Cosimo Cavallo – Volti perché s’incontrano

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA GLI ACROBATI
Via Ornato 4 , Torino, Italia
Date
Dal al

Giovedì e venerdì dalle 16.00 alle 19.30

Sabato dalle 11.00 alle 19.30

Vernissage
12/04/2024
Artisti
Cosimo Cavallo
Curatori
Luca Atzori
Uffici stampa
STILEMA
Generi
arte contemporanea, personale
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Un’esposizione di Cosimo Cavallo.

Comunicato stampa

Venerdì 12 aprile 2024, alle ore 18.00la galleria Gliacrobati (via Ornato 4, Torino) inaugura Volti, perché s’incontrano, esposizione di Cosimo Cavallo a cura di Luca Atzori, in mostra fino a sabato 25 maggio.

 

A cinque anni di distanza dall’esposizione dedicata all'artista nel 2019 e curata da Marzia Capannolo e Francesco Sena, Gliacrobati torna a ricomporre le tappe del lungo viaggio nella vita e nell’arte di Cosimo Cavallo attraverso una nuova mostra, in cui è presentata una significativa quantità di opere centrate proprio sulla rappresentazione del volto.

 

Il tempo che passa, paragonato a una forbice. A ogni sua recisione, qualcosa se ne va, e la realtà appare diversa, prende altra forma. Così, di quegli “occhi rotti” vagheggiati in un tempo misterico, vediamo oggi i volti. Il centro della nostra disattenzione, nell’ipnotica e minacciosa presenza di quel signore barbuto che camminava per le strade e gridava “ti taglio la testa” con accento pugliese, era sugli occhi. Ma quelli erano volti (e domani che cosa saranno?).

Capita così per tutti, i nostri volti cambiano con il tempo, e con essi cambiamo noi, diventiamo altre persone. Come nelle foto da giovani, in cui ci si rivede belli, diventati altri da noi stessi.

Era il 2014 e Cosimo Cavallo riempiva un senso che oggi diventa più articolato. In un tempo che si stira, per farsi simbolo. Disegnava ai tempi le metamorfosi, figure astratte che evocavano nebulose o tempeste solari, con tratti neri da biro, seppure iniziasse a dare una possibilità alla pittura, anche grazie all’aiuto delle persone che occupavano la Cavallerizza Reale a Torino.

 

Quando con Cosimo Cavallo si erano realizzati insieme a Luca Atzori la prima mostra e relativo catalogo presso Rizomi, la galleria di Art Brut che si trovava in quel periodo in via Sant’Agostino, era un periodo di profondi cambiamenti, il quartiere aveva iniziato a brillare. La mostra era stata talmente partecipata che diventava un fatto mediatico: la scoperta di una persona, un artista, in un senzatetto. La solita banalità, una sorpresa che puntualmente si ripete, routinaria. Le persone che scoprono l’artista, quando non si accorgono di scoprire la propria abitudine a stigmatizzare ciò che non riescono a comprendere.

 

È peculiare come in quel periodo catalogo e mostra fossero stati gestiti quasi interamente come una dimostrazione che l’arte di Cosimo Cavallo non fosse Art Brut, etichetta con cui si connota un artista scevro da determinate logiche di mercato, che è rientrato all’attenzione per il fascino esercitato dalla sua figura iperbolica o semplicemente marginale, e questo, se vogliamo essere onesti, può essere vero. Eppure, resta il fatto che è quanto accade nell’esigenza espressiva, e la traccia che ricordiamo, soprattutto dall’epoca moderna in poi, come postuma.

 

Purezza e colta nostalgia, resistenza totale a un mondo che schiaccia la creatività, il possesso di un antico mestiere, la poesia dell’improduttivo, di questo si può accusare un artista come Cosimo oggi. La necessità, però, non è forse sufficiente a trovare un valore in tutto questo?

Cosimo Cavallo
Alias Fabio Elettroni, Cosimo Cavallo nasce nel 1968 a Torino, dove attualmente vive. È tra gli autori valorizzati dal progetto Mai Visti e Altre Storie (www.maivisti.it) a cura di Arteco e dal 2017 in collaborazione conForme in bilico. A vent’anni si innamora della pittura surrealista e dopo il diploma all’Accademia Albertina, con una tesi sul concetto di superficie nel cinema di Fellini, si mantiene per un certo periodo lavorando come educatore con pazienti psichiatrici, si sposa e ha una figlia. Ora, invece, per la maggior parte dei torinesi è soltanto “uno che strilla nei parchi”.

 

Ha vissuto per diversi anni in strada, poi ha trovato studio e casa presso la Cavallerizza occupata e in seguito presso una comunità del circuito di cura di Fermata d’autobus Onlus.  Fino alla mostra ad Amantes e alla personale a Rizomi Art Brut, con catalogo a cura di Luca Atzori e Nicola Mazzeo, in pochi sapevano che fosse anche un artista. È presente a Trailer, collettiva itinerante del progetto Mai Visti e Altre Storie, sin dalla prima tappa del 2014, a InGenio Arte Contemporanea. Ha partecipato a Mi stavo imbattendo nell’infinito e mi sono ritrovato qua, a cura di Beatrice Zanelli e Annalisa Pellino di Arteco per l’occupazione artistica Stare, a cura di Alessia Panfili e Luca Atzori, Palazzo Barolo, 2015 e seguente installazione al Museo Tornielli, Ameno. È il protagonista di La stocastica, un film di Wermir Werner Swarzenfrei.

 

Nel 2016 è a Palazzo Barolo nella doppia personale Tramare. Di filo in segno e di luogo in logo con Giustino Caposciutti, a cura di Alessia Panfili e Tea Taramino; nello stesso anno è protagonista del documentario Cosimo del regista Matt Giorelli (www.cinemaitaliano.info/cosimo). Nel 2017 è con i Cervelli medusa nella tripla personale Nel folto del segno, a cura di Roberto Mastroianni, InGenio Arte Contemporanea. Nel 2018 partecipa alla collettiva Visioni fra cielo e terra: Giorgio Barbero & C, a cura di Tea Taramino e Alessia Panfili, presso la Galleria Gliacrobati. Nel 2019, sempre presso Gliacrobati, tiene la personale Cosimo Cavallo a cura di Marzia Capannolo e Francesco Sena. La galleria lo annovera fra la propria selezione di artisti: www.gliacrobati.com.

 

Ha partecipato a due edizioni del Festival dell’Outsider Art e Arte Irregolare: a Verona nel 2019 e a Torino nel 2021. Nel 2022 è presente nell’esposizione Castrum Claustrum: Art Brut. Visioni dalla parte dell’ombra a cura di Giorgio Bedoni e Daniela Rosi presso l’Ospedaletto del Castello di Agliè. Nel 2024 è tra gli artisti scelti per la mostra ospitata presso la Palazzina Trombini a Melegnano dal titolo L’arte rivela il segreto delle cose. Mappe, mitologie, volti, a cura di Giorgio Bedoni. Fa parte, inoltre, della Collezione Fabio & Leo Cei, custodita negli spazi della Casa dell’Art Brut.

 

La Galleria

La Galleria Gliacrobati nasce nel 2017 da un’idea dell’associazione Onlus Fermata d’Autobus per proporre uno spazio espositivo che guarda alle complessità e fragilità dell’esistente – volto al dialogo internazionale fra arte contemporanea mainstream e non per indagarne le preziose, porose e frastagliate aree di confine. A tale scopo si valorizzano le ricerche di autori e autrici che operano al di fuori del sistema ufficiale dell’arte, in modo indipendente o in luoghi protetti: autodidatti, outsider o artistә che provengono da zone di guerra o da aree di crisi economica e culturale. Particolare voce viene data all’arte contemporanea come strumento di riflessione e di contrasto alle violazioni dei diritti umani e alla violenza di genere.

La galleria è diretta dal team Gliacrobati (una équipe di professionisti tra cui artisti, critici, storici dell’arte, psicoterapeuti, arte terapeuti, sociologi, ecc.

Il nostro lavoro si pone inoltre l’obiettivo di tessere trame di riconnessione fra l’Arte e la sua funzione di cura e di strumento di indagine della psiche, funzione che pur non costituendo necessariamente il fine della vocazione creativa, ne è certamente una delle sue conseguenze più dirette. I progetti da noi realizzati investigano il concetto di Arte in relazione con la sua capacità di sublimare lacerazioni, intercettare fragilità, scavare dentro le emozioni, porre interrogativi e attivare quei processi di visione che l’immaginario collettivo tende a dissimulare sotto l’ordinarietà del quotidiano, recuperando così una dimensione sociale dell’Arte e restituendo all’Artista il suo ruolo di inventore di nuovi mondi e creatore di ponti tra il nostro vissuto e la complessa profondità dell’esistenza.
Oltre all’attività espositiva, la Galleria Gliacrobati sostiene un atelier-laboratorio aperto ad artisti e pazienti psichiatrici con doppia diagnosi, coordinato da Carola Lorio arte terapeuta foto-arte terapeuta e Francesco Sena, realizzato in collaborazione con le comunità terapeutiche Fermata d’Autobus e Fragole Celesti (vedi Collettivo Gliacrobati) e organizza anche laboratori temporanei per altri pubblici: bambini, anziani e pubblico adulto.

In un momento storico in cui la bellezza sembra perdere terreno per il prendere spazio di una quotidianità brutalizzata e strozzata dalla violenza, proprio l’esperienza artistica, con il suo guardare dentro e portare fuori, può essere strumento di resistenza e fornire una nuova chiave di lettura dei rapporti umani.