David Medalla – Locus Solus. Omaggio ad Arthur Rimbaud

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA ENRICO ASTUNI
Via Iacopo Barozzi 3 40126 , Bologna, Italia
Date
Dal al

su appuntamento

Vernissage
03/12/2017

ore 18

Artisti
David Medalla
Curatori
Lorenzo Bruni
Generi
arte contemporanea, personale
Loading…

Mostra personale dell’artista originario delle Filippine David Medalla dal titolo Locus Solus. Omaggio ad Arthur Rimbaud, a cura di Lorenzo Bruni.

Comunicato stampa

La Galleria Enrico Astuni presenta sabato 2 dicembre 2017 alle ore 18,00 la personale dell'artista originario delle Filippine David Medalla dal titolo Locus Solus. Omaggio ad Arthur Rimbaud, a cura di Lorenzo Bruni. La mostra si completa con opere legate al progetto 'Mondrian Fan Club', che Medalla porta avanti dal 1992 insieme all'artista di origine australiana Adam Nankervis. La mostra è stata ideata e realizzata nel periodo di settembre e ottobre 2017, in cui David Medalla è stato ospite a Bologna in uno speciale programma di residenza ideato appositamente per lui dalla Galleria Enrico Astuni.

Il progetto Locus Solus. Omaggio ad Arthur Rimbaud di David Medalla, a cura di Lorenzo Bruni, è costituito da dipinti, disegni, foto di performance e grandi installazioni al tubo di neon realizzate appositamente per l'occasione. Queste opere esposte assieme per la prima volta rappresentano la sintesi della sua lunga indagine, iniziata più di cinquant'anni fa, attorno al dialogo tra poesia, letteratura e arti visive. Nella mostra confluiscono le memorie dei viaggi di Medalla in Italia e in Europa realizzati dagli anni Settanta in poi, dovuti alle diverse partecipazioni a mostre internazionali, oltre alla sua minuziosa conoscenza della letteratura, da Artur Rimbaud a Fëdor Dostoevskij fino alla Divina Commedia di Dante Alighieri. Le differenti suggestioni liriche, ma anche i fatti storici, artistici e politici che le “singole narrazioni” esposte nella mostra sollevano, si muovono attorno a due poli opposti quanto conniventi. Uno è rintracciabile nella grande installazione a parete dal titolo M’ Illumino D’ Immenso liberamente ispirata alla figura del poeta Giuseppe Ungaretti, che consiste in un disegno luminoso di differenti colori realizzato in neon che dialoga con una composizione materica in ceramica realizzata dalla Bottega Gatti di Faenza. L'altro polo è, invece, rappresentato dai differenti interventi dell’Artista insieme ad Adam Nankervis come 'Mondrian Fan Club', realizzati in varie parti del mondo, tra cui la città di Bologna. Quest'ultimi saranno esposti con una speciale installazione in modo tale da creare non un archivio, ma una piattaforma di dialogo in cui la riflessione sul ruolo dello spettatore e quello dell'autore, come l'idea dell'opera in quanto veicolazione di idee o di immagini, possa svolgersi in una dimensione al di fuori di giudizi di valore prestabiliti.

Il curatore Lorenzo Bruni e David Medalla si sono confrontati in una lunga conversazione sull'aspetto concettuale del progetto Locus Solus. Omaggio ad Arthur Rimbaud. Sono riportate qui di seguito alcune parti utili alla comprensione dell'approccio dell'artista non solo a questa mostra, pensata appositamente per la Galleria Enrico Astuni di Bologna, ma in generale alla sua idea d'arte come “etica della conoscenza”.
LB: Nel corso della tua lunga ricerca l'elemento ricorrente sembra essere la voglia di far convivere più visioni culturali al fine di creare la celebrazione dell'incontro con svariati livelli di letture e implicazioni. Questo non è presente solo nelle performance che realizzi dagli anni Settanta o nelle sculture di schiuma Cloud Canyons - Bubble machines auto-creative sculptures che produci dalla fine degli anni Sessanta, ma è un fattore costante anche nelle azioni, nelle poesie e nei quadri che hai realizzato a partire dagli anni Cinquanta quando eri ancora studente nelle Filippine, in cui già affrontavi i riferimenti alle poesie di T.S. Eliot, Rimbaud e Dante Alighieri. Il tuo viaggio in Europa, dopo la permanenza a New York, era quindi ovvio e quasi scontato... DM: Il motivo per cui sembra che il mio lavoro abbia così tanti rimandi alla cultura occidentale è che sono maggiormente documentate le opere che ho prodotto in Occidente, ma ho fatto molte cose anche durante le mie tre visite in Africa. Ho vissuto pure in India, Nepal, Thailandia, Sri Lanka, Pakistan e Malesia. Il lavoro che ho fatto in quei luoghi è stato totalmente effimero, tranne una o due cose che per caso hanno avuto una traccia materica. Ma erano preziose per me allo stesso modo in cui lo erano per le persone che ho incontrato lì, perché raccontavano quello che vedevo e con chi le costruivo e agivo. LB: Quindi il tuo obiettivo è quello di stabilire un dialogo site-specific con il contesto in cui vai ad operare dando più importanza alla temporalità dell'esperienza che ai suoi effetti spaziali. A Stitch in Time - di cui hai presentato un intervento anche all'ultima edizione della Biennale di Venezia curata da Christine Macel - è infatti un work in progress in cui inviti le persone a cucire i loro pensieri su una stoffa, attivando una fotografia mentale più che fisica del periodo della mostra, della comunità, del dialogo di essa con l'esterno. Come è nata la tipologia di intervento di A Stitch in Time? DM: Questa performance è stata fatta in diversi paesi e quindi utilizzando diverse lingue. É un lavoro sul tempo. Il tempo che la persona impiega a cucire sulla stoffa i suoi pensieri e il tempo in cui questi pensieri sono osservati sempre dal pubblico in quel momento e successivamente. Parla di collettività potenziali, ma anche della importanza da parte delle persone di concentrarsi con sé stesse. Anche quando abbiamo realizzato A Stitch in Time a Bologna un anno fa, per la mostra curata da te dal titolo 66/16, le persone continuavano a cucire anche se c'era molta confusione per l'opening perché erano trasportati in una dimensione meditativa altra. La cosa interessante di questo lavoro è che è globalizzato e non ha una sede fisica unica. Allo stesso tempo ogni lavoro è un ritratto di quel contesto irripetibile sia per le persone che intervengono che per i materiali impiegati. Ad esempio il colore della stoffa può variare tutte le volte e lo scelgo rispetto al contesto. Per Bologna era un tulle rosa, mentre per la Biennale a Venezia ho scelto una stoffa bianca. In questa azione collettiva non ci sono preclusioni e limiti politici, estetici, psicologici o linguistici perché coinvolge tutti. LB: É una poesia non solo intima, bensì collettiva? DM: Si la mia ricerca è legata al mondo della letteratura. In America fin dagli anni Sessanta sono conosciuto più come poeta che come artista visivo, ma per me non ci sono differenze. La mostra a Bologna dal titolo Locus Solus. Omaggio ad Arthur Rimbaud per me rappresenta il modo di far coesistere il fare della parola, le immagini sognate e rese reali e la partecipazione del pubblico a quella cosa che possiamo chiamare cultura viva. [...]

David Medalla (Manila, Filippine, 1938; vive e lavora nel mondo). Artista attivo dagli anni Sessanta, anticipando spesso i tempi ha toccato molte delle ricerche artistiche che hanno caratterizzato la seconda metà del Novecento, tra cui: Fluxus, Minimal Art, Land Art, Arte Cinetica, happening, Participation Art.
Il suo lavoro non è ascrivibile ad una corrente particolare se non all'idea di creare delle opere “time specific” riflettendo sul dialogo tra più culture. Dopo molteplici mostre realizzate a New York, nel 1964 Medalla si trasferisce a Londra dove co-fonda la 'Signals Gallery', nella quale veniva presentata l’arte cinetica internazionale. Qui, fino al 1966, cura le edizioni del periodico 'Signals news'. Nel 1967 ha avviato 'Exploding Galaxy', uno spazio che, grazie alla confluenza internazionale di artisti, musicisti, poeti e danzatori, costituì una forza creativa significativa nel periodo di rivoluzioni sociali e culturali degli anni sessanta. Dal 1974 al 1977 è stato presidente di 'Artists for Democracy' e direttore del Centro Culturale Fitzrovia di Londra. Collabora più volte con il mitico curatore Harald Szeemann tra cui la mostra 'Weiss auf Weiss' nel 1966 alla Kunstalle di Berna, 'Live in Your Head: When Attitudes Become Form' nel 1969 a Berna e Londra e alla DOCUMENTA 5 a Kassel nel 1972. Tra le principali mostre collettive internazionali a cui ha partecipato recentemente sono da citare: Viva Arte Viva, 57° Biennale Arte, Venezia, Giardini e Arsenale (2017); Hepworth Prize for Contemporary British Sculpture, The Hepworth Wakefield, Yorkshire (2016); Tate collection, Tate Modern Switch House opening (2016); 66|16, Galleria Enrico Astuni, Bologna (2016); The 8th Asia Pacific Triennial of Contemporary Art (APT8), Queensland, (2015); Unidades y Continuidades, kurimanzutto, Messico City, (2015). Live in your Head, Whitechapel Gallery, Londra (2000); 2nd Johannesburg Biennale, Sud Africa (1998); L’Informe a cura di Yves-Alain Bois e Rosalind Krauss, Centre Pompidou, Parigi (1996); Live/Life a cura di Hans-Ulrich Obrist, Musée d’art Moderne de la Ville de Paris (1996); Flux attitudes, New Museum of Contemporary Art, New York (1992).