Catalonia in Venice

Informazioni Evento

Luogo
CANTIERI NAVALI
Fondamenta Quintavalle, Castello 40 , Venezia, Italia
Date
Dal al

date e orari della performance di Marcel Borràs:

“Lei si appropria di sè nel presente”
8 maggio alle 17.00
9 maggio alle 12.00 e alle 17.00
10 maggio alle 12.00

La performance è su prenotazione, contattare: [email protected]
Il punto d’incontro per la performance itinerante è presso il padiglione: Calle Quintavalle, Castello 40, Venezia

Vernissage
10/05/2019

ore 18

Curatori
Pedro Azara
Generi
arte contemporanea
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L’Institut Ramon Llull partecipa per la 6ª volta alla Biennale Arte, nella sezione Eventi Collaterali, con la mostra curata da Pedro Azara Catalonia in Venice_To Lose Your Head (Idols).

Comunicato stampa

L’esposizione multiautore solleva la questione della ricezione dell’arte documentando la complessa vita delle statue pubbliche ai nostri giorni. In un mondo di immagini, in cui l’iconoclastia, l’iconodulia e la trasformazione estetica e di significato sono modi di mettere in relazione realtà e potere, la mostra indaga il feticismo delle immagini considerate alla stregua di esseri viventi e incoraggia il dialogo come possibile strada verso la felicità, la consapevolezza e la libertà degli uomini.

Image: Female nude decapitated, Via Favencia Barcelona municipality depot. Photographer: Pedro Azara
Attraverso una performance di Marcel Borràs, video, fotografie, un libro d’artista, un archivio,Catalonia in Venice_To Lose Your Head (Idols) indaga la ricezione dell’arte ponendo delle sculture naturalistiche e figurative al centro della riflessione. La mostra prende le mosse dall’analisi di alcune statue novecentesche esposte in spazi pubblici catalani per esaminare gli obiettivi delle immagini da un punto di vista teorico. Muovendosi tra paradigmi dell’antico e del nuovo, nell’esposizione vengono documentate e analizzate le vicende di statue pubbliche, di volta in volta stimolanti, distruttive, lucide o irrazionali. Catalonia in Venice_To Lose Your Head (Idols) narra la storia di queste statue in Catalogna, le loro vicissitudini, il rapporto appassionato che hanno intrattenuto e intrattengono con noi, vicissitudini che hanno lasciato tracce. Queste storie recenti sono simili a quanto avviene ed è avvenuto in ogni parte del mondo, in ogni cultura in cui l’immagine ha svolto o svolge un ruolo importante nella vita dei singoli e delle comunità. Gli artisti coinvolti nel progetto interpretano la capacità delle immagini di suscitare emozioni e sollecitare reazioni fisiche più in là dell’iconodulia e dell’iconoclastia contemporanea, esplorando al contempo la fascinazione e il significato del loro potere, come pure i modi e le ragioni dell’attrazione che le opere d’arte esercitano su di noi destando “sentimenti” impetuosi.

Basata su quattro colonne portanti – performance, video, un libro d’artista e un archivio – e corredata di riferimenti a opere poetiche, letterarie, teatrali e architettoniche, la mostra documenta dei casi in cui le statue pubbliche hanno il potere di cambiare la loro funzione a prescindere dall’autore, dal committente e dal contesto spazio-tempo.

L’ambiziosa performance di Marcel Borràs, uno dei più famosi attori di cinema e teatro della Catalogna per i suoi lavori sull’identità, trasporta il potere delle immagini in un territorio in cui la rappresentazione, l’azione e la parola svolgono un ruolo fondamentale. Realizzata dall’attrice Marta Aguilar, “statua vivente”, “Lei si appropria di sè nel presente” permetterà di rivivere e contestualizzare, da un punto di vista sia storico che estetico, le vicende occorse alla statue analizzate dalla mostra. Come parte della performance, la scultura interattiva “E.Y.M: (a f*** vending machine)”, si configura come una risposta al lavoro di Borrás che prenderà identità propria.

Catalonia in Venice_To Lose Your Head (Idols) e la ricerca curatoriale di Pedro Azara culmina in un libro d’artista pubblicato da Tenov Editorial, in cui sei dei più importanti artisti catalani di due diverse generazioni riflettono sul potere delle immagini. Con disegni, illustrazioni, poesie e saggi, David Bestué, Lúa Coderch, Lola Lasurt, Daniela Ortiz, Perejaume e Francesc Torres esplorano il modo in cui concetti quali iconodulia, iconolatria e iconoclastia si confrontano con la storia dell’arte pubblica e della percezione dell’arte.

Con il video, “EYES/EYES/EYES/EYES” (Occhi/Occhi/Occhi/Occhi), Albert García-Alzórriz presenta le statue oggetto della mostra, prendendo in esame l’ambivalenza dell’immagine, la materia e la soggettività delle immagini naturalistiche realizzate appositamente per gli spazi pubblici. L’allestimento dello spazio dellla mostra catalana ad opera dell’architetto Tiziano Schürch si ispira alle impressioni angoscianti, inquietanti, devastanti suscitate da una visita a un deposito municipale in cui sono stati collocati dei monumenti rimossi dallo spazio pubblico. Le statue danneggiate, mutilate, profanate e irreparabili rappresentano un simbolo eloquente della complessità della vita.

“… e le statue vogliono morire. La pietra, strappata alle pietre, la materia scolpita, plasmata o fusa, costretta in una forma imposta vuole tornare al regno minerale. Le statue sono corpi artificiali. Come esseri estranei suscitano passioni, desideri e paure. Le statue ci dominano. Ci mettono davanti a quello che non sempre vogliamo vedere. Le invochiamo o le decapitiamo. Disperati davanti al loro disprezzo o grati per un’inattesa rivelazione, rispondiamo con un grazie o con un colpo di grazia. Davanti alle statue, nostri idoli, ci infuriamo – e le sfiguriamo –, perché non ci guardino più, per non vederci più riflessi nei loro occhi.”
—Pedro Azara, curatore