Aoi Huber Kono – Il sensore nascosto

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO VILLA PIA
via Cantonale , Porza, Switzerland
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Venerdì 11-17
Sabato 11-17
Domenica 11-17
Ingresso gratuito
Chiusura estiva dal 1 agosto – 17 agosto 2025.
Per tutta la durata del periodo espositivo, chiusura estiva compresa, gli interessati
possono concordare aperture straordinarie scrivendo a: [email protected]

Vernissage
08/06/2025

ore 16

Artisti
Aoi Huber Kono
Curatori
Tiziana Lotti
Generi
arte contemporanea, personale

Una mostra dedicata all’artista Aoi Huber Kono, il cui lavoro ci invita a esplorare un universo dove la
molteplicità dei linguaggi artistici si fonde con un raffinato dialogo culturale.

Comunicato stampa

La Fondazione d’Arte Erich Lindenberg inaugura l’8 giugno una mostra dedicata
all’artista Aoi Huber Kono, il cui lavoro ci invita a esplorare un universo dove la
molteplicità dei linguaggi artistici si fonde con un raffinato dialogo culturale. La sua
ricerca abbraccia una vasta gamma di discipline: dalla pittura all'incisione, dalla
ceramica ai tessuti, dai giocattoli ai tappeti, estendendosi anche all’illustrazione e
all'editoria per l'infanzia.
La sua arte si evolve lungo due anime principali: quella delle arti applicate e quella
legata all'Arte. Nelle arti applicate, piccoli segni emergono e si intrecciano, originando
motivi giocosi per decorazioni, giocattoli e arazzi fino a trasformarsi in immagini come
gelati, pesci e case. Ogni gesto è guidato da una mano che scorre con precisione e
fluidità, dando vita a un flusso continuo che parte dal punto e dalla linea per prendere
forma e sostanza. Con mezzi semplici come la matita, la penna a sfera o il bulino, i
segni tratteggiati o arabescati delineano elementi naturali e quotidiani – tegole, sassi,
vegetali – che si trasformano in trame o matrici, definendo muri, acque, vetrate, vapori,
pelli di animali, fiori e alberi.
Il passaggio dalle arti applicate all'Arte avviene progressivamente, spogliando l'opera
dalla figurazione e consentendo al segno stesso di diventare il vero protagonista. In
questo contesto, l’opera sembra avvicinarsi alla pratica di Mondrian che, partendo da un
elemento naturale come l’albero, scompone e semplifica i segni in un piano ortogonale
astratto, conferendo loro un linguaggio visivo rinnovato. Mentre gli esiti estetici
richiamano reminiscenze dei primi anni Quaranta del Novecento, in particolare,
l’approccio alla superficie, in alcune opere, può essere paragonato a quello di Paul
Klee, artista affine per il tratto e per le scelte compositive.
Nell’insieme, spazi, vuoti e pause conferiscono significato alla forma che appare
trattenuta in un tempo sospeso. Linee sottili distanziate minuziosamente formano campi
di colore, e ancora, piccole forme si ripetono fino a sviluppare tessiture. La cura del
dettaglio e la dedizione alla pratica manuale sono peculiarità che rimandano alla
tradizione millenaria dell'arte giapponese, dalla calligrafia alla ceramica ai paraventi.
Con questa consapevolezza la Fondazione, da tempo impegnata nello studio
dell'archivio di Erich Lindenberg e nel mettere in luce l'influenza delle arti applicate nella
sua opera, ha deciso di dedicare un progetto espositivo e una pubblicazione a una delle
voci significative nell’ambito dell'arte contemporanea. Aoi Huber Kono si distingue per la
sua capacità di fondere armoniosamente la sensibilità giapponese e il rigore europeo,
creando un linguaggio artistico che si distingue per la sua semplicità ed eleganza.
L'esposizione al Museo Villa Pia, seguendo le scelte precedenti e tenendo conto della
doppia natura dell'archivio, traccia un percorso cronologico volto a evidenziare la
ricchezza delle tecniche e a mostrare come queste si siano articolate e adattate al
contesto storico e culturale come pure alla sua cifra manuale costituita da piccoli segni.
Biografia
Aoi Huber Kono nasce a Tokyo nel 1936 in un ambiente famigliare creativo e
stimolante. Il padre è il celebre grafico Takashi Kono, grande conoscitore delle
avanguardie europee, che ha rivoluzionato la grafica giapponese unendo la modernità
occidentale all’estetica tradizionale. La madre è Mako Arita, una delle prime donne in
Giappone ad esercitare la professione di copywriter. Questa fusione diventa per Aoi una
fonte di ispirazione e un prezioso nutrimento per la sua visione estetica.
Aoi si diploma nel 1960 in arte e musica presso la Tokyo Geijutsu Daigaku (Università
delle arti). Poi, grazie a Stig Lindberg, artista e designer svedese che il padre conosce
in Giappone verso la fine degli anni Cinquanta, si trasferisce a Stoccolma per seguire
un corso di perfezionamento in grafica alla Konstfack University of Arts, Crafts and
Design. Nel 1961 raggiunge il padre a Milano in occasione di un’importante conferenza
che riunisce i maggiori grafici del momento. In questo contesto conosce Max Huber,
noto grafico svizzero, che sposa nel 1962 e con il quale si stabilisce prima a Milano
(1962-1970) e poi a Sagno, nella Svizzera italiana.

Nell'ambiente artistico milanese, che vede Max Huber tra i protagonisti del
rinnovamento della grafica del secondo dopoguerra, Aoi stringe amicizie e stabilisce
rapporti di lavoro con artisti come Bruno Munari, Achille Castiglioni, Piero Manzoni,
Kengiro Azuma e Ugo Mulas. Collaborando anche accanto al marito nel campo della
grafica, dell'arredamento e del design, realizza opere che danno vita a un mondo unico,
frutto dell'incontro tra la sensibilità giapponese – caratterizzata da una visione estetica
basata su asimmetria, semplicità e intimità – e la cultura europea.
Una tappa importante della sua carriera è la realizzazione del libro per bambini Il
grande pesce per le Emme Edizioni (1968), primo di una serie di opere dedicate
all’infanzia (libri e giochi). Grazie a poche parole e semplici segni, racconta esperienze
semplici e universali, avvicinandosi con naturalezza al mondo infantile.
Accanto all’arte applicata, Aoi continua a esprimersi attraverso la pittura. Nel 1976
partecipa per la prima volta a un’esposizione collettiva, organizzata dalla Galleria
Pannelle 8 di Locarno, e tiene la sua prima personale alla Galerie Bettina di Zurigo.
Seguono altre mostre personali e collettive in Svizzera e all’estero.
Alla fine degli anni Settanta, grazie al pittore comasco Mario Radice di cui Max Huber
stava curando il progetto grafico del catalogo, conosce Angelo Tenchio, che la
introduce alla tecnica dell’incisione. In seguito, grazie a Paolo Minoli, apprende la
tecnica della serigrafia. Dagli anni Ottanta si dedica anche alla progettazione di tappeti,
grazie alla collaborazione con l’architetto Mario Botta. Il primo incarico è per la SBS di
Lugano (l’attuale UBS), a cui segue il progetto per il ristorante della Banca del Gottardo.
Nei primi anni Duemila è tra gli ideatori del m.a.x. museo di Chiasso, inaugurato nel
2005. Qui, nel 2009, viene organizzata una sua mostra personale, a cui ne fa seguito
un’altra nel 2021 al Museo d’Arte di Mendrisio.
Nel 2023 riceve il prestigioso Premio alla carriera indetto dalla Triennale di Milano,
quale progettista che ha saputo rivoluzionare il campo del design della comunicazione
visiva.
Attualmente vive e lavora a Novazzano.
Aoi Huber Kono
Il sensore nascosto
8.6.2025 – 12.10.2025
Museo Villa Pia, via Cantonale 24, Porza
A cura di Tiziana Lotti
in collaborazione con Marco Zürcher, Sidi Vanetti ed Eugenia Walter