Carlos Garaicoa / Hans Op de Beeck

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA CONTINUA
Via Del Castello 11, San Gimignano, Italia
Date
Dal al

da lunedì a domenica, 10.00-13.00 / 14.00-19.00, su appuntamento

Vernissage
24/07/2021
Artisti
Hans Op de Beeck, Carlos Garaicoa
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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Mostre personali di Carlos Garaicoa e Hans Op de Beeck presso Galleria Continua a San Gimignano.

Comunicato stampa

CARLOS GARAICOA

“Imágenes Infieles / Unfaithful Images”

Inaugurazione sabato 24 luglio 2020, via del Castello 11, dalle 15 alle 21
Fino al 6 gennaio 2022, da lunedì a domenica, 10.00-13.00 / 14.00-19.00, su appuntamento.

Per garantire la massima sicurezza è necessario prenotare la vostra visita alla mostra sul sito della galleria: www.galleriacontinua.com

“Imágenes Infieles / Unfaithful Images” è il titolo della nuova mostra personale che Carlos Garaicoa concepisce per gli spazi di Galleria Continua a San Gimignano.

Il percorso espositivo si compone di una serie di opere inedite: “Vertical” e "Sogniamo sulla superficie graffiata di un vetro" (2021); “Ciudad Archivo / Archive City” (2020), un nucleo di sculture in cui torna l’idea dell'architettura della città di notte; S/T (Bend Building), un’opera dove Carlos Garaicoa gioca con la carta trasformandola in scultura. In platea l’artista presenta, per la prima volta in Italia, “Partitura”, un’installazione maturata negli ultimi dieci anni grazie alla collaborazione con 70 musicisti e tecnici. Concepita come opera corale, è il primo lavoro interattivo dell’artista cubano.

La riflessione sullo spazio urbano e architettonico è da sempre per Carlos Garaicoa una chiave d’accesso a paradigmi più complessi, dove la storia del presente e del recente passato si frammenta in segni, vestigia e relazioni. I dipinti e le sculture che danno forma a “Vertical” emergono da un esercizio di associazioni e incontri urbani, approfondiscono l'idea di architettura e il tradizionale object trouvé, nondimeno, sperimentano la tradizione musicale del tema con variazioni. “Camminando vicino allo studio a Madrid, racconta Garaicoa, attraversando un edificio in costruzione, ho trovato una delle strutture in ferro usate come basi per posizionare tubi metallici per la segnaletica, e le recinzioni di delimitazione che caratterizzano questi spazi. Le aperture e le forme suggestive di queste basi, con le loro geometrie stravaganti, surreali e quasi aliene, mi hanno portato a immaginare forme verticali, che si collegano all'idea di una città verticale, di edifici molto alti, anche di forme monolitiche e totemiche di una cultura lontana e futuristica”.

"Sogniamo sulla superficie graffiata di un vetro" nasce da una serie di domande sulla natura dell'immagine, sulla sua frammentazione e perpetuità nella cultura contemporanea. L’artista ce ne svela la genesi: “Mi ha sempre incuriosito molto quel testo che appare sugli specchi. "Gli oggetti nello specchio sono più vicini di quanto appaiano". Questo testo è un misto di testo oggettivo e di divagazione poetica sulla natura dell'immagine. La distanza, l'apparenza, la presenza fisica, la duplicazione e l'inversione dell'immagine, tra gli altri temi, emergono nella relazione che manteniamo con questi piccoli oggetti, che determinano la nostra sicurezza a bordo di un'auto sulla strada e sulle vie pubbliche di una città. Il mio interesse e la mia curiosità sono cresciuti quando, in più di un'occasione, ho trovato un certo numero di specchietti retrovisori distrutti dall'impatto di un'altra auto. La moltiplicazione dell'immagine è poi riuscita a portare la mia immaginazione in luoghi straordinari (…) Si dice che viviamo nell'epoca dell'immagine, eppure in questo lavoro continuo a pensare al momento in cui parola e immagine convergono e mettono in discussione la realtà del "reale", sostituendola con la "realtà" dell'"immaginabile" e del "possibile". Questa installazione è un divenire dell'imago, che secondo Lezama Lima non è altro che il momento fondante di un'immagine, dove tutto comincia.

L’ispirazione artistica di Garaicoa iniziata dalla sua curiosità per l’Architettura, sbirciando negli spartiti architettonici da lui disarticolati, inseguendo la tensione delle tante storie umane che si sono succedute nel tempo, e dei loro significati immanenti, prende forma anche nella serie “Ciudad Archivo / Archive City”. Qui gli edifici tornano ad essere i soggetti essenziali del dialogo tra l’individuo e l’ambiente urbano, su ciascun edificio campeggia una scritta al neon: Frases falsas / False phrases; J’accuse; Corrupto Frio Invierno / Corrupt Cold Winter; Geo-Política / Geo-Politic sono alcuni esempi. “Ancora una volta, spiega Garaicoa, ho cercato di ricreare processi di astrazione, poesia e fragilità attraverso le città (…). L'inclusione della scrittura, così come di alcune narrazioni che riflettono le tensioni sociali ed esistenziali attraverso il segno scritto della città, è stata ricorrente nella mia carriera. I miei disegni su carta come proposte architettoniche impossibili per L'Avana e per altre città, hanno mostrato questa ossessione e questa ricerca dell'integrazione del testo sia nel segno urbano che nel segno grafico”.

Un foglio di carta formato A3, tagliato e piegato, nelle mani di Garaicoa si trasforma in un frammento di città. Questo ciclo di disegni, dal titolo S/T (Bend Building), evoca alcuni dei gesti scultorei della prima avanguardia russa e alcune proposte visive del Neoconcretismo brasiliano; cercando di appropriarsi di queste forme, crea uno spazio visivo che suggerisce sia mondi potenziali che utopisti.

“Partitura”, l’opera installata in platea, rappresenta un altro anello di questa catena di viaggi urbani. Carlos Garaicoa immagina un nuovo tipo di orchestra con la quale celebra il potenziale di unità creato dalla diversità e le possibilità che nascono dalla collaborazione tra culture e generi: 40 musicisti di strada, diversi per background culturale, livello di abilità e tradizione musicale, interpretano insieme la partitura composta da Estaban Puebla. La città prende a prestito il suono di strumenti a fiato, a corda, a percussione e la voce dei cantanti, per restituirci un archivio di sonorità urbane all’interno di uno spazio visivo inconsueto e inaspettato. “Un gioco di sguardi e di ascolto, pensato per essere uno spazio che cambia casualmente proponendo diversi viaggi e incontri all'interno di una città in continua trasformazione”, chiosa l’artista.

Carlos Garaicoa (L’Avana, 1967) vive e lavora fra L’Avana e Madrid. Tra le mostre più importanti ricordiamo: SCAD Museum of Art, Savannah (2020); Peabody Essex Museum, Salem (2020); Lunds Konsthall e Skissernass Museum, Lund (2019); Parasol Unit Foundation, Londra (2018); Portoseguro, San Paolo (2018); Centro Gallego de Arte Contemporaneo, Santiago de Compostela (2018); Fondazione Merz, Torino (2017); MAAT, Lisbona (2017); Azkuna Zentroa, Bilbao (2017); Museum Villa Stuck, Monaco (2016); Nasjonalmuseet, Oslo (2015); CA2M Centro de Arte Dos de Mayo, Móstoles, Madrid (2014); Fundación Botín, Santander (2014); NC-Arte and FLORA ars + natura, Bogotá (2014); Kunsthaus Baselland Muttenz, Basel (2012); Kunstverein Braunschweig, Brunswick (2012); Contemporary Art Museum, Institute for Research in Art, Tampa (2007); H.F. Johnson Museum of Art, Cornell University, Ithaca, New York (2011); Stedelijk Museum Bureau Amsterdam (SMBA), Amsterdam (2010); Centre d’Art la Panera, Lérida (2011); Centro de Arte Contemporáneo de Caja de Burgos (CAB), Burgos (2011); National Museum of Contemporary Art (EMST), Atene (2011); Inhotim Instituto de Arte Contemporáneo, Brumadinho (2012); Caixa Cultural, Río de Janeiro (2008); Museo ICO (2012) e Matadero (2010), Madrid; IMMA, Dublino (2010); Palau de la Virreina, Barcelona (2006); Museum of Contemporary Art (M.O.C.A), Los Angeles (2005); Biblioteca Luis Ángel Arango, Bogotá (2000). L’artista ha preso parte a prestigiosi eventi internazionali: Biennale de l’Habana (1991, 1994, 1997, 2000, 2003, 2009, 2012, 2015), Shanghai (2010), São Paulo (1998, 2004), Venezia (2009, 2005), Johannesburg (1995), Liverpool (2006) e Mosca (2005); le Triennali di Auckland (2007), San Juan (2004), Yokohama (2001) e Echigo-Tsumari (2012); Documenta 11 (2003) e 14 (2017); PhotoEspaña 12 (2012).

In ottemperanza alle misure per il contenimento del rischio da contagio Covid-19 gli ingressi alla mostra saranno contingentati.
HANS OP DE BEECK

“The Boatman and Other Stories”

Inaugurazione sabato 24 luglio 2021, via del Castello 11, dalle 15 alle 21
Fino al 6 gennaio 2022, da lunedì a domenica, 10.00-13.00 / 14.00-19.00, su appuntamento

Per garantire la massima sicurezza è necessario prenotare la vostra visita alla mostra sul sito della galleria: www.galleriacontinua.com

Galleria Continua è lieta di presentare la personale dell’artista belga Hans Op de Beeck dal titolo “The Boatman and Other Stories”. La mostra raccoglie sculture inedite e recenti che esplorano il genere della natura morta in chiave contemporanea e anacronistica. Si tratta per lo più figure umane attraverso le quali l'artista desidera offrire un punto di partenza per molte storie possibili: uomini e donne di diversa estrazione sociale ed età, ritratti con dovizia di particolari in posizioni rilassate o mentre compiono semplici gesti quotidiani.

Artista visivo, ma anche regista teatrale, drammaturgo e compositore, Hans Op de Beeck si muove tra linguaggi e materiali diversi. Da alcuni anni oltre alla pittura, alla scultura, alle grandi installazioni immersive, ai film d’arte e alla fotografia ha sviluppato una serie di sculture che ritraggono figure umane. Sebbene numerose donne, uomini e bambini abbiano posato nello studio dell'artista nel corso degli anni, queste sculture non sono dei ritratti ma piuttosto figure immaginarie, personaggi che, da soli o in dialogo con una seconda persona, raccontano una storia universale in cui l'eternità e l'attualità si uniscono.

La mostra “The Boatman and Other Stories” è popolata da molte di queste figure. “The Boatman" (2020) è una statua a grandezza naturale di un uomo su una piccola barca a remi, che sembra spingersi lontano dalla riva. Come “The Horseman” (2020) - una scultura attualmente installata al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo - rappresenta un solitario senzatetto sempre in movimento, un uomo di mezza età e a metà della vita, che ha impacchettato in modo alquanto precario e improvvisato ogni suo avere su una piccola barca: il suo cane, una gallina, effetti personali e altri generi di sopravvivenza che potranno essere oggetto di vendita o di scambio. "The Cliff" (2019) presenta una coppia di adolescenti seduta su una roccia sul bordo di un precipizio. Lo sguardo aperto della ragazza indugia in lontananza come se fosse preoccupata di qualcosa, mentre l'attenzione del ragazzo è tutta concentrata su di lei. “È un'immagine agrodolce dei capricci del giovane amore intrecciati con l'innocenza scandita dalla percezione travolgente di un mondo non ancora vissuto, al quale siamo invogliati a tornare”, spiega l’artista. Si coglie la preoccupazione ricorrente di Op de Beeck per il cambiamento, in cui diverse fasi della nostra vita sono punteggiate dal peso dell'attesa prima di passare a una nuova fase; qui, l'avvento del primo amore segnala il passaggio all'età adulta e la perdita dell'innocenza.

In mostra troviamo anche “Dancer” (2019-2021), una scultura in bronzo che trasmette l’allegria sommessa e malinconica di una ballerina brasiliana in un momento di riposo con gli occhi chiusi, seduta su una vecchia sedia mentre fuma una sigaretta; “Mum and Dad” una coppia di anziani in vestaglia, stretti in un abbraccio sulla soglia di casa che guardano fuori come se qualcosa stesse succedendo per strada; "The Conversation" (2019), due uomini che conversano, sorprendentemente comodi, in piedi su una piccola scala pieghevole traballante. Le loro valigette sono posizionate sul pavimento, il che suggerisce che entrambi provengano dal lavoro o stiano per raggiungerlo.

Nel 2015 Op de Beeck ha realizzato un film con i burattini, animati dal vivo da burattinai vestiti di nero. Con “Celeste (Smoking)” (2020), riprende il concetto della rappresentazione dell'essere umano come una bambola. La bambola è scolpita con gli arti collegati alle tipiche articolazioni delle bambole. Per l'artista questa immagine trasmette sia l’incapacità di potersi difendere che la tragedia silenziosa. In “Celeste (Smoking)” vediamo un personaggio femminile ritratto nel semplice gesto di fumare una sigaretta. I dettagli altamente realistici e soggettivi del viso, delle mani e dei piedi di Celeste contrastano con il resto del corpo che ha l'aspetto meccanico e più impersonale di un burattino manipolabile. “Girl asleep” (2021) è una scultura a grandezza naturale della testa di una ragazza addormentata. Le libellule fluttuano sopra di lei, come se rappresentassero l'atmosfera fiabesca di un dolce sogno. Il sonno è un soggetto ricorrente nel lavoro dell'artista, da sempre incuriosito da questo stato come zona di resa e liberazione, un mondo insondabile ed enigmatico.

Rappresentano il nostro ambiente attuale ricordandoci al contempo la natura transitoria dell’esistenza umana “Vanitas XL” (2021) e “Vanitas Table (the coral piece)” (2021). Rispetto alle variazioni più classiche di vanitas realizzate in precedenza dall’artista, queste nuove nature morte monocromatiche si arricchiscono di elementi più giocosi e festosi.

Dal 2018 Hans Op de Beeck lavora costantemente nel suo studio ad una serie in progress di vetrine scultoree, "Wunderkammer". All'interno di queste opere sono riunite, da un collezionista fittizio, le più diverse interpretazioni scultoree di souvenir. Nella tradizione rinascimentale europea delle "Wunderkammer" (camere delle meraviglie) le raccolte di curiosità appaiono anacronistiche e della più disparata provenienza. Le vetrine fanno da ponte tra il confine sottile che esiste tra ciò che è prezioso e ciò che non ha valore, tra particolarità e banalità e l'importanza delle storie per dare vita a un oggetto “inanimato”. Sono vetrine che sembrano essere state spogliate di tutto il loro lustro e lasciate indietro come unità silenziose.

Completano il percorso espositivo “Lily” (2020)”, “Sleeping Dog” (2019), “The Three sisters” (2020) e “After work” (2021) due scheletri allegri e ciarlieri, soggetti ricorrenti negli ultimi lavori dell’artista, che con spensieratezza ci parlano della nostra natura mortale.

“The Boatman and Other Stories” parla dunque dei dolori della crescita, della ricerca di identità, delle difficoltà, del disagio e dei silenzi della nostra esistenza, ma anche dei nostri sogni e speranze per un futuro migliore, della ricerca della pace interiore e della meraviglia.

Hans Op de Beeck è nato a Turnhout nel 1969. Vive e lavora a Bruxelles, Belgio. Op de Beeck ha esposto le sue opere in numerose mostre personali e collettive in tutto il mondo.

Ha tenuto notevoli mostre personali istituzionali presso i seguenti centri: Museo di Arte Contemporanea GEM de L’Aia, L’Aia, NL (2004); Museo di Arte Contemporanea MUHKA, Anversa, B (2006); Centraal Museum, Utrecht, NL (2007); Smithsonian’s Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington DC, US (2010); Kunstmuseum Thun, CH (2010); Centro de Arte Caja de Burgos, Burgos, ES (2010); Butler Gallery, Kilkenny, IRL (2012); Kunstverein Hannover, D (2012); Tampa Museum of Art, Tampa, USA (2013); Harn Museum of Art, Gainesville, FL, USA (2013); FRAC Paca, Marsiglia, F (2013); MIT List Visual Arts Center, Cambridge, Boston MA, US (2014); MOCA Cleveland, OH, US (2014); Sammlung Goetz, Moncaco, D (2014); Screen Space, Melbourne, AU (2015); Château de Chimay, Chimay BE (2015); Espace 104, Parigi, FR (2016); Kunstmuseum Wolfsburg, Wolfsburg, DE (2017); Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare, IT (2017); Kunstraum Dornbirn, DE (2017); Museum Morsbroich, DE (2017); Les Moulins, Boissy-le-Châtel, FR (2018); Scheepvaartmuseum Amsterdam, Amsterdam, NL (2018); Kunsthalle Krems, Krems an der Donau, AT (2019); State Hermitage Museum, San Pietroburgo RU (2021).

Op de Beeck ha partecipato a numerose mostre collettive presso istituzioni come il Reina Sofia, Madrid, ES; Scottsdale Museum of Contemporary Art, AZ, US; Towada Art Center, Towada, JP; ZKM, Karlsruhe, DE; MACRO, Roma, IT; Whitechapel Art Gallery, Londra, GB; PS1, New York, NY, US; Musée National d’Art Moderne, Centre Pompidou, Parigi, FR; Wallraf-Richartz Museum, Colonia, DE; Hangar Bicocca, Milano, IT; Hara Museum of Contemporary Art, Tokyo, JP; 21C Museum, Louisville, Kentucky, US; The Drawing Center, New York, NY, US; Kunsthalle Wien, Vienna, AT; Shanghai Art Museum, Shanghai, CN; MAMBA, Buenos Aires, AR; Haus der Kunst, Monaco, DE; Museo d’Arte Moderna di Bologna, Bologna, IT; Kunstmuseum Bonn, Bonn DE; Musée des Beaux Arts de Caen, Caen, FR; Kunstraum Dornbirn, Dornbirn, AU; Museum Morsbroich, Leverkusen, DE; Den Frie Center of Contemporary Art, Copenhagen, DK; Royal Museum of Fine Arts, Brussels, BE; Frankfurter Kunstverein, Francoforte, DE; Museum Kunstpalast Düsseldorf, DE; National Taiwan Museum of Fine Arts, Taichung, TW; Ocean Flower Island Museum, Hainan, CN; Museum of Contemporary Art Krakow, Krakow, PL; Kröller-Müller Museum, Otterlo, NL; BOZAR, Brussels, BE; Iwaki City Art Museum, Iwaki, JP.

Le sue opere sono state invitate a partecipare alla Biennale di Venezia, Venezia, IT; Biennale di Shanghai, Shanghai, CN; Triennale di Aichi, Aichi, JP; Biennale di Singapore, Singapore, SG; Art Summer University, Tate Modern, Londra, GB; Biennale di Kochi-Muziris, IN; Triennale di Setouchi, Shodoshima, JP; Triennale di Bruges, Bruges, BE e molti altri eventi artistici.