Bernard Aubertin – Le Rouge et le Feu

Informazioni Evento

Luogo
BORGHESE - PALACE ART HOTEL
Via Ghibellina 174/R, Firenze, Italia
Date
Dal al
Vernissage
21/07/2012

ore 19

Contatti
Email: info@borghesepalacehotel.com
Sito web: http://www.archiviobernardaubertin.it
Artisti
Bernard Aubertin
Curatori
Valentina Barotto
Generi
arte contemporanea, personale
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Bernard Aubertin è l’artista del Rosso e del Fuoco…i suoi primi lavori risalgono all’inizio degli anni ’60; egli è uno dei fondatori del Gruppo Zero. Parola d’ordine: ricominciare da Zero.

Comunicato stampa

Borghese Palace Art Hotel è lieto di invitare appassionati d’arte, galleristi e collezionisti all'inaugurazione della mostra personale antologica del grande Maestro Bernard Aubertin dal titolo " Le Rouge et le Feu" da sabato 21 luglio al 30 settembre 2012;

Il Vernissage, sabato 21 luglio alle ore 19:00 nella meravigliosa cornice del Borghese Palace Art Hotel Via Ghibellina 174/r - Firenze ; per degustare l’aperitivo offerto da Bitter Bar un esclusivo Cocktail bar di stampo internazionale dove Gerardo e Cristian che creeranno un cocktail a tema!

Bernard Aubertin è l’artista del Rosso e del Fuoco...i suoi primi lavori risalgono all’inizio degli anni ’60; egli è uno dei fondatori del Gruppo Zero. Parola d'ordine: ricominciare da Zero.

Alla fine degli Anni Cinquanta il mondo dell’arte era ancora diviso tra Realismo e Astrattismo. C’era l’esigenza di dare vita ad una nuova forma d’arte, capace sia di rendere giustizia alla modernità e alla sua complessa struttura sociale e di dare nuova visualità agli oggetti e ai fatti del mondo, permettendone una rappresentazione meno concreta e/o informale.

L’intento comune era quello di trovare uno ‘spazio’ comunicativo libero, che permettesse agli artisti di “ricominciare da zero”, disperimentare nuovi materiali e nuove procedure espressive creando veri e propri quadri-oggetto dalle caratteristiche ora vibranti, ora luminescenti, ora riflettenti, ora dinamiche.

All’origine dell’istituzione del Gruppo, il cui scopo era appunto quello di ricominciare a fare arte "partendo da zero", stava l’idea, figlia delle teorie scientifiche di quegli anni, che l'esperienza sensibile non è né assoluta né immutabile, ma relativa e mutevole .

Di conseguenza, essa aveva come obiettivo quello di diffondere una forma di espressività che fosse anche e soprattutto un “luogo di ricerca” e uno “spazio di sperimentazione”, all’interno del quale fosse possibile legare insieme soggetto (spettatore) e oggetto(opera d’arte) in un’unica visione-del-mondo, diversamente da quanto accadeva nell’Arte informale, che invece separava nettamente questi due elementi. Per lui, il rosso ha sempre simboleggiato il fuoco... al quale questi dipinti lo condurranno.

Poi vengono i Tableaux-clous [Quadri-chiodi], 1960, Parigi . Dapprima disposti in modo casuale sulla tela, i chiodi permetteranno ad Aubertin di strutturare maggiormente i suoi quadri. “Inoltre, afferma, piantare i chiodi per me significava: oggettivare” (3). In un primo tempo, egli mostra le teste dei chiodi; in seguito, per rovesciamento del quadro, le punte. Sono utilizzati anche altri oggetti, come viti.

Nell’evoluzione dei quadri-chiodi, possiamo distinguere quattro tappe successive:

- dal 1960 al 1962, i chiodi sono ricoperti di uno spesso strato di pittura rossa;

- dalla fine del 1962 al 1965, le punte ricevono il colore;

- dal 1965 al 1967, i chiodi sono piantati geometricamente e lo strato di colore è meno spesso;

- nel novembre 1967, i quadri-chiodi sono di un rosso fluorescente, “luminoso, trionfale,

incandescente”.

Primo Tableau-feu [Quadro-fuoco], maggio 1961, Parigi Il chiodo sembra condurre naturalmente al fiammifero, che prende fuoco. Dopo la solidità del chiodo,

Aubertin opera un passaggio all’effimero. Prima dell’accensione, il quadro-fuoco è già un’opera plastica. Il supporto di legno è ricoperto da una lastra di alluminio che lo isola dal fuoco. Poi, per fissare i fiammiferi, la lastra viene forata a intervalli regolari di 3 centimetri. Come nel caso dei quadri-chiodi, queste opere producono un effetto vibratorio ai confini della Op-Art.

L’accensione del quadro, avviene dando fuoco ai fiammiferi posti in basso; la fiamma si propaga da un fiammifero all’altro. Successivamente, Aubertin distingue tre fasi, introducendo nei suoi lavori una dimensione temporale: la cortina di fuoco, l’incandescenza, la calcinazione.

Tutti i quadri-fuoco di Aubertin sono stati oggetto di dimostrazioni pubbliche, principalmente nell’ambito dei suoi vernissage: dieci quadri-fuoco sono stati bruciati al CNAC, a Parigi, nel marzo del 1972. Bruciando continua a sviluppare un’opera dense di forza e altamente suggestiva. Realizza: Il “Chemin de feu” [Cammino di fuoco], fine 1961, Parigi. La “Cage rouge de fumée” [Gabbia rossa di fumo], 1962 I “Livres brûlés” [Libri bruciati], 1962, Parigi. Il “Feu en lévitation” [Fuoco in levitazione], 1968.

Questa azione è stata realizzata solo molto tardi, a Parigi (Galerie Donguy, 1983), mentre le altre dimostrazioni hanno avuto luogo a Stoccarda (Galerie Senatore nel 1969 e Galerie 2 nel 1973). Le “Avalanches” [Valanghe], 1969, Parigi. Aubertin rielabora il principio della clessidra, sostituendo al vetro la plastica trasparente. All’interno non c’è sabbia ma materiali vari come chiodi, acqua, prodotti

per uso domestico, polveri colorate, riso e cenere. Due o tre sacchi riempiti in questo modo, sono presentati gli uni accanto agli altri su un telaio di legno.

Aubertin considera il mondo come un artificio e questa intuizione lo spinge a smaterializzare progressivamente le sue opere, come se cercasse di riflettere su un altro volto della realtà concreta. Così, dai monocromi rossi del 1958, immagini anticipatrici di un “mare di fuoco pietrificato”, alle valanghe di cenere dieci anni dopo, il succedersi dei suoi gesti corrisponde a una rigorosa logica di smaterializzazione, secondo la quale l’opera diventa di volta in volta più vibrante, più leggera, più fragile e infine più inafferrabile. In modo significativo, l’azione pubblica appare nel 1961 con i “quadri di fuoco”, lavori effimeri non fosse altro perché esistono solamente se c’è un pubblico che li osservi andare in fumo...Il fuoco è sottile, inafferrabile e allo stesso tempo concreto. Sempre simile e sempre diverso, il fuoco può rinascere qua o là per effetto di un contatto o di una frizione, ma la materia che esso consuma, invece, viene definitivamente annullata: è a questo duplice spettacolo del fuoco, rinnovabile e distruttore, che Aubertin ci invita a partecipare. Nelle ultime opere, le sue tematica vengono rinnovate con materiali e tecniche inedite. La sua energia senza limiti ci trasmette nuove riflessioni e ci coinvolgono in sensazioni di forte impatto emotivo.(Testo ispirato da Dominique Stella)