De Apocalypsi Corporis

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO RACCHETTA
Via Vaspergolo 3, Ferrara, Italia
Date
Dal al

Venerdì: h18:00-22:00. Sabato: h10:30-12:30 e h16:00-22:00. Domenica: h10:30-12:30 e h16:00-22:00

Vernissage
02/12/2011

ore 18

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Alda Gazzoni, Lucio Lai
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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Un percorso di scoperta del corpo, attraverso uno specchio nell’indiscutibile e attraverso una porta nell’onirico che incanta gli occhi e lo spirito.

Comunicato stampa

Apocalisse non identifica la fine ma la rivelazione di qualcosa che è nascosto. L’Apocalisse è un atto delicato spinto dalla forte volontà di togliere il velo che nasconde la verità. È un atto catartico che svela il Corpo, la verità più certa che abbiamo in questa vita. La crisi, cioè rottura, che ne deriva è un cambiamento violento e radicale: la Coscienza. La coscienza è la morte dell’approssimazione e della cecità data da un velo, spesso di labile consistenza. La realtà è così fragile da non aver bisogno di una coltre pesante per essere celata. La coscienza del corpo, di ciò che siamo, l’atto del vederlo, rappresenta una fase sconvolgente.

L’avvento della conoscenza ci rende prima forti, del potere della conoscenza e con questo, deboli della coscienza di essere piccoli e di intuire qualcosa oltre il corpo. La coscienza del corpo ci porta oltre il visibile. Essere coscienti del corpo ci porta innanzi al ponte della percezione dell’oltre. Sapere la concretezza di un corpo fa assottigliare lo stesso fino a sublimarlo, non a dimenticarlo, è l’atto naturare dello svelare la verità: la verità è un corpo che esso stesso stimola la ricerca dell’oltre, con schizzi e graffi della forma di questa chiave. Scoprire il corpo, la verità è quindi morire e rinascere. Il velo nasconde un segreto; quando viene tolto, l’illusione chiamata segreto si sgretola e prende il nome di verità, realtà, la quale non accetta la stasi nell’estasi della scoperta perché la porta di una nuova percezione si è aperta. La morte, in fine, è un momento di passaggio, non la fine assoluta, è la fine di una cosa sola, non di tutte le cose. E in questo senso la morte e la coscienza danzano sulla curva del connubio.