Der Blitz – Il/Naturale

Informazioni Evento

Luogo
MAG MUSEO ALTO GARDA - GALLERIA CIVICA G. SEGANTINI
Via Giovanni Segantini, 9 30062 , Arco, Italia
Date
Dal al

Settembre-giugno:
mar-dom 10.00-18.00
Luglio-agosto:
mar-dom 15.30-22.00

Vernissage
22/06/2013

ore 18

Contatti
Email: info@museoaltogarda.it
Artisti
Roberto De Pol, Giovanni Ozzola, Luca Bertolo, Giuseppe Canella, Peter Anich, Blasius Hueber, Umberto Moggioli, Casali+Roubini
Curatori
Denis Isaia, Federico Mazzonelli, Veronica Caciolli
Generi
arte antica, arte moderna e contemporanea, collettiva
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Il concetto di luogo, non pensabile se non in relazione all’essere umano, e il rapporto tra memoria e presente sono i temi portanti della mostra Il/Naturale che inaugura il ciclo di progetti di Der Blitz.

Comunicato stampa

DER BLITZ
Il fulmine del contemporaneo folgora l’Alto Garda

Il nuovo progetto dedicato al contemporaneo del MAG Museo Alto Garda, realizzato in collaborazione con il Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Prosegue la collaborazione instaurata nel 2013 dal MAG Museo Alto Garda con il Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.

Il mese di giugno vedrà concretizzarsi l’avvio di un nuovo percorso dedicato al contemporaneo, che coinvolgerà la sede arcense del MAG, ovvero la Galleria Civica G. Segantini.

La Galleria Civica G. Segantini di Arco diventerà di fatto il luogo di espressione della piattaforma multidisciplinare Der Blitz.
Frutto di un tavolo di lavoro che coinvolge personale del MAG e del Mart, curatori indipendenti e selezionati freelance attivi sul territorio, Der Blitz intende attivare nell’Alto Garda percorsi di riflessione, studio e ricerca, che attraverso l’utilizzo dei linguaggi del contemporaneo siano capaci di indagare le specificità di quest’area.

Der Blitz
Ricerca, azione e cultura contemporanea
Arco | Galleria Civica G. Segantini
A cura di Veronica Caciolli, Denis Isaia, Federico Mazzonelli
In collaborazione con Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Der Blitz è un approccio critico al contemporaneo, che permette al MAG Museo Alto Garda di creare un ponte tra il suo patrimonio artistico-culturale e la ricerca di nuovi criteri interpretativi. Attraverso i linguaggi e le modalità del contemporaneo, Der Blitz attinge da materiali, opere e suggestioni provenienti dalle collezioni dei musei MAG e Mart, al fine di disegnare un nuovo dialogo tra l’esistente e l’indagine artistica e concettuale dell’oggi, in un confronto reciproco e costante.

Con fare antropologico, Der Blitz si muove in maniera indifferenziata fra documenti, opere d'arte e nuovi desideri. Il suo obiettivo è superare alcune delle dicotomie che hanno segnato il secolo passato e in parte tengono in ostaggio il presente: cultura e natura; laicità e religione; virtuale e reale; contemporaneità e classicità; tecnologia e tradizione; crescita e decrescita; teoria e pratica.

Der Blitz ritiene che l'attualità richieda un approccio più ampio, in grado di mettere criticamente a contatto differenti aree dell'agire umano. Per provare a esplorare queste frontiere sociali, psicologiche e culturali, Der Blitz ha scelto di partire dalla ricerca artistica e includere progressivamente altri campi. In una oscillazione che si augura continua fra l'empirismo dell'azione e la necessità della riflessione, Der Blitz prova a far convivere lo svago, l'approfondimento e la sperimentazione estetica.

Per la stagione 2013 il programma di Der Blitz prevede due mostre, una residenza d'artista e un ciclo di conferenze. Il fil rouge che collega ogni passo di Der Blitz è permeato dal tema del paesaggio, indagato attraverso gli strumenti dell’arte e le teorie e le pratiche della contemporaneità.

Der Blitz
Il/Naturale
23 giugno - 15 settembre 2013
Inaugurazione 22 giugno 2013 | ore 18

Il concetto di luogo, non pensabile se non in relazione all’essere umano, e il rapporto tra memoria e presente sono i temi portanti della mostra Il/Naturale che inaugura il ciclo di progetti di Der Blitz. In questa mostra una selezione di opere del Settecento-Ottocento e del primo Novecento di Giuseppe Canella, Peter Anich-Blasius Hueber e Umberto Moggioli provenienti dalle collezioni del MAG e del Mart, accomunate dal soggetto del paesaggio trentino, sono messe in dialogo con le opere degli artisti invitati a partecipare al progetto Luca Bertolo, Roberto De Pol, Giovanni Ozzola e il collettivo Casali+Roubini. L’obiettivo della mostra è indagare la controversa relazione fra uomo e territorio e mobilitare i sensi del visitatore al fine di avviare un primo dialogo sui sentimenti, i reperti e le scenografie che rappresentano e definiscono il territorio contemporaneo.

Il progetto assume come punto di avvio la credenza, specificatamente moderna, della separazione fra cultura e natura. Da questa separazione – intesa qui come un atto fondativo che si è dipanato nella storia e ha trovato nel pensiero moderno il suo migliore corpo – hanno origine alcune delle relazioni più comuni che oggi si intrattengono con il territorio: l'incanto estetico (la scoperta del paesaggio, l'immaginario naturalistico), la secolarizzazione della natura (il governo della materia, le tecnologie), il governo dello spazio (la misurazione, le carte, la tecnica), la tentazione cosmologica (nuovo spiritualismo, ecosofie).

Il risultato conclamato e a noi presente di questo complesso processo fatto di diversi strati è una sorta di “iper-territorio” o “territorio-aumentato”: una sovrapposizione di tecniche, biologie e scenografie che definiscono “il rilievo” del nostro presente.

Il progetto consiste in un tentativo di disegnare tale “rilievo” attraverso un percorso espositivo, avvalendosi dell'incrocio fra documenti storici e dipinti provenienti dalle collezioni del MAG e del Mart e opere di artisti contemporanei.

Dal punto di vista strettamente espositivo, Il/Naturale prende le mosse da un confronto fra artisti afferenti a diverse epoche e dalla relativa esigenza di valorizzazione continua del patrimonio artistico del MAG e del Mart. A partire da questi presupposti costruisce un discorso che prova ad abbattere le differenze di stile, tecnica, visione fra artisti di secoli diversi. Il tempo storico che emerge da questo tentativo non vive la dialettica oppositiva su cui è stata costruita la storiografia moderna, ma prova invece ad amalgamare le parti in maniera empirica per evidenziare più il desiderio di continuità che gli accenti di discontinuità. La storia, lungi da diventare uno spirito, è un abito. Riportarla nell'alveo della sua effettiva portata significa scaricare il fruitore da ambizioni e tensioni che non gli appartengono e che possono per nostro conto fermarsi lì.

Luca Bertolo, Et in Arcadia ego, 2007-2009
Le cose che vengono da sole sono sempre le migliori. Per dipingere Luca Bertolo usa come tanti suoi colleghi dei piattini di plastica come tavolozza. Alla fine della giornata lascia la tavolozza a terra ad asciugare in compagnia delle altre usate precedentemente. Il giorno dopo, quando si rimette al lavoro, prende la tavolozza asciutta e la riusa. Giorno dopo giorno le tavolozze incominciano ad assumere un proprio corpo visivo. Quando il paesaggio all'arbitrio dell'artista è composto, allora definitivamente si staccano dalla loro funzione e diventano un'opera d'arte. Et in Arcadia ego è un giunto fra i diversi elementi del mestiere del pittore. I piccoli piattini di plastica raccordano, come tutta la pittura di Luca Bertolo, la materia viva con la materia concettuale. Carichi di memorie e di presente, i paesaggi spariscono nella cortocircuitazione fra visione e concetto, in essa piacere ed imbarazzo coabitano: ciò che sembrano dire è che il re è nudo e balla con noi.

Roberto De Pol, Water, rubbish bin, electrical cables, joints, gutters, metal sheet, wood, adhesive tape, plastic, electrical pumps, timer, rubber tubes, tubes, screws, 2010
Giuseppe Canella, Plenilunio, 1840
Le opere di Roberto De Pol si presentano formalmente come assemblaggi di materiali prelevati dalla quotidianità, spesso attivati da sistemi meccanici rudimentali, e che, nel lavoro di ricomposizione attuato dall’artista, assumono forme ambigue, a cavallo tra struttura architettonica, oggetto scultoreo, macchina “inutile”. La poetica che le sottende è spesso legata ai concetti di precarietà, di interferenza, di modificazione della percezione degli spazi nei quali i lavori vengono collocati, attraverso le stimolazioni fisiche, sonore, percettive che i loro “movimenti contraddittori” sono in grado di rilanciare allo spettatore. Nella mostra Il/Nauturale, una struttura che ricrea artificialmente lo scorrere della pioggia sopra una grondaia diviene il punto di osservazione privilegiato dal quale ammirare un paesaggio del vedutista ottocentesco Giuseppe Canella, della collezione della Pinacoteca del Museo di Riva del Garda. Si attiva in tal modo, nell’inquieta circolarità che si va creando tra percezione fisica e visione, una sorta di processo di riconoscimento e di lettura di un “senso del naturale” che pervade i due lavori, benché secondo dinamiche formali apparentemente distanti, se non inconciliabili. Si tratta dunque di un dialogo aperto che rilancia la riflessione sui rapporti tra oggetto tridimensionale e superficie dipinta, sulla “qualità” di quello spazio che lo spettatore viene chiamato a percorrere, in equilibrio tra il carattere artificiale della pioggia che scorre sulla lamiera e la sensibile illusione dell’immagine pittorica, come quella dipinta dal Canella, “reale visione” di nubi e umidità, trasparenze atmosferiche e sfumature tonali.

Lorenzo Casali e Micol Roubini, Atlante Silvestre, 2012
Umberto Moggioli, La valle dell'Adige, 1916
Altlante Silvestre è la storia di una montagna. Il video girato nel 2012 racconta le diverse vicende che in alcuni giorni d'estate attraversano un'area montana della Val Camonica. La narrazione avviene per sovrapposizioni di immagini in movimento che passo dopo passo organizzano un unico sguardo. Ciò che emerge è una pittura contemporanea che ha la grandezza rieducativa della grande immagine. Inquadrature, ritmo, suono e sviluppo narrativo compongono un affresco in cui l'occhio del fruitore è chiamato a rivedere il rapporto quotidiano che intrattiene con l'immagine. Ciò dona al progetto video una forza ontologica, la stessa a cui continuamente richiama negli accoppiamenti narrativi: la teleferica che sorvola la montagna, la riattivazione del ciclo ittico, l'erba che muove l'inquadratura, il salto dell'operaio sul fiume. Tutto disegna una «misura d'uomo» internaturale che procede per quotidianità ed adattamenti.

Atlante Silvestre di Lorenzo Casali e Micol Roubini condivide lo spazio con un'altra delle opere in mostra. Si tratta della veduta della valle dell'Adige che Umberto Moggioli dipinge nel 1916. Il quadro si inserisce nel periodo post veneziano che aveva visto Umberto Moggioli particolarmente influenzato dal grande respiro coloristico dei maestri per eccellenza della Laguna: Tintoretto, Tiziano, Tiepolo. Tornato da Venezia, dopo una esperienza da cartografo durante la guerra, si dedicata a raffigurare i paesaggi delle zone del Garda. Ne escono dei capolavori moderni in cui il paesaggio è assoluto protagonista di una visione contemplativa in cui la natura è presenza insuperabile.

Giovanni Ozzola, Stellar fireworks, 2013
Peter Anich e Blasius Hueber, Atlas tyrolensis, 1774
Sono spesso le proteiformi manifestazioni della natura, del cielo e dei suoi rapporti con la terra a costituire il soggetto dei lavori di Giovanni Ozzola (Firenze,1982).
Sia la mappa (Atlas tyrolensis) che la nebulosa (Stellar fireworks) rappresentano possibili punti di orientamento. L'Atlas può essere osservato per imbattersi nella sorpresa, ma nasce principalmente come strumento di controllo ed esito di una verifica. Nella nebulosa (intesa come parte di una costellazione) è piuttosto il rapporto simbolico che essa intrattiene con il tempo, con la creazione, con i cicli di nascita e morte a connotare lo sguardo dell'artista, che la chiama «fuoco d'artificio stellare». La tensione tra arte e scienza è mostrata sia in questo lavoro (la nebulosa è effettivamente esistente) che nel dialogo con l'Atlas tyrolensis, realizzato non da artisti, ma da cartografi, che oggi però, è conservato in un museo di arte. Sono inoltre due attitudini storiche a confrontarsi: da una parte la ricerca di certezze e l'assertività delle risposte, dall'altra lo sguardo aperto, incerto e speculativo come meta stessa.

Progetto Off-site
Riva del Garda | Museo
Luca Coser, È sempre un'altra storia, 2013
Offsite è un progetto sviluppato in parallelo alla mostra Il/Naturale con la volontà di instaurare una connessione, fisica e contenutistica, tra le due sedi espositive del MAG (Galleria Civica G. Segantini di Arco, dove ha luogo la mostra, e Museo di Riva del Garda, in particolare la sua Pinacoteca).
In relazione all’inserimento nella mostra di Arco di un’opera della Pinacoteca di Riva, Plenilunio di Giuseppe Canella, e quindi alla sua temporanea assenza dalla parete della Pinacoteca stessa, è stato chiesto a un artista contemporaneo di “reinventare” questo spazio rimasto vuoto. Nell’ottica di lavorare ad un progetto site-specific anomalo, per la necessità di collegare due contesti spazialmente distanti, ma funzionalmente e culturalmente affini, l’artista Luca Coser ha proposto di proiettare, nello spazio lasciato vuoto dall’opera ottocentesca, una proiezione video che si presenta come una sorta di “finestra”, sospesa tra lo spazio reale del museo e lo spazio virtuale dell’immagine in essa riprodotta. È sempre un'altra storia, questo il titolo del video, nasce da un'idea semplice e complessa al tempo stesso. In questo caso l'idea è quella di "rimettere mano" alle tracce che l'immaginario fotografico gardesano ha sedimentato nel tempo, e quindi "cambiare" simbolicamente il corso della storia. In maniera minima, persino delicata, poetica. L'artista non cerca lo strappo, si accontenta di variazioni minime, e infatti si concentra su vecchie vedute in bianco e nero del lago, spesso sui suoi limitati orizzonti, sui quali esercita minime interferenze mettendo con disarmante semplicità il bianco dove prima si trovava il nero, il nero dove prima si trovava il bianco. Coser sembra in tal senso mettere in atto una "riscrittura" della storia, tanto poetica quanto radicale, riattualizzando la figura dell'artista inteso come demiurgo, un corpo fisico e immaginativo alla ricerca dell'impossibile, inconsapevole di quella che sarà la fine del viaggio, intento a spingersi in territori inesplorati, non tanto perché sconosciuti quanto perché costantemente reinventati dalla sua mano e dalla sua mente.

Der Blitz
Tutto il vento che c’è
12 ottobre - 1 dicembre 2013

Rappresentare un elemento inafferrabile come il vento: questo è l'obiettivo dell'artista Alessandro Piangiamore, che per il secondo progetto di Der Blitz propone un lavoro che verrà sviluppato nel corso di una residenza estiva nella zona dell'Alto Garda e presentato a ottobre con una mostra.

Tutto il vento che c'è è una tappa di un progetto più ampio che l'artista porta avanti in tutto il mondo per indagare e rappresentare i principali venti del pianeta: si tratta del risultato di un'operazione concettuale iniziata dall'artista nel 2008 con una schedatura di tutti i venti che spirano nel pianeta, redatta con una paziente indagine svolta incrociando fonti sia scientifiche sia della tradizione folcloristica.
L'obbiettivo principale consiste nel realizzare una sorta di ritratto per ogni vento che soffia, attraverso delle sculture prodotte di volta in volta con la terra dei luoghi specifici ed esposte poi al relativo vento.
Ciò che determina lo “status” di ritratto di queste sculture è rappresentato non tanto da quello che ne rimane, quanto più da ciò che da esse sparisce. Il risultato finale è ogni volta imprevedibile ed irripetibile.
In questo progetto, come nel resto della produzione di Piangiamore, emerge la ricerca di immagine archetipica, attraverso l'uso in questo caso di una materia concreta come la terra e un'altra assolutamente effimera qual è il vento.

Nel periodo della mostra verrà attivato un ciclo di incontri e conferenze volto ad approfondire le tematiche indagate a livello artistico.

Der Blitz
Biografie artisti

Peter Anich (1723 – 1766) e Blasius Hueber (1735 – 1814)
Entrambi figli di contadini, sono nati a Oberperfuss, un paese vicino a Innsbruck. Peter Anich, con alcune conoscenze matematiche e la sua sete di sapere, nel 1751 si mise in contatto con il padre gesuita Ignaz Weinhart (1705 – 1787) che insegnava matematica all’Università di Innsbruck e si interessava di meccanica e fisica elementare. Weinhart diventò insegnante e mentore di Anich; gli trasmise conoscenze teoriche in matematica e astronomia e gli procurò degli incarichi. Il caso volle che il funzionario e studioso barone Joseph von Spergs (1725 – 1791), che professionalmente si occupò del regolamento del confine tirolo-veneziano, sviluppasse una mappa del Tirolo del sud che si basava su misurazioni precise. Poiché improvvisamente von Spergs fu trasferito a Vienna, su consiglio di Weinhart, egli incaricò Anich di fare le misurazioni mancanti e di completarle. Il territorio fu quindi misurato da Anich nel 1759. La mappa di von Spergs fu pubblicata nel 1762, come incisione su rame. Su iniziativa di Weinhart nel 1760 lo Stato concesse ad Anich i mezzi finanziari per misurare il Tirolo settentrionale e per produrre una mappa. Anich riuscì solamente a ridisegnare e completare tre dei nove fogli commissionati, che nel 1764/65 furono frettolosamente incisi su rame, ma non furono pubblicati. Peter Anich morì nel settembre del 1766. La sua opera rischiava di rimanere incompleta, ma non fu così grazie a Weinhart e soprattutto a Blasius Hueber, che solo dal febbraio del 1765 collaborò con Anich. In brevissimo tempo, Hueber apprese tutte le conoscenze necessarie ad un rilevatore e cartografo, così da potergli essere affidato il completamento dell’opera iniziata dal suo maestro.

Luca Bertolo
Nato a Milano nel 1968. Laureato in Scienze dell’Informazione all’Università Statale di Milano (1992) e diplomato in pittura all’Accademia di Brera nel 1998, ha vissuto a São Paulo in Brasile (1979-1981), Londra (1992), Berlino (1998-2004) e Vienna (2005). Attualmente abita in un paese sulle Alpi Apuane.
Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Firenze (2010-2012).
Ha partecipato a mostre in spazi pubblici e privati tra cui GNAM, Roma 2013, Nomas Foundation, Roma 2012; SpazioA, Pistoia 2011, 2009, 2008, 2007 e 2006; Neon Campobase, Bologna 2011; Castello Colonna, Gennazzano 2010; 176 / Zabludowicz Collection, Londra 2010; Galleria Comunale di Monfalcone, 2009; MACRO, Roma 2009; la Biennale di Praga, 2009; Arcade, Londra 2009; MARS, Milano 2009; Wilde Gallery, Berlino 2008; uqbar, Berlino 2008; Centro Luigi Pecci, Prato 2013, 2007; Assab One, Milano 2007; Kettle’s Yard, Cambridge 2006; Galleria Alessandro De March, Milano 2006, 2003 e 2002; GAM Villa delle Rose, Bologna 2005; The Front Room Gallery, New York 2005; Palazzo delle Papesse, Siena 1999.
È stato artist in residence all’interno del progetto Diogene – Bivacco Urbano a Torino nel 2010; a Villa Sträuli a Winterthur in Svizzera nel 2008; all’Hotel Pupik, Schrattenberg in Austria nel 2007; all’interno del programma del Cancellierato Federale Austriaco a Vienna nel 2005.
Nel 2000 ha ricevuto una borsa di studio annuale dalla Pollock-Krasner Foundation di New York.

Giuseppe Canella
Tra i migliori e apprezzati paesaggisti italiani della prima metà dell’Ottocento, Giuseppe Canella è nato a Verona nel 1788 e morto a Firenze nel 1847.
Precoce sostenitore della pittura en plein air, si formò come artista itinerante nei lunghi soggiorni europei compiuti fra il 1819 e il 1833: fu proprio il confronto con la scena artistica francese, fra il 1822 e il 1831, a portarlo a rinnovare il proprio linguaggio, aprendolo al filone del paesismo romantico e offrendogli preziose committenze, fra le quali Trivulzio, Ferdinando I d’Asburgo e il duca d’Orléans.
Il ritorno in patria nel 1832 segnò anche il passaggio dalla predilezione per le vivaci riprese delle città alla moda, ai ritratti di paesaggi campestri, spesso marini o lacustri, dove la natura è osservata dal vero ed evocata in ambientazioni ricche di atmosfera romantica, come svelano anche le tele dedicate alle vedute del lago di Garda.

Casali+Roubini
Lorenzo Casali e Micol Roubini vivono e lavorano tra Milano e Rotterdam.
Iniziano a collaborare nel 2010 durante una residenza d’artista presso The Guesthouse a Cork, in Irlanda dove realizzano Ignition. Nel 2011 l’opera video viene presentata all’International Film Festival XL event di Rotterdam e al Sub Urban Video Lounge. Traversate, il loro secondo progetto comune, è stato presentato all’Hangar Bicocca di Milano. Nel 2011 sono stati invitati per un periodo di tre mesi di residenza presso la Novia University of Applied Sciences di Nykarleby, Finlandia, dove hanno sviluppato il progetto video/libro Green Gold. Il lavoro è stato poi editato e stampato a Rotterdam con il supporto di Svenska Kultur Fonden e Novia. Una prima proiezione ha avuto luogo nell'aprile 2012 a Stills, Scotland’s Centre for Photography a Edinburgo. Un contributo composto da un saggio e una selezione di fotografie è stato pubblicato sulla rivista olandese di architettura e urbanistica Volume, Archis Publisher.
Nel giugno 2012 vengono selezionati per la residenza Aperto 2012_Art on the border col tutor Claudia Losi. A ottobre sono invitati al Premio Città di Treviglio dove vincono il primo premio.
I loro ultimi due lavori video vengono proiettati allo Spazio Oberdan di Milano durante il 23° Filmmaker Festival, il libro Green Gold viene presentato al Wild Book Market di Rotterdam e al festival di editoria indipendente Fahrenheit 39 di Ravenna.
Durante maggio 2013 inaugurano due mostre personali presso Careof a Milano e presso il Centro Civico di Treviglio. Nell’estate saranno in residenza presso Scottish Sculpture Workshop per la realizzazione di un video commissionato su bando Digital Commission.
Attraverso la fotografia, il suono, il video e la scultura, il loro lavoro inizia con lo studio accurato di un dato luogo e propone una lettura critica e poetica del paesaggio.

Luca Coser
Nato a Trento nel 1965, insegna all'Accademia di Belle Arti di Roma. Vive a Trento e a Roma.
Recenti esposizioni personali: History of white, a cura di Nicola Angerame, ARPNY Bcs Gallery, New York; Qualcuno deve gridare che costruiremo le piramidi, a cura di Lorella Scacco, Effearte Gallery, Milano; Non succede mai niente, a cura di Federico Mazzonelli, Upload Art Project, Trento.
Recenti esposizioni collettive: Memoriaoblio, a cura di Luca Farulli, Casa Saraceni, Bologna; Cranioscopia, a cura di Alberto Zanchetta, Galleria Rubin, Milano; Temporary States, a cura di Elena Avesani, Contaminate, New York; Ente Comunale Consumo, a cura di Claudio Libero Pisano, Ciac Gennazzano e Complesso del Vittoriano, Roma.
Tra i molti spazi pubblici in cui ha esposto il suo lavoro si ricordano: Mart, Rovereto; Galleria d'Arte Moderna, San Marino; Galleria Civica d'Arte Contemporanea, Trento; Traklhaus, Salisburgo; Kunstverein, Aschersleber; Complesso del Vittoriano, Roma; Museion, Bolzano; Museo d'Arte Contemporanea, Sassari.
Volumi monografici: Tecnicamente dolce, D406 edizioni; 1+1=1, Lunatico edizioni; First & Second, Edition Raetia; Your Names, My Games, Edition Raetia; Da Trentatre a Lunatico, Edition Raetia; Altreversioni, Nicolodi Editore; Untitled Love Story, Nicolodi Editore; Luca Coser, Nicolodi Editore; Trentatre, Cenacolo Edizioni; P-Aura, Cenacolo Edizioni; Luca Coser, Ponte Pietra Edizioni.
Attualmente il suo lavoro è rappresentato da Kips Gallery New York, Effearte Gallery Milano, D406 Modena.

Roberto De Pol
Nato a Mannheim (Germania) nel 1977.
Residenze: Eventi Arte Venezia - studio a forte Marghera - (2012); Selezione per Corso Avanzato in Arti Visive, Fondazione Ratti, Como (2011); Bevilacqua La Masa - studio -, Venezia (2010); Selezione della Trento School of Menagement per il progetto You are me, Trento (2006).
Tra le principali esposizioni si rammentano: Whatever works, Upload Projects, Trento (mostra personale, 2012); Trifase, Dolomiti Contemporanee, Taibon Agordino - BL - (mostra collettiva, 2012); Future Landscape a changing exhibition, Parco del Contemporaneo, Venezia (mostra collettiva, 2012); Project for Osloo, La collezione di carrozzeria Margot, 54 Biennale di Venezia (mostra collettiva, 2011); Personality L.Carroll T.Cragg R.De Pol R.Nonas M.Sartori E.Winarto, Galleria Michela Rizzo, Venezia (mostra collettiva, 2011); Corso Aperto, Fondazione Ratti, Como (mostra collettiva, 2011); Officina Italia 2 - Nuova creatività italiana, (mostra collettiva, varie sedi espositive, 2011); Metal sheet, wood, screws, rubber tubes, electric pumps, electric cables, water, gutters, adhesive tape, sensor and timer, Perugi artecontemporanea, Padova (mostra personale, 2010); Opera2010, Fondazione Spinola Banna, Torino (mostra collettiva, 2010); 94 Collettiva giovani artisti, Bevilacqua La Masa, Venezia (mostra collettiva, 2010); Evading Custom, Le Dictateur, Milano (mostra collettiva, 2010); Workshow, Palazzetto Tito, Venezia (mostra collettiva, 2010); Open Studios, Bevilacqua La Masa, SS. Cosma e Damiano, Venezia (mostra collettiva, 2010); Festival della Bassarisoluzione, Bari (mostra collettiva, 2009); Nuvole di marmo, Galleria Nuova Icona, Venezia (2009); 92 Collettiva giovani artisti, Bevilacqua La Masa, Venezia (mostra collettiva, 2008); The Private Eye: a Prologue, Museum of Modern Art, Ljiubijana (mostra collettiva, 2008); 90 Collettiva giovani artisti, Bevilacqua La Masa, Venezia (mostra collettiva, 2008); You are me, Mart, Rovereto (mostra collettiva, 2008).

Umberto Moggioli (Trento, 1886 – Roma, 1919)
Nasce a Trento nel 1886. Nel 1904 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Venezia grazie alla donazione del mecenate Antonio Tambosi.
Durante gli studi a Venezia sono forti le suggestioni architettoniche, pittoriche e paesaggistiche unite allo studio di pittori del passato come Tiziano, Tintoretto e Tiepolo.
Diplomato nel 1907, parte nel 1908 per il suo primo soggiorno romano per frequentare la scuola serale francese di nudo. Nonostante ciò questo periodo porterà Moggioli a dedicarsi principalmente alla pittura di paesaggio, vicina alla sua voglia di solitudine e meditazione.
Nel 1909 espone alla Biennale di Venezia e a Burano collabora con Pieretto Bianco alla decorazione di quattordici pannelli del Padiglione Centrale dei Giardini di Castello (1909-1910).
Insieme alla moglie si trasferisce nel 1911 in una casa a Burano, dove conosce il critico Barbantini, direttore di Ca' Pesaro, e i pittori Gino Rossi, Tullio Garbari, Luigi Scopinich, Pio Semeghini e Felice Casorati. In questo clima Moggioli produce alcuni dei suoi capolavori, come Il ponte verde (1911), Cipresso Gemello (1912), Sera Burano e Primavera a Mazzorbo (1913), che ritraggono luoghi solitari e silenziosi, vicini alla sua attitudine contemplativa. Dopo la prima personale a Ca' Pesaro (1912) espone anche nella capitale assieme a Vettore Zanetti-Zilla presso la Prima Secessione romana (1913 e 1914).
Il periodo veneziano si interrompe nel 1915 quando Moggioli, legato da fraterna amicizia a Cesare Battisti, si arruola come volontario nella Legione Trentina di Verona. Come cartografo è inviato sul fronte Tridentino in Vallagarina, dove si occupa di rilevamenti, piante e plastici fino al 1916, anno in cui viene riformato a seguito di una grave malattia. Le colline del Garda e Cavaion Veronese vengono ritratte da Moggioli convalescente che riprende a dipingere influenzato dal primitivismo di Tullio Garbari e dalle linee e colori di Gino Rossi.
Verso la fine del 1916 si trasferisce a Roma con la moglie Anna dove si stabilisce in uno degli atelier di Villa Strolh-Fern e conosce Renato Brozzi e il musicista Bruno Barilli. In questo periodo Moggioli lavora con Antonio Rizzi ai cartoni per il mosaici delle lunette del monumento a Vittorio Emanuele II (1916-1917). A contatto con l'ambiente romano la sua attività artistica si fa più intensa: i colori utilizzati tendono a schiarirsi e a farsi più luminosi e i soggetti preferiti sono figure rese con solida volumetria, scene d'interno e paesaggi con orizzonti limitati.
Moggioli muore a trentadue anni colpito dalla febbre spagnola il 26 gennaio 1919 a Roma.

Giovanni Ozzola
Giovanni Ozzola nasce nel 1982 a Firenze. Attualmente vive e lavora tra Prato e Parigi.
Dopo alcuni anni trascorsi a Londra, nel 2001 ritorna in Italia dove comincia a sviluppare un proprio percorso artistico che lo porta, nello stesso anno, a partecipare alla mostra Happiness. A Survival Guide for Art and Life, a cura di David Elliott e Pier Luigi Tazzi, al Mori Art Museum di Tokyo. Da quel momento il centro della sua attenzione fa riferimento alla luce come materia per la formulazione della propria visione. Definisce come centro del suo lavoro l’interesse per lo spazio tridimensionale e la luce, sviluppa una ricerca sull’immagine mentale e l’essenza del soggetto.
Numerosi gli spazi espositivi in Italia e all’estero che hanno accolto mostre di Giovanni Ozzola, tra cui: CCCS – Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Firenze; Mart, Rovereto; Chelsea Art Museum, New York; Sharjah Maraya Art Center, Dubai; Galleria Continua, San Gimignano / Beijing / Le Moulin; Palazzo delle Papesse, Siena; MAN Museo d’Arte, Nuoro; Museo Pecci, Prato; Mori Museum, Tokyo; Galleria Civica di Arte Contemporanea, Trento; Waseda University, Tokyo; Centre d’Art Bastille, Grenoble; Schunck-Glaspaleis, Herleen; Künstlerhaus Palais Thurn und Taxis, Bregenz; GC.AC, Monfalcone; ViaFarini DOCVA, Milano; Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro. Tra i premi ricevuti il Premio Terna (2008), il Talent Prize (2010) e il Premio Cairo (2011).

Alessandro Piangiamore
Nato ad Enna nel 1976.
È stato vincitore di vari premi e residenze tra i quali: 2010 Global Art Programme, Khoj Studio, New Delhi; 2007 Premio Passaporto con il Comune di Torino e DENA Foundation for Contemporary art, presso Centre International d'Accueil et d'Echanges des Récollets di Parigi.
Tra le mostre personali vanno ricordate: 2011 Tutto il vento che c’è, GAMeC, Bergamo; Testimone di fatti ordinari, MAGAZZINO, Roma; 2010 Quando il fuori di adesso era dentro e il dentro era fuori, Fondazione Brodbeck, Catania.
Ha preso parte a numerose mostre collettive, tra le quali: 2013 Natura morta, GNAM, Roma, a cura di Cecilia Canziani e Ilaria Gianni; 2012 Smeared with the Gold of the Opulent Sun, NOMAS Foundation, Roma, a cura di Chris Sharp; Dormitorio Pubblico, Campoli Presti Gallery, London, a cura di Marianna Vecellio; Mutinity seemed a probability, Fondazione Giuliani Roma, a cura di Adrienne Drake; 2009 Il cielo in una stanza, Galleria Comunale d'Arte, Monfalcone, a cura di Andrea Bruciati; 2008 T2 le 50 lune di Saturno, Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, a cura di Daniel Birnbaum; Out of Place, progetto pubblico per gli eventi Paralleli di MANIFESTA 7, Trento, a cura di Federico Mazzonelli; Beware of the Woolf, American Academy in Rome, a cura di Lorenzo Benedetti e Lexi Eberspacher; 2007 PAN HOST, Palazzo delle Arti, Napoli, a cura di Laura Barreca; 3500cm², Alkatraz Gallery, AKC Metelkova mesto, a cura di Lorenzo Benedetti; Round Trip- An Itinerary between Paris, Milan and New York, al Centre International d'Accueil et d'Echanges des Récollets, con la DENA Foundation for Contemporary Art; IACCA, International Association of Corpotate Collections of Contemporary Art, Congress Centre Basel, Basel Art Fair, a cura di Cordula Von Keller; Inscriptions, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene d'Alba (TO), a cura di Jimena Acosta.