Clino Castelli – Tectonica

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA GIUSEPPE PERO
Via Luigi Porro Lambertenghi 3, Milano, Italia
Date
Dal al

lunedì-venerdì 14.00-18.30

Vernissage
07/04/2016

ore 18

Artisti
Clino Castelli
Generi
arte contemporanea, personale
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In occasione di MiArt e Salone del Mobile Clino Castelli presenta alcune delle nuove sculture ispirate dalla sua ricerca nell’ambito del design.

Comunicato stampa

La Galleria Giuseppe Pero è lieta di annunciare la mostra personale
Clino Castelli: TECTONICA placche e artcrate

La Galleria Giuseppe Pero e Castelli Design Studio presentano una doppia mostra che mette in scena la storia e le raf gurazioni della Tectonica.
Si tratta del più importante progetto- opera di Clino Castelli, designer capace
di attraversare con i suoi lavori più con- tinenti e più discipline progettuali, perseguendo il rinnovamento dei linguaggi plastici attraverso aspetti intangibili della gurazione, come il colore e la materia, la luce e il suono. Articolato in oltre 40 anni di attività, il contributo di Castelli supera
i tradizionali con ni tra il design e l’arte, stabilendo un codice autonomo sul piano espressivo e concettuale. Il program- ma espositivo si articola su due temi e in due luoghi. Da un lato, alla Galleria Pero,diverse serie di Tectoniche in varie mo- dularità e soprattutto in differenti materiali e niture, dall’altro, al Castelli Design Studio, numerose applicazioni e modelli della megatexture. Le grandi placche esposte nelle due vesti della mosta mettono in scena un codice espressivo uni- versale, basato sulla ripetizione quasi ossessiva di un’unica impronta geometrica, che Castelli ha trasformato negli anni in una sorta di monomania gura- tiva. Quest’ultima è però anche una liberazione dall’assillo nei confronti della se- duzione formale, da sempre così diffusa nel design. La Tectonica dà infatti corpo alla visione No-form di Clino Castelli, una radicale ecologia della forma che si pone sul piano di una sostenibilità estetica e linguistica prima ancora che tecnica. All’inizio degli anni Novanta Clino Castelli disegna una serie di mobili da esporre
alla XVIII Triennale di Milano del 1992. La scelta progettuale è ispirata a un’idea di ecologismo nativo: non disegnare la forma, ma concentrarsi sui materiali e le testure. Della serie fa parte anche la Tectonic, una “libreria antisismica” che darà il nome a una inedita tipologia di testura: una maglia di moduli piramidali in leggero rilievo e con gli spigoli ruotati di 45° rispetto alla base. La Tectonica en- fatizza la materia, come se questa fosse ingrandita al microscopio e dotata di una sua intrinseca tridimensionalità. Declina- zione delle prime megatexture, disegna- te nel 1985 per il Centro di Qualistica Fiat di Torino, quella testura si rivelerà negli anni il modello per le più disparate ap- plicazioni progettuali. Tra queste: sistemi di coperture tessili, bottiglie per l’acqua, controlli domotici, campi da golf, involucri dei supercomputer e, recentemente, dei nuovi server per la “nuvola”, la rete mon- diale dei grandi data center. Capace di as- sumere di volta in volta diverse utilità, mapriva di una nalità intrinseca, per Castelli la Tectonica diventa anche matrice d’arte.
Le due mostre sono realizzate a cura di Guido Musante e sono accompagnate da un testo critico di Tommaso Trini.

COMUNICATO STAMPA

La Galleria Giuseppe Pero è lieta di annunciare la mostra personale
Clino Castelli: TECTONICA placche e artcrate

La Galleria Giuseppe Pero e Castelli Design Studio presentano una doppia mostra che mette in scena la storia e le raf gurazioni della Tectonica.
Si tratta del più importante progetto- opera di Clino Castelli, designer capace
di attraversare con i suoi lavori più con- tinenti e più discipline progettuali, perseguendo il rinnovamento dei linguaggi plastici attraverso aspetti intangibili della gurazione, come il colore e la materia, la luce e il suono. Articolato in oltre 40 anni di attività, il contributo di Castelli supera
i tradizionali con ni tra il design e l’arte, stabilendo un codice autonomo sul piano espressivo e concettuale. Il program- ma espositivo si articola su due temi e in due luoghi. Da un lato, alla Galleria Pero,diverse serie di Tectoniche in varie mo- dularità e soprattutto in differenti materiali e niture, dall’altro, al Castelli Design Studio, numerose applicazioni e modelli della megatexture. Le grandi placche esposte nelle due vesti della mosta mettono in scena un codice espressivo uni- versale, basato sulla ripetizione quasi ossessiva di un’unica impronta geometrica, che Castelli ha trasformato negli anni in una sorta di monomania gura- tiva. Quest’ultima è però anche una liberazione dall’assillo nei confronti della se- duzione formale, da sempre così diffusa nel design. La Tectonica dà infatti corpo alla visione No-form di Clino Castelli, una radicale ecologia della forma che si pone sul piano di una sostenibilità estetica e linguistica prima ancora che tecnica. All’inizio degli anni Novanta Clino Castelli disegna una serie di mobili da esporre
alla XVIII Triennale di Milano del 1992. La scelta progettuale è ispirata a un’idea di ecologismo nativo: non disegnare la forma, ma concentrarsi sui materiali e le testure. Della serie fa parte anche la Tectonic, una “libreria antisismica” che darà il nome a una inedita tipologia di testura: una maglia di moduli piramidali in leggero rilievo e con gli spigoli ruotati di 45° rispetto alla base. La Tectonica en- fatizza la materia, come se questa fosse ingrandita al microscopio e dotata di una sua intrinseca tridimensionalità. Declina- zione delle prime megatexture, disegna- te nel 1985 per il Centro di Qualistica Fiat di Torino, quella testura si rivelerà negli anni il modello per le più disparate ap- plicazioni progettuali. Tra queste: sistemi di coperture tessili, bottiglie per l’acqua, controlli domotici, campi da golf, involucri dei supercomputer e, recentemente, dei nuovi server per la “nuvola”, la rete mon- diale dei grandi data center. Capace di as- sumere di volta in volta diverse utilità, mapriva di una nalità intrinseca, per Castelli la Tectonica diventa anche matrice d’arte.
Le due mostre sono realizzate a cura di Guido Musante e sono accompagnate da un testo critico di Tommaso Trini.