Benedetta Alfieri – Dammi il mio giorno

Informazioni Evento

Luogo
VILLA SORAGNA
Via Valli 2, Collecchio, Italia
Date
Dal al

da martedì a venerdì, 10- 12,30 e 15,30 -18; sabato, 10,30-12,30 e 15,30-18; domenica e lunedì chiuso

Vernissage
17/06/2012

ore 17

Artisti
Benedetta Alfieri
Generi
fotografia, personale
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La mostra si articola attorno al tema del corpo, già esplorato dall’artista in altre ricerche, ma, come sottolinea il testo critico di Francesca Mila Nemni che accompagna la mostra e il catalogo, il corpo rimane ancora una volta il grande assente.

Comunicato stampa

dammi il mio giorno
progetto fotografico di Benedetta Alfieri
con testo critico di Francesca Mila Nemni

dal 16 giugno al 28 luglio 2012

 
L’Assessorato alla Cultura e alle Pari Opportunità del Comune di Collecchio è lieto di presentare presso la sede espositiva di Villa Soragna il progetto fotografico inedito di Benedetta Alfieri, dammi il mio giorno.
La mostra si articola attorno al tema del corpo, già esplorato dall’artista in altre ricerche, ma, come sottolinea il testo critico di Francesca Mila Nemni che accompagna la mostra e il catalogo, il corpo rimane ancora una volta il grande assente.
La mostra, composta da 28 + una fotografia di piccolo formato, sviluppa infatti due differenti temi visivi: da una parte, il paesaggio che si fa, in questo caso, strumento per una ricerca in cui le presenze naturali si animano, restituiscono, riescono a dare voce ad un'interiorità fatta di sensazioni e impressioni che non si possono vedere ma solo suggerire e, dall’altra, la fotografia di alcuni rettangoli di stoffa, che si fa veicolo per evocare la parte organica del corpo attraverso disegni, motivi, trame del tessuto.
Attraverso la fotografia di scenari naturali e piccoli ritagli di stoffa, che tra loro si richiamano per linee, forme, colori o semplici associazioni, il racconto si dipana tra evocazioni e metafore.
Si ricostruisce lentamente, anche in questo lavoro, quell’idea di rappresentazione come ri-presentazione, ossia presentazione di un’assenza che è erede del pensiero di Louis Marin.
Il corpo, che nelle precedenti ricerche era evocato attraverso arredi corporei e la sua assenza, in questa occasione è filtrato dal paesaggio, genere con una lunga storia alle spalle, in pittura come in fotografia, e dal tessuto, oggetto carico di valenze culturali e filosofiche.
Il racconto fotografico propone così una mappatura inaspettata del senso del corpo, nella duplice accezione del dare significato e del sentire.