Béla Tarr / Adrian Paci – Melancolia della resistenza

Informazioni Evento

Luogo
CASA MASACCIO
Corso Italia 83, San Giovanni Valdarno, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Lunedì: chiuso
Martedì - Venerdì: 15-19
Sabato, Domenica e festivi: 10-13; 15-19

Vernissage
13/04/2024

ore 16.30

Artisti
Adrian Paci, Béla Tarr
Curatori
Saretto Cincinelli
Generi
fotografia, doppia personale

Sulla scia della precedente edizione di Esporre il Cinema la mostra di quest’anno si prefigge di porre in dialogo la ricerca di Béla Tarr, indiscussa figura di culto del cinema europeo, con quella di un altro artista di prestigio internazionale: Adrian Paci.

Comunicato stampa

Dopo “Jean-Marie Straub e Danièle Huillet- Film e loro siti” (2020), “Chantal Akerman -STANZE. Sul custodire e il perdere” (2022), “L’idea di nord Per Kirkeby–Lars von Trier”, MELANCOLIA DELLA RESISTENZA: Béla Tarr / Adrian Paci, fa parte del programma ESPORRE IL CINEMA, un ciclo dedicato ai registi insigniti del Premio Marco Melani. Per la sua XVII edizione (2023) il premio è stato consegnato al regista ungherese Béla Tarr con la seguente motivazione: Premio alla carriera a Béla Tarr, per l’estetica rigorosa e radicale con cui la sua cinematografia ha espresso la condizione umana.

Sulla scia della precedente edizione di Esporre il Cinema la mostra di quest’anno si prefigge diporre in dialogo la ricerca di Béla Tarr, indiscussa figura di culto del cinema europeo e autore di capolavori quali Satantango (1994), Le armonie di Werkmeister (2000), Il cavallo di Torino (2011) con quella di un altro artista di riconosciuto prestigio internazionale: Adrian Paci. Non si tratta solo di porre a confronto le opere di due artisti che, in perfetta autonomia, si sono spesso misurati su analoghe tematiche sociopolitiche, a cominciare da quelle di migranti, disoccupati e senzatetto, ma anche di ipotizzare, sia pur sottotraccia, relazioni tra due visioni del mondo autonome ma non totalmente divergenti. Visioni che trovano forse un elemento di contatto nel considerare -sulla scorta di Deleuze- l’atto creativo come un atto di resistenza. Da una parte l’opera di un maestro che ha fatto di un sofisticato uso del piano sequenza e della fusione degli spazi un modo per eludere ogni visione rettilinea e teleologica della storia e, dall’altra quella di un artista che, nell’attualizzare una forma -sia tramite il video che la pittura- si propone di mantenere vivo l’elemento della potenzialità sin dentro al risultato. Due ricerche che mostrano come la ‘finzione’ artistica, ben lungi dall’oscurare la realtà, abbia in sé il potenziale di riorganizzare il dominio della visibilità, e la capacità di svelarne le strutture profonde.