Bronzino e il Sommo Poeta. Un ritratto allegorico di Dante in Palazzo Vecchio
Nell’anno in cui si celebrano i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, il Comune di Firenze presenta “Bronzino e il Sommo Poeta. Un ritratto allegorico di Dante in Palazzo Vecchio”, esponendo all’interno del Salone dei Cinquecento, il “Ritratto allegorico di Dante”, opera di Agnolo Bronzino.
Comunicato stampa
Nell’anno in cui si celebrano i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, il Comune di Firenze presenta “Bronzino e il Sommo Poeta. Un ritratto allegorico di Dante in Palazzo Vecchio”, esponendo all’interno del Salone dei Cinquecento, il “Ritratto allegorico di Dante”, opera di Agnolo Bronzino. L’esposizione del dipinto, promossa dal Comune di Firenze, curata da Antonio Natali e Sergio Risaliti e realizzata da MUS.E, si terrà a partire dal 12 febbraio e fino al 31 maggio 2021 e sarà inclusa nel percorso museale di Palazzo Vecchio.
“Nell’anno del 700esimo anniversario - dichiara il sindaco Dario Nardella - Palazzo Vecchio ospita, tra le primissime celebrazioni, questo ritratto del Sommo Poeta ad opera di Agnolo Bronzino. Una esposizione che vuole non solo omaggiare Dante con l’arte di un altro grande artista fiorentino ma anche riportare nella casa dei fiorentini quel concittadino così illustre e così vituperato in vita con l’esilio. Una mostra che vuole essere dunque una sorta di riconciliazione della città con uno dei suoi figli più amati”.
“La figura di Dante - sottolinea l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi - torna idealmente nel palazzo pubblico dove il grande letterato fu anche politico impegnato per la sua città. Dopo la grande mostra dedicata all’attualità e all’eredità del Poeta con le potenti immagini di Massimo Sestini ospitata a Santa Maria Novella, un altro museo civico, da poche settimane nuovamente aperto al pubblico dopo la chiusura imposta dalle restrizioni sanitarie dovute alla pandemia, omaggia la sua figura e invita alla conoscenza e all’approfondimento”.
“Questo di Bronzino è qualcosa di più di un bellissimo ritratto – dichiara Sergio Risaliti -. È, infatti, l’omaggio di un pittore, che fu anche eccellente poeta, all’immenso Dante, punto di riferimento tanto nella lirica del Cinquecento quanto per le arti in genere. La Commedia, poema dell’ascesa dell’uomo dagli inferi al Paradiso, rappresentava per ogni artista e per il Bronzino in particolare l’esempio di una raggiunta armonia formale tra immaginazione astratta e descrizione del reale, tra la storia universale e quella particolare di uomini e donne reali. Il sommo poeta poi era un faro dal punto di vista morale in un’epoca di conflitti politici e scontri ideologici. Tutto questo insieme di sentimenti e di certezze estetiche si ritrova nel Ritratto allegorico che giunge adesso in Palazzo Vecchio. Non c’è forse luogo più giusto per celebrare l’anniversario dantesco con la presenza dell’opera di Agnolo Bronzino che in questo edificio ha lasciato segni altissimi della sua arte nella cappella di Eleonora di Toledo moglie di Cosimo I. Senza dimenticare la collaborazione del pittore nella progettazione dei celebri arazzi con le Storie di Giuseppe ebreo”.
“A veder qui, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, il Ritratto di Dante dipinto dal Bronzino, esposto col risalto che in antico i romani riservavano agli antenati più nobili e autorevoli nelle loro dimore, si ha la sensazione che il posto suo sia proprio questo – spiega Antonio Natali -. L’effigie d’un poeta altissimo, fiorentino di nascita, concepita da uno dei maggiori artisti della Firenze del Cinquecento e nata per la camera d’un colto committente privato (lui pure fiorentino) trova in questa sala di Palazzo Vecchio, che invece è per eccellenza pubblica, la sua consacrazione. È come realizzare il sogno di Dante d’essere con tutti gli onori celebrato in patria. Un sogno che Dante esprime nei primi versi del XXV canto del Paradiso, che sono per l’appunto quelli trascritti dal Bronzino nel libro tenuto in vista dal poeta”.
La storia di questa lunetta è riferita da Giorgio Vasari nella Vita del Bronzino. Secondo la ricostruzione vasariana infatti il ritratto di Dante oggetto della mostra in Palazzo Vecchio, un olio su tela datato 1532-1533, fu commissionato al pittore insieme ai ritratti di Petrarca e Boccaccio per ornare una camera della casa del colto banchiere fiorentino Bartolomeo Bettini, con “poeti che hanno con versi e prese toscane cantato d’amore” nelle lunette delle pareti e al centro una tavola con “Venere e Cupido” dipinta dal Pontormo su cartone di Michelangelo Buonarroti, oggi conservata alla Galleria dell’Accademia. L’ambizioso progetto, rimasto incompiuto, coinvolgeva i maggiori pittori attivi in città in quel periodo e anticipava temi cari ai letterati della futura Accademia Fiorentina (cui appartenne lo stesso Bronzino fino al 1547), come la superiorità della lingua toscana e il rapporto tra arte e poesia.
Dei tre ritratti commissionati al Bronzino, solo quello di Dante è arrivato fino ad oggi. Conosciuto in passato attraverso un disegno preparatorio della testa del poeta (conservato alla Staatliche Graphische Sammlung di Monaco di Baviera), una copia su tavola (conservata nella Collezione Kress della National Gallery of art di Washington) e varie riproduzioni grafiche, è stato a lungo disperso finché la tela non è stata rinvenuta in una collezione privata fiorentina e accolta dalla critica come l’originale del ritratto dantesco ricordato nella biografia vasariana dell’artista.
Cover: credit di Mattia Marasco - MUS.E