Carlo D’Oria – Incontri

Incontri è una mostra monografica, a cura di Roberto Mastroianni, dedicata allo scultore Carlo D’Oria (Torino,
1970), artista che da anni indaga esplora il tema della fragile e precaria condizione umana nel mondo.
Comunicato stampa
La Galleria Umberto Benappi, con il supporto creativo di Riccardo Pietrantonio, inaugura la stagione
espositiva estiva nella sua sede di montagna a Sansicario Alto con Incontri - Carlo D’Oria, prima mostra del
ciclo ESPOSTA. ARTE AD ALTA QUOTA.
Incontri è una mostra monografica, a cura di Roberto Mastroianni, dedicata allo scultore Carlo D’Oria (Torino,
1970), artista che da anni indaga esplora il tema della fragile e precaria condizione umana nel mondo,
mettendo in forma una dialettica originale tra individualità e moltitudine, capace di restituire la complessa
relazione che gli uomini intrattengono con se stessi e l’ambiente che li circonda. La selezione di opere,
realizzate tra il 2011 e il 2025, rappresenta un vero e proprio incontro all’interno della produzione dell’artista
torinese, in un percorso creativo che si sviluppa tra sculture, installazioni e figure simboliche.
Nelle sue opere realizza sculture dalle forme e dalle linee essenziali, figurazioni plastiche minimali, geometrie,
ingranaggi, colori e materiali che concorrono a portare a rappresentazione un universo popolato dalle tracce
della presenza umana nel mondo. Attraverso la capacità di articolare la pesantezza dei materiali in forme
leggere dai tratti essenziali, mette in forma con un segno leggero figure del nostro immaginario: dai pensatori-
filosofi e personaggi mitologici a veri e propri Uomini armati (2024) che evocano figure umane impegnate in
una battaglia non solo fisica ma anche interiore.
La sua “figurazione - non figurazione” è soggetta a un processo di astrazione teso ad individuare le linee di
forza e i contorni della dinamica presenza umana nel mondo e così facendo sviluppa opere narrative dal forte
impatto iconico, in cui la rappresentazione dell’umano è riportata ai tratti essenziali della dimensione
antropologica.
I materiali poveri e industriali, come il ferro, il corten, la resina, la cera, dialogano con i materiali nobili, come il
marmo e il bronzo.
Tra le opere più recenti, Nebbia (2024) emerge come emblema della riflessione sull’impermanenza: figure
evanescenti si dissolvono nella materia, evocando la perdita, la memoria e il lento svanire del tempo. Un’opera
che si fa poesia visiva, dove ogni forma suggerisce un ricordo che si affievolisce.
Attraverso un linguaggio plastico essenziale ma denso di significati, Carlo D’Oria costruisce un racconto
scultoreo fatto di ingranaggi esistenziali, pensatori erranti, uomini armati di interiorità. Un “incontro”,
appunto, con l’umano.