Clara Garesio – Circle time

Informazioni Evento

Luogo
ROTONDA MUKI
Via Maioliche , Faenza, Italia
Date
Dal al

dal venerdì alla domenica 10.00-13.00 e 16.00-19.00
dal lunedì al giovedì su appuntamento (+39 338 8345539)

Vernissage
31/08/2018

ore 18,30

Contatti
Email: claragaresio@gmail.com
Sito web: http://www.claragaresio.it
Artisti
Clara Garesio
Curatori
Anty Pansera
Generi
arte contemporanea, personale
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Clara Garesio, straordinaria ed intrigante ceramista, “ritorna”, dopo tanti anni, a Faenza.

Comunicato stampa

Venerdì 31 agosto 2018, alle ore 18.30, alla Rotonda Rossi di Muky a Faenza (RA), in via delle Maioliche, si inaugura la mostra personale dell’artista ceramista Clara Garesio dal titolo "CIRCLE TIME", a cura di Anty Pansera.

L’esposizione si apre in concomitanza con Argillà Italia, Festival Internazionale delle Ceramiche, in programma a Faenza nel lungo weekend del 31 agosto, 1 e 2 settembre 2018, e prosegue fino a domenica 9 settembre. Essa presenta una selezione di opere in ceramica – esemplari unici – che testimoniano diverse fasi del lungo percorso di ricerca e sperimentazione artistica di Clara Garesio, con alcuni pezzi inediti appositamente realizzati per l’evento. Il fil rouge tra le opere, evocato dal titolo della mostra, è il tema della circolarità, che rende anche omaggio alla straordinaria architettura della Rotonda Rossi. Come scrive Anty Pansera, a proposito delle opere esposte: «riduttivo definirli “piatti”, anche se possono far pensare a quelle rinascimentali trionfali composizioni che naturalmente vengono da lei riproposte non solo con un linguaggio contemporaneo ma, anche, a declinare felicemente tutte le sue materiche competenze. Vi coniuga così porcellana e terracotta; terracotta dipinta a smalto o a ingobbio; terracotta con inserti in porcellana; porcellana dipinta a terzo fuoco con oro… le basi in legno, plexiglass o acciaio… felicissimo il mixage, di forme, tecniche, cromie».

Clara Garesio nasce a Torino e qui frequenta la Civica Scuola d’Arte Ceramica. Prosegue gli studi a Faenza, diplomandosi presso l’Istituto d’Arte per la Ceramica G. Ballardini. Tra gli altri riconoscimenti, nel 1956 vince il 1° Premio al XIV Premio Faenza (sez. studenti), nel 2005 il Primo Premio Internazionale Terra di Piemonte (sez. Arte Ceramica), nel 2006 il Premio alla Carriera del Museo Artistico Industriale “Manuel Cargaleiro” di Vietri sul Mare (SA). Ha sempre insegnato arte ed è tutt’oggi docente per la Società Umanitaria. Ha condotto una personale e costante ricerca nel campo della ceramica – pur praticando svariati altri ambiti espressivi – esponendo le sue opere in rassegne d’arte e mostre personali. Ha realizzato interventi artistici per spazi pubblici e pregevoli pezzi per collezioni private e pubbliche in Italia e all’estero, tra l’altro, Palazzo dell’ONU di Ginevra, sede SEAE dell’UE a Bruxelles, Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, MIAAO di Torino, Museo della Ceramica di Vietri sul Mare (SA), Museu da Marioneta di Lisbona (Portogallo), Museo Duca di Martina di Napoli, Museo della Ceramica di Castellamonte (TO), Museo d’Arte Ceramica di Ascoli Piceno, Raccolta Internazionale d’Arte Ceramica Contemporanea di Castelli (TE), Museo della Ceramica di Grottaglie (TA), MISA di Faenza, Museo “Manuel Cargaleiro” di Castelo Branco (Portogallo), Museo Città Creativa di Ogliara Salerno, MARCON di Cerreto Sannita (BN).

Circle time
Clara Garesio, straordinaria ed intrigante ceramista, “ritorna”, dopo tanti anni, a Faenza. Classe 1938, torinese di nascita e di prima formazione alla Civica Scuola di Arte Ceramica della sua città natale, risponde al richiamo del glorioso Istituto Statale d’Arte per la Ceramica Gaetano Ballardini. Rigore negli studi, docenti non solo autorevoli ma anche appassionati/appassionanti, compagni che saranno anch’essi famosi: siamo nel decennio Cinquanta e alla direzione della scuola c’è il mitico Tonito Emiliani che sa ben scoprire il talento dei suoi studenti (e al di là del genere!): nel 1956 Clara vince il primo Premio Faenza nella sezione riservata agli studenti.
Da lì prenderà il volo, docente a Isernia, poi chiamata a Napoli, certo dal cuore ma anche per partecipare/contribuire alla nascita dell’Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato della Porcellana nel Parco di Capodimonte, dedicato al settecentesco decoratore Giovanni Caselli, finalizzato a rinnovare il settore della porcellana. Da allora un lungo e operoso percorso nella didattica e nell’espressione artistica, primariamente attraverso il medium ceramico, ma non solo.
Ed eccola ora alla Rotonda di Muky, a mettersi in mostra, nello scenografico piccolo e raffinato spazio dall’andamento circolare, all’insegna di un tema/titolo, Circle time, che ripropone quell’espressione inglese che significa letteralmente “tempo del cerchio” ma che potremmo più liberamente tradurre “cerchio magico”: a definire un percorso che ci accompagna, in questa nostra, particolare accezione a conoscere oltre che a rivisitare, la storia creativa, progettuale, metodologica e linguistica dell’artista.
Nell’anello del primo piano si collocano, lungo il perimetro della Rotonda, dieci suoi “tondi”: riduttivo definirli “piatti”, anche se possono far pensare a quelle rinascimentali trionfali composizioni che naturalmente vengono da lei riproposte non solo con un linguaggio contemporaneo ma, anche, a declinare felicemente tutte le sue materiche competenze. Vi coniuga così porcellana e terracotta; terracotta dipinta a smalto o a ingobbio; terracotta con inserti in porcellana; porcellana dipinta a terzo fuoco con oro… le basi in legno, plexiglass o acciaio… felicissimo il mixage, di forme, tecniche, cromie.
E nella loro diversa individualità dialogano così e si confrontano gli aggettanti Riflessi nell'acqua (2008), già alla Biennale di Gualdo Tadino, con quei Fleurs du temps (2018), di dieci anni dopo, ruvido biscotto e delicate roselline in porcellana… e con il pittorico Mediterraneo (2009), omaggio alla Costiera Amalfitana. E si rincorrono e ripropongono i suoi più caratterizzanti leitmotiv: in Imagining "In women’s hands" (2012) quelle “ornate” e generose mani che caratterizzano anche la sua opera al Palazzo dell’ONU di Ginevra e quell’occhio che è primattore anche dei recentissimi Persa in una dolce meraviglia, ti guardai (2018) e Visioni (2018). Parte esplicita del racconto di un articolato percorso sono le cromatiche/materiche/tematiche contrapposizioni di Resurrezione (2009) e di Demetra (2015), nonché i geometrici decori a smalto su terracotta di Dinamica espansione (2009) e di Imperfetti paralleli (2009), segnano/sottolineano quasi e testimoniano, dal primo all’ultimo “passaggio”, una storia di terre. Insieme di “oggetti”, invece, quasi già un’“installazione” è Al chiaro di luna (2018). Qui Clara ha armoniosamente disposto (accrocage già proposto a fine anni Sessanta) objets trovés, d’uso quotidiano, in porcellana industriale/di serie, bianca, di grande qualità, ai quali ha dato nuovo senso con tocchi d’oro e di nero a terzo fuoco: piattini, tazzine, portauovo… ma anche “figurine” dai tratti nipponici – eleganti “madamine” Butterfly - hanno trovato una propria unicità nell’insieme grazie alla maestria dei segni geometrici e delle sinuose curvature (una ripresa di segni degli anni Sessanta della ceramista) che li hanno personalizzati. Più raccontati i decori di alcuni, fiori e foglie stilizzate ad intrecciarsi in altri, le ciotoline ad ospitare dorate carpe koi dalle fluttuanti code, fantastici uccelli e una beneaugurante coccinella ad accoglierli sui piattini.
In un crescendo si approda al Belvedere della Rotonda, all’attico semi-aperto, al tholos che lo corona: al centro si definisce la grande composizione/installazione, Fiorire è il fine (2015-16), da leggersi disponendosi tutt’attorno, in cerchio.
Il fil rouge che unisce l’insieme di queste ceramiche appartenenti a diversi momenti della storia creativa dell’artista, e che accomuna forse le nostre emozioni, è rappresentato da questa costante, insistente, voluta “circolarità”: dal “parlarsi” di tutti questi attori sul/nel palcoscenico della Rotonda. Una compagnia ben rodata che sa mettere in scena una piéce che testimonia, nella coerenza di un percorso creativo, la “varietà” interpretativa ¬– plasticità, pittoricità, capacità di comporre, di decorare, smaltare…¬–, della loro autrice/regista che sa ben utilizzare/“abbracciare” le infinite possibilità e le potenzialità delle terre.
Esplicito il desiderio, certo, di meglio inserirsi e omaggiare, un luogo storico ma anche di testimoniare la “quadratura” per certi versi di un cerchio: e rendere intrinseco omaggio alla raffinata formazione e alle articolate competenze di Clara Garesio e al suo decollo dalla città manfreda.

Anty Pansera
Storico e critico delle arti decorative e applicate e del design
Presidente di DcomeDesign