Canti lunari del vichingo

Informazioni Evento

Luogo
(IN)VISIBILE
Via Barcellona 75, Cagliari, Italia
Date
Dal al

dal giovedì al sabato dalle 19 alle 21

Vernissage
21/03/2015

ore 18,30

Curatori
Efisio Carbone
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Verrà presentato al pubblico un ciclo di dipinti appartenenti al filone dei “notturni”, dove il chiaro di luna sarà protagonista di un viaggio spirituale sospeso tra l’onirico e il fantastico, un mondo fiabesco popolato di metafore e di miti scaturiti dall’io più profondo.

Comunicato stampa

In occasione del vernissage il maestro giocoliere Riky Riccardo Tanca eseguirà una performance dal titolo IMPRO.
Lo spettacolo "IMPRO" è un pout-pourri composto da più performances di giocoleria/danza originali.
La performance si caratterizza per l'uso di uno o più oggetti differenti.
L'esibizione si unisce tre elementi principali: l'impiego di vari attrezzi (anelli, clave, palline, oggetti vari), l'improvvisazione estemporanea e coreografie originali, accuratamente studiate su suggestione della tecnica Graham.
Gli spettatori avranno la possibilità di immergersi in una dimensione spazio-temporale: nel corso delle performances le coreografie di giocoleria, gli oggetti, le scie degli attrezzi, le loro figure nello spazi possono seguire il ritmo della musica o contrapporsi a essa, in una sorta di dialogo oppositivo.

Canti lunari del vichingo

Sognatore è chi trova la sua via alla luce della luna
punito perché vede l’alba prima degli altri. (Oscar Wilde)

A te Selene,
splendida dea dai piedi d'argento sollevano gli occhi malinconici del Vichingo in una lunga notte insolitamente chiara. L'aria è priva di venti e gli astri in cielo, intorno a te lucente brillano ardendo. (Omero, Iliade)
Mentre i passi sprofondano nel sogno l’artista ricama minuzioso la tela di stelle dedicandoti visioni surreali, come già fecero poeti e pittori riservandoti segreti reconditi, speranze, angosce, prima che l'alba tutto svaporasse nelle brume del mattino. Sei come noi, hai un lato oscuro che non mostri mai a nessuno. E procedi nel tempo immutabile rischiarando quei luoghi che a noi vengono alla memoria.
Tu conosci, Selene, cosa sia l'amore impossibile mentre accarezzando con la tua luce il bel corpo di Endimione desideridestarlo dal sonno a cui Zeus lo ha condannato. E delle sue ambasce Saffo ti avrà fatto partecipe come nell'indimenticabile frammento a te dedicato: "Tramontata è la luna e le Pleiadi a mezzo della notte; anche giovinezza già dilegua, e ora nel mio letto resto sola"
Hai illuminato i notturni di Fredrich agli albori del romanticismo, colmato il cuore di Van Gogh nelle sue straordinarie notti stellate, impreziosito i racconti fantastici del giovane Kandinsky, sospeso nel tempo l'amore di Chagall, suggellato le associazioni inattese dei sogni di Magritte. Hai ispirato le note immortali di Beethoven così come quelle di Debussy nella sua suite bergamasque, a te Bellini ha dedicato la sua celebre aria Casta Diva. Hai consolato il cuore tormentato di Leopardi, assecondato i languori di GarciaLorca, influenzato tanto il destino del regno degli uomini che i futuristi ti giurarono vendetta. Eppure a te rivolse il suo telescopio Galileo rivoluzionando la scienza.
In queste poche righe ti racconterò di una delle tante anime sensibili che popolano il pianeta e che ha sentito il bisogno, tra i grandi, di dipingere i suoi canti e dedicarteli perché con la tua luce hai rischiarato il buio del mondo e calmato la paura degli uomini insegnando, con le tue fasi, il concetto del tempo.
Il viaggio del Vichingo si snoda in una serie di opere che attraversano diversi temi, dal tramonto all'alba, il cui denominatore comune è il chiarore lunare. Sono sogni particolarmente intensi, visioni dipinte quasi in stato di trance, che dal subconscio raccolgono tracce di ricordi, pensieri, citazioni, articolate metafore sospese tra la vita personale e il senso universale del racconto. L’artista, in un’ora indefinita della notte, inizia il suo cammino guardando alla luna come uno specchio colmato di antico pianto dai lunghi secoli della veglia umana (J. L. Borges). Attraverso città futuriste sospese e silenziose, impenetrabili su dense nubi o raggiungibili da stretti ponti d’ombra come scenografici teatri di battaglie epiche d’oriente dipinte su carta di riso, il Vichingo vaga su colline di pietra trasparente, sezionate in strati organici mobili come la schiena di un lungo drago pantagruelico, spirito fecondo, incarnazione dello Yang (il Bene). Compaiono al suo cammino altipiani popolati da piante misteriose, poesia ossianica per smarrire lo spirito e, d’improvviso, ampi respiri verso vallate abitate da insoliti animali domestici, metamorfosi dell’io contemplativo. E poi il mare e la grande dea Bianca che rischiara agili feluche che accompagnano le anime nel regno dei morti. La notte sprofonda e con lei il racconto che si stratifica in forme sempre più asciutte, nell’utilizzo di poche tinte essenziali e maggiori simbologie. L’albero, protagonista di alcune tele, accoglie la luna tra i suoi rami per affondare le radici nella lunga storia del “sublime” che nel celebre dipinto di Friedrich trova la sua forma più compiuta estraordinaria. Una scala come nel dipinto “Il cane che abbaia alla luna” di Mirò permette a Pan, dio delle selve e dei pascoli, di sostare sotto i rami accesi da mille fiaccole su cui sboccianofrangibili bolle di pensieri, forse un regalo di Artemide per ringraziarlo degli agili cani donati affinché potesse cacciare col suo arco dorato per terre e boschi. Lui, l’unico dio ad essere morto, la cui notizia gettò nel “panico” il mondo.
La luna si disgiunge nelle molteplici divinità che la rappresentano, dall’epica classica a quella celtica, a sottolineare il fascino esercitato dal satellite nella storia dell’uomo. Sono tre le dee che per l’antica Grecia personificano la luna: Selene la Luna piena,Artemide la Luna crescente ed Ecate la Luna calante: eccole tra le nuvole a rappresentare le tre età della vita, ma anche le Parcheche tendono i fili delle vita dell’uomo le quali dimorano, secondo Ariosto, in una castello sulla luna, così come scritto nei celebri capitoli dell’Orlando Furioso.
Il senno si smarrisce in queste notti stellate popolate di ombre, luoghi ameni pronti ad amplificare il tormento interiore qual’ora si perdesse equilibrio e serenità. L’Orlando di Ariosto resta privo delsenno per amore, in un climax d’illusione, autoinganno, dolore che rende muti e intontiti fino alla follia intesa come una fuga dal mondo. Solo Astolfo recupererà il senno di Orlando sulla luna in sella ad un ippogrifo “così che in terra e in aria e in ogni canto lofacea volteggiar senza contese”: ecco le leggendarie figure, mitiche creature scaturite dalla fantasia dell’uomo, sostare e volteggiare su placide nuvole, unico mezzo per sbarcare sulla luna alla ricerca della preziosa ampolla che conserva l’intelletto.
Verso la fine del racconto, tra piccole figure sospese, prendono il volo alcune mongolfiere la cui altezza è decisa dal fuoco che scalda l’aria al loro interno: sono cervelli che s’innalzano se la fiamma della creatività, della passione, contro tutto e contro tutti,rimane accesa e vitale. Efesto, con bombetta fin de siècle, lacustodisce con ingegno pronto a donarla solo a chi, proteggendo un cuore di fanciullo, riesce ancora a librarsi nel mondo della fantasia. E’ ormai l’alba e la serie dei notturni si chiude tra pennellate che contengono residui di sogno e una luce trattenutache si scioglie in un sospiro.
Efisio Carbone