Architectural Landscapes
L’idea di questo progetto a tre mani nasce dal desiderio di esplorare ed immaginare di dar vita a quel momento in cui la fotografia architettonica trascende la rappresentazione, sia essa reale, composta, interpretata o totalmente inventata.
Comunicato stampa
L’idea di questo progetto a tre mani nasce dal desiderio di esplorare ed immaginare di dar vita a quel momento in cui la fotografia architettonica trascende la rappresentazione, sia essa reale, composta, interpretata o totalmente inventata; un paesaggio diverso, indipendente e plasmato dall'interpretazione e dall’esperienza, quasi a voler fissare l’attimo in cui l’intervento dell’artista diventa esso stesso paesaggio.
Nelle fotografie di Silvio Canini da “cosa cerchi, il mare?” dune improvvise ed invadenti sembrano infrangersi su architetture urbane altrettanto presenti: un mare non mostrato ma suggerito come se, e solo apparentemente, a vederlo fosse unicamente il fotografo, mentre l'uomo e l'architettura osservano indiferrenti. Eppure di questo mare Silvio Canini ci rende pienamente coscienti a tal punto che ci sembra di vederlo, sentirlo e di percepirne l'odore.
“Un mare fortemente cercato e trovato nei luoghi più improbabili eppure mai inopportuno, a volte protettivo. Mario Schifano sintetizzava la sua ricerca in un’opera del 1965, “Il mare approssimativamente”, una grande carta intelata dove due orizzonti si delineano semplicemente nella divisione dei pannelli e il mare viene suggerito dalla scritta che ricalca una forma di onda.
Anche in questo caso il mare non c’è, non è necessario mostrarlo, eppure ne abbiamo consapevolezza; così come in queste fotografie dove le due componenti si sfiorano e convivono in una realtà che si offre a molteplici chiavi di lettura, ricondotte nella loro essenzialità ad un immaginario privato, intimo, eppure rivelatore di intuizioni collettive, visioni leggere, quasi impercettibili, il mare, approssimativamente.” scrive Danilo Montanari
Luciano Romano ricerca invece luoghi reali da mettere in scena e trasfigurare. E' l’immaginazione a trasformare il luogo fisico in un’immagine mentale, e simmetricamente a trasformare la visione che l'artista ha in mente in qualcosa che sia visibile agli altri. Spazi spesso disabitati oppure popolati da figure indistinte, ombre sfuggenti, come le persone che avverti con la coda dell’occhio per la strada. Lo spazio della natura ma anche quello modificato e costruito dall’uomo, diventano il teatro dell’esistenza.
I suoi spazi, come The Big Apple immagine eseguita a New York nel 2011 dentro il cubo di cristallo dell’Apple Store nella 5th Avenue dove, attraverso questa piccola pedana di cristallo passano tutti quelli che vogliono entrare per primi nello Store, attraverso la restituzione precisa della materia, del vetro e dell’acciaio, l’inquadratura rigorosamente geometrica contrastano con l’entropia delle presenze che si avvertono oltre la superficie traslucida del vetro - osservando la posizione dei piedi è possibile intuire l’infinita gamma di atteggiamenti che contraddistingue questo campione di umanità come fosse disposta sul vetrino di un microscopio - trasmettono la sensazione di gabbie e alveari che condizionano i nostri comportamenti; gli elementi della realtà cedono il passo alle vertigini delle immagini mentali e questi luoghi fisici finiscono per alludere sempre a stati d’animo. Inevitabilmente..
Sandra Senn attraverso le sue immagini dalla serie Home simili a modellini composti tra finzione e realtà, crea scenari, architetture impossibili e paesaggi in cui il trattamento iperrealista ci riporta agli studi dell'arte pittorica; Con le sue immagini che sono insieme seducenti e irritanti l'artista esplora lo spazio tra realtà e utopia e con una strana disposizione degli elementi architettonici, mettendo in discussione il nostro concetto di realtà. Nel suo lavoro, i paesaggi e gli edifici pur avendo sempre qualcosa di familiare ci propongono spazi abitativi visionari e metafore suggestive.
“Mi interessa capire come la nostra idea di paesaggio diverge da un paesaggio vero e percepito - il momento in cui paesaggio diventa indipendente, la proiezione di una costruzione fittizia. Le immagini sono un equilibrio di memorie e apparenze. Non vedo la memoria come il ricordo di ciò che è passato, ma una costruzione del passato. Creo paesaggi ideali in cui l'anticipazione e la memoria diventano un apparenza costruita”.
Schede tecniche
Silvio Canini:
cosa cerchi, il mare?, 2015
Stampe a getto d'inchiostro su carta Hahnemühle photo ragbrightwhite 310
cm 50 x 50 e cm 100 x 100 – Edizioni di 9 esemplari + 2 p.a.
Luciano Romano:
The Seed Cathedral, Shanghai, 2010
Archival pigment print su carta Hahnemühle
su dibond, montaggio Diasec con distanziatore
dittico, n° 2 foto cm 120 x 90 -ed. 2/6
The Big Apple, New York, 2010
C.print su dibond, montaggio Diasec, cornice
cm 150 x 112 - ed. 4/6
Escalier#1987 IMA, Paris, 2015
Archival pigment print su carta Hahnemühle
su dibond, cornice, vetro museale
cm 110x73 - ed. 3/6
Sandra Senn
Home, 2014
Stampe ai pigmenti su carta Hahnemühle e su diasec
cm 100 x 100 – edizioni di 5 esemplari + 2 p.a.
Biografie
Silvio Canini
vive e lavora a Bellaria – Igea Marina RN è un artista poliedrico. Esplora con grande facilità e freschezza un’ampia gamma di soggetti. Attento osservatore, riesce a trasformare un reportage in qualcosa che supera il tipico approccio di questo mezzo espressivo. Parafrasando le parole di Roberta Valtorta, Silvio realizza una “smitizzazione” del momento decisivo, permeando le sue immagini di concetti e sentimenti che conducono l’osservatore in una visione personale e non oggettiva di quanto viene catturato dall’obiettivo.
Ma Canini non è solo questo. Egli sviluppa nei suoi progetti una sensibilità artistica che sconfina molto spesso nella poesia, come nella serie “Costellazioni”. È un artista in grado di contaminare i suoi lavori con linguaggi stilistici differenti che, come per incanto, si trasformano in opere suggestive e sempre coerenti.
Nel 1998 pubblica “We are Open” a cura di AiepEditore. Il libro viene premiato lo stesso anno alla Biennale della Fiaf “premio Città di Prato”. L’anno seguente si riconferma miglior libro all’edizione annuale di “Photo Padova”.
Nel 2000 pubblica “Periferie Cangianti” una ricerca sul territorio di Bellaria Igea Marina, in collaborazione con amici fotografi locali.
Venditori D’ombra pubblicato nel 2002 racconta in modo originale, la spiaggia della provincia di Rimini.
Mare del silenzio, un lavoro del 2005, è un’opera in cui scenari onirici condividono la scena con forme astratte, di grande senso estetico e mai scontate. Vincitore di diversi premi, questo progetto è stato pubblicato nel febbraio del 2006 nell’allegato “ventiquattro” del quotidiano Il Sole 24 ore
Le sue opere sono state esposte in Italia e all’Estero con grande favore di critica e di pubblico e numerosi i premi che Silvio Canini può vantare nel suo curriculum. Solo per citare i più significativi, si ricordano qui la menzione d’onore alla 24th biennale Photos Monochrome in Cina, e il XX premio Internazionale Guglielmo Marconi per l’arte elettronica, in compagnia di Emilio Vedova per la pittura e Arnaldo Pomodoro per la scultura.
La sua arte non si limita all’oggetto statico fornito dalla ripresa fotografica, ma esplora con efficacia il video, ottenendo anche in questo contesto alcuni importanti riconoscimenti al Bellaria Film Festival. Degno di nota, in queste necessariamente limitate informazioni, il suo video Hypno-bici.
Nel suo curriculum costellato di premi, Canini può anche annoverare una partecipazione alla trasmissione televisiva ANNOZERO di Michele Santoro con fotografie scenografiche.
Dal 2008 è proprietario della “36° spazio gallery” di Bellaria.
Nel 2011 pubblica RimiNy un lavoro su Rimini e Nyc
Nel 2013 pubblica "che donne le nonne" un lavoro antropologico, con cui si inventa le figurine Canini, parodia delle famose figurine Panini.
Nel 2014 sempre con le figurine Canini pubblica "Bagnanti"
Nel 2014 espone nel Museo di arte contemporanea di Omsk Russia.
Nel 2014 è autore dell’anno Fiaf.
Nel 2015 presenta in occasione di Archologia a Fuoco, "decostruzione all'ombra del tempo"
sempre per lo stesso progetto " Come è in alto, così è in basso, come è sopra, così è sotto" realizzato a quattro mani con Natascia Rocchi.
Nel 2015 espone a Si- Fest di Savignano sul Rubicone "Città sommerse" lavoro poi selezionato per "Confini" che visiterà nove città Italiane.
Sempre nel 2015 espone "Cosa cerchi il mare?" al Museo della Città di Rimini.
Nel Maggio 2016 pubblica un nuovo libro edito da Danilo Montanari, "Cosa cerchi il mare?"
Luciano Romano
All’origine della fotografia di Luciano Romano c’è il teatro; all’età di 25 anni riceve il primo incarico dal Teatro di San Carlo, frequentando in seguito il Teatro alla Scala ed altri teatri d’opera. Il gusto per la composizione sviluppato durante gli studi alla Facoltà di Architettura unito all’esperienza dell’uso simbolico della luce teatrale lo rendono uno dei più apprezzati fotografi italiani in ambito editoriale, con numerosi volumi realizzati per Franco Maria Ricci, Citadelles & Mazenod, Hirmer, Electa, Skira, Taschen.
Dal 2001 Luciano Romano si dedica a un lavoro di ricerca sul linguaggio dell’immagine; i suoi lavori incentrati sulla rappresentazione dello spazio sono conservati in numerose raccolte pubbliche e private, quali la collezione di fotografia del MAXXI a Roma, la Robert Rauschenberg Foundation a New York, MeMus, Museo del Teatro di San Carlo a Napoli. Tra i numerosi riconoscimenti il premio Atlante Italiano 003 dal Ministero dei Beni Culturali in collaborazione con la Triennale di Milano, la nomination al Prix BMW-Paris Photo (Parigi, Carrousel du Louvre, 2007); selezionato per gli Hasselblad Masters Awards 2014, è oggi finalista per l’edizione 2016. Nel 2006 ha esposto alla X Biennale Architettura di Venezia (Workscape), nel 2010 ha partecipato alla mostra Napoli O’Vero al Museo MADRE di Napoli e a Cantiere d’Autore al MAXXI. Nel 2013 viene completata la Stazione Toledo della Metropolitana di Napoli con l’installazione permanente di Shirin Neshat, che si avvale di nove grandi ritratti in bianco e nero scattati da Luciano Romano. La stessa installazione viene presentata a marzo 2014 in occasione della Photobiennale di Mosca al Museo Mamm a cura di Olga Sviblova. Nel 2015 espone nell’ambito di Sconfinamenti 3 a cura di Achille Bonito Oliva per il Festival dei Due Mondi di Spoleto a fianco di Mimmo Jodice, Marco Delogu e Antonio Biasiucci.
Sandra Senn
Sandra Senn nasce a Baden Svizzera, vive e lavora fra Zurigo e Berlino.
Inizia la sua carriera artistica con la pittura per poi indirizzarsi verso la fotografia. Nel 2001 riceve una borsa di studio dalla Cité Internationale des Arts di Parigi e a seguito dei suoi particolarissimi suoi paesaggi fatti nel 2004 riceve una borsa di studio per un soggiorno di un anno a Berlino, ma vi rimane per sei anni. Affascinato dai processi di sviluppo politico e urbano in atto a Berlino in quel periodo diventa testimone di tutte le fratture e contrasti della città e in particolare dall'innovativa e stimolante a scena artistica. Questo è stato ed è di grande ispirazione per tutto il suo lavoro.
Personali:
2014 Galerie Kunstreich, Bern (CH)
Kasino der Fahrbereitschaft, Berlin (D)
2013 Kunstraum Sandra Romer, Chur (CH)
2010 Galerie Marswidi, Bielefeld (D)
2007 Stromboli, Galerie J.J. Heckenhauer, Berlin (D)
2005 Places, Galerie J.J. Heckenhauer, Berlin (D)
2003 Centre pour l’ image Contemporaine, Genève (CH)
Collettive:
2014 Kunsthaus Aarau „Auswahl 2014“
Ortung, Art Public,Chur
Trudelhaus, Modell und Utopie, Baden
Galerie Bärbel Miebach, München (D)
Position Berlin(D)
Kasino der Fahrbereitschaft, Berlin /D)
Benzeholz, Raum für zeitgenössische Kunst, Meggen
2013 Kunsthaus Aarau „Auswahl 2012“
Kunstmuseum Olten „Babel“
2012 Galerie Guri-Suter-Huus, „Architektur in der Kunst“, Wettingen (CH)
Galerie Trudelhaus, „einTrudeln“, Baden (CH)
Artespace Zürich, Corpus Urbanis, kuratiert Stephan Meylan Zürich (CH)
2011 Kunst im Kantonsspital Aarau, “ Sehnsucht Natur”, (CH)