Diego Ibarra Sánchez – Hijacked Education

Informazioni Evento

Luogo
MUDIMA LAB
via Alessandro Tadino 20 , Milano, Italia
Date
Dal al

dal martedì al venerdì, 15:00 – 19:00
Sabato su appuntamento

Vernissage
10/10/2017
Artisti
Diego Ibarra Sánchez
Generi
arte contemporanea, personale
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Terza mostra nell’ambito del progetto GUERRE, dal titolo Hijacked Education, attraverso gli scatti del fotografo documentarista Diego Ibarra Sánchez.

Comunicato stampa

Diego Ibarra Sánchez lavora da oltre un decennio al progetto Hijacked Education che lo ha impegnato in Paesi come il Pakistan, l’Afghanistan, l’Iraq, la Siria, la Nigeria, il Libano, una ricerca che vuole essere una denuncia delle condizioni di bambini e ragazzi in età scolare durante i periodi di guerra.
Il titolo, Hijacked Education, non lascia dubbi sul messaggio che il fotografo intende comunicare: “l’istruzione, la cultura, la scuola sottratte” a bambini inevitabilmente condannati a “rimanere indietro” e ai quali è stato negato il futuro.
Diego Ibarra Sánchez ha documentato senza sosta la quotidianità nei campi profughi, nelle città trasformate in teatri di guerra, realizzando un corpus di lavori caratterizzato da una ricerca intima, delicata per così dire, e in cui emerge uno sguardo vigile ma sempre rispettoso nei confronti dei soggetti.
Allo stesso tempo l’intento dell’autore è denunciare come «la violenza, l’estremismo, l’intolleranza e la paura stiano cancellando il futuro di un’intera generazione di migliaia di bambini.
Ci sono scuole distrutte e abbandonate, come altari senza forma della conoscenza perduta.
Ci sono insegnanti e studenti in esilio, bambini-soldato, un’istruzione rapita e stuprata. Ci sono libri bruciati, fotografie sul pavimento, identità perse e rubate. Ci sono classi vuote, banchi ammucchiati, accatastati, coperti con il vuoto dell’ignoranza» (Diego I. Sánchez).
Durante la distruzione da parte dell’Isis del nord dell’Iraq e della Siria, le scuole sono state occupate e trasformate in basi militari, i programmi scolastici cancellati e riformulati con l’obiettivo di ripristinare una formazione dogmatica e retrograda, che ha inteso fare tabula rasa delle conquiste ottenute in ambito culturale.
Le famiglie, costrette a fuggire, si ritrovano in esilio in insediamenti temporanei molto simili a prigioni improvvisate, dove il tempo si ferma, rimane sospeso. Senza che se ne abbia percezione trascorrono mesi, anni, sempre nell’attesa di poter ritornare nel proprio Paese che, nella maggior parte dei casi, è stato devastato dalla guerra e nel quale bisogna ricostruire tutto.
Se questo è doloroso per gli adulti, di certo è drammatico per i bambini che vedono la loro infanzia rubata e, quando riescono a sopravvivere, insieme ad essa hanno perduto per sempre la possibilità di accedere a un’istruzione che permetta loro di non essere adolescenti e poi adulti costretti a lavori sotto pagati per poter sopravvivere.
È uno sguardo, quello di Diego Ibarra Sánchez, che va oltre la prima linea, mostrandoci ciò che resta dopo i bombardamenti, le uccisioni e le battaglie: un’umanità che non ha più nulla se non la propria vita, e migliaia di bambini che hanno perso il loro futuro.
L’autore si pone in una posizione molto critica nei confronti dell’utilizzo delle immagini nella nostra società, definendo questo momento storico come «un’ era lobotomizzata, di “turismo” sul dolore altrui»: con il suo lavoro egli si impegna affinché la fotografia non sia soltanto una finestra che concede di vedere cosa accade nel mondo, ma si faccia mezzo in grado di sollevare domande e generare riflessioni.
La sensibilità estetica dell’autore, alimentata dal suo bagaglio culturale e personale – figlio di un’insegnante e padre a sua volta – è lo strumento che accompagna colui che osserva nel dramma dei nostri tempi.
Gli scatti di Diego Ibarra Sánchez diventano la voce di questi bambini e risvegliano le nostre coscienze.
Le foto in mostra documentano questa instancabile ricerca, fra campi profughi, scuole distrutte e bambini che, nonostante tutto, non perdono il sorriso.
Significativo il fatto che Hijacked Education non abbia un confine territoriale, i Paesi immortalati negli scatti dell’autore sono infatti diversi, dalla Siria al Pakistan, dal Libano all’Iraq, il messaggio di denuncia lanciato da Diego Ibarra Sánchez è universale, è la testimonianza che le guerre sono tutte uguali, dopo la violenza quello che rimane è una frattura insanabile nella linea del tempo dei sopravvissuti.
Scheda della mostra

Fotografo:
Diego Ibarra Sánchez
Titolo:
Hijacked Education
Mostra a cura di:
Mudima Lab

Sede Mudima Lab | Via Tadino 20, Milano

Inaugurazione:
martedì 10 ottobre 2017 alle 18:00

Date: 11 ottobre – 25 novembre 2017
Orario: martedì – venerdì 15.00 – 19.00
Sabato su appuntamento

Ingresso libero

Info al pubblico
Mudima Lab
T. +39 02 49527789
[email protected]
www.mudimalab.com

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Bio

Diego Ibarra Sánchez, co-fondatore di MeMo, è un fotografo documentarista che vive in Libano. Egli crede fortemente nella fotografia documentaria in quanto strumento che gli permette di farsi testimone di situazioni ai margini, dimenticate, raccontando così la resilienza e il coraggio dei protagonisti di queste storie, sempre nel pieno rispetto delle loro condizioni.

Oltre a portare avanti la propria ricerca personale con una forte motivazione, Diego pubblica molte delle sue storie su diverse testate giornalistiche e riviste, come The New York Times, Der Spiegel, Al Jazeera e Diari ARA.

Nel 2006 ottiene dei finanziamenti che gli permettono di trascorrere un anno in Sud America, dove approfondisce la sua ricerca nell’ambito della narrazione visiva.
Dopo il rientro in Spagna, lavora per due anni per il giornale Catalano Avui e, parallelamente, porta avanti i suoi progetti personali. Nel 2009 si trasferisce in Pakistan dove documenta per anni la società e il territorio, elaborando una parte importante del suo lavoro.
Nel frattempo continua a viaggiare in diversi Paesi, fra questi l’Afghanistan, il Bahrain, la Libia, la Nigeria e la Tanzania.

Nel 2014 lascia il Pakistan per il Libano dal quale continua a spostarsi per seguire i suoi progetti in Medio Oriente.