appartenere a ciascuna comunità civile.

La prima azione dell’opera di Discarded, intitolata Blanket, è stata realizzata nel novembre 2010 a New York. In questa performance, che è diventata un manifesto programmatico degli autori, assume una particolare rilevanza la modalità espressiva e formale del lavoro. Con Blanket, il messaggio creativo ed estetico dei Discarded viene riprodotto su una coperta che poi viene distribuita a persone senzatetto. L’accostamento tra l’omino Discarded e l’homeless nasce dalla convinzione che il senzatetto debba essere considerato uno “scarto” della società, un derelitto, un disadattato, un diverso che viene relegato ai margini della collettività.

Nel progetto Blanket gli autori hanno voluto donare gratuitamente ai senzatetto delle coperte sulla cui superficie sono stati stampati con tecnica serigrafica alcuni disegni in bianco e nero. Il personaggio Discarded si confronta nella vignetta con loghi ed immagini noti al pubblico (come Apple, Pepsi, Virgin, Bacardi ecc...), quale espressione di un potere delle aziende multinazionali e di uno strapotere dei marchi che alimentano un monopolio delle attività produttive a discapito dello sfruttamento di manodopera a basso costo. L’apposizione di questi segni e loghi, divenuti icone del nostro tempo, su un oggetto anonimo come la coperta donata ai senza tetto, permette di evidenziare il contrasto che si instaura tra l’esaltazione di questi prodotti di consumo, divenuti ormai familiari e consueti nella quotidianità e l’emarginazione di questa umanità di cui spesso non conosciamo neanche il nome.

In Blanket, come in Shit, l’opera artistica si completa con la distribuzione della coperta e dei dispenser-palette all’uomo della strada. Se l’opera rimanesse un mero accessorio privato, verrebbe meno tutta la complessità della costruzione concettuale che la sorregge.