Antonio Sciacca – Madonne in gabbia

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO BONTADOSI HOTEL & ART GALLERY
Piazza Del Comune 19, Montefalco, Italia
Date
Dal al

tutti i giorni con ingresso libero
e orario continuato dalle 10.00 alle 22.00.

Vernissage
25/05/2013

ore 18

Artisti
Antonio Sciacca
Curatori
Matteo Pacini, Andrea Grisanti
Generi
arte contemporanea, personale
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Mostra del fondatore negli anni ’90 del “Metropolismo”, movimento
pittorico e culturale che affronta criticamente tematiche sociali e attuali quali il consumismo e la griffe come status symbol.

Comunicato stampa

Da sabato 25 maggio, presso gli spazi della Bontadosi ArtGallery di Montefalco, saranno in mostra una serie
di opere dell’artista siciliano ANTONIO SCIACCA, fondatore negli anni ’90 del “Metropolismo”, movimento
pittorico e culturale che affronta criticamente tematiche sociali e attuali quali il consumismo e la griffe come
status symbol. La mostra, a cura di Andrea Grisanti e Matteo Pacini, sarà inaugurata sabato 25
maggio alle ore 18 in Piazza del Comune 19 a Montefalco e sarà visitabile tutti i giorni con ingresso libero
e orario continuato dalle 10.00 alle 22.00.
“Come lo spazio metropolitano assembla eventi e persone diverse tra loro e la televisione luoghi e
personaggi lontani, così gli artisti del Metropolismo utilizzano internazionalmente la pittura come luogo di
condensazione di immagini superficialiste che si danno all’occhio dello spettatore per la loro resa puramente
visiva, per il loro decoro figurativo e il marchio di provenienza”. (Achille Bonito Oliva)
Contraddistinto da una figurazione realistica e dal sapore fiammingo per precisione e cura dei dettagli,
Sciacca espone in questa mostra una serie di ritratti di statue del XVII e XVIII secolo, raffiguranti la Vergine e
sante. Dalla struttura in legno simile a manichini, queste statue devozionali venivano impreziosite con abiti in
seta e esibite in processioni o esposte sugli altari delle chiese. Sciacca le ritrae spoglie dai loro ornamenti. I
volti delicati e rifiniti contrastano con la nuda materialità della struttura sottostante (a forma di gabbia per
favorire le forme degli ampi abiti) dando vita a composizioni illogiche e a tratti inquietanti, dove l’artista
ironicamente unisce spesso elementi contraddittori e incoerenti, tipici di epoche differenti.
BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Antonio Sciacca nasce il 13 maggio 1957 a Catania, dove si diploma all'Accademia delle Belle Arti.
Nel 1978 è selezionato dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma per partecipare alla mostra
Internazionale d'Arte Moderna di Glasgow, conseguendo riconoscimenti e ottimi riscontri da parte della
critica. In occasione della stesura della sua tesi di laurea sui riferimenti letterari nell’arte di Francis Bacon, ha
modo di conoscerlo e intervistarlo personalmente nel suo studio di Londra. Conosce inoltre Alberto Burri nel
1980 con il quale entra in affettuosa amicizia e frequentazione. Sia Burri che Bacon esprimono giudizi
positivi sulle sue capacità artistiche e sulla sua pittura. Nel 1983 il critico d'arte francese Pierre Restany si
reca nel suo atelier di Catania per approfondire la ricerca pittorica che l'artista sta conducendo intorno alle
"Metamorfosi dell'essere umano” e proprio sull’argomento, il celebre critico scriverà il testo "Fantasmi
Familiari".
Negli anni 80 anche Alberto Sala, critico del Corriere della Sera, scrive su di lui.
Nel 1987, visitando in compagnia del pittore toscano Nico Paladini l'esposizione "Internazionale d'Arte" di
Milano, arriva l’ispirazione per redigere il manifesto "Dichiarazione di Metropolismo". Fu la nascita di un
importante movimento che, grazie alla teorizzazione di Achille Bonito Oliva, coinvolgerà artisti internazionali
in esposizioni in Italia ed Europa. Scrivono di lui anche grandi critici quali Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio.
Sciacca è attualmente docente della cattedra di pittura all’Accademia d’Arte e Restauro di Nike a Catania,
dove vive e lavora.
MADONNE IN GABBIA
Matteo Pacini
Con la precisione fiamminga che lo contraddistingue nella ricerca e nella cura per il
dettaglio, il Maestro Antonio Sciacca propone in questa mostra una serie di “nature morte”
perfettamente rappresentative di quel movimento nato intorno agli anni Novanta del secolo
scorso del quale è tra i massimi esponenti nonché fondatore: il Metropolismo.
Nelle “Madonne in gabbia” di Sciacca, infatti, non vi è nulla di umano.
Si tratta di composizioni di oggetti che dell’uomo ricordano solo l’aspetto, le sembianze,
traducendo in immagini la teoria di Achille Bonito Oliva secondo la quale nel Metropolismo
“la pittura diventa pubblicità della pittura, chiamata a raccolta di immagini colte e oggetti
status symbol nobilitati per la loro griffe e abilitati a partecipare al nuovo banchetto
iconografico”.
L’uomo, se rappresentato, diviene “calco vuoto e stampella di abiti firmati”, imbambolato
nella sua condizione di ammutolita passività, esposto all’ossessionante martellamento
mediatico dalle immagini televisive e pubblicitarie.
Ciò si traduce in un’arte dal sapore onirico e metafisico, dove accostamenti inconsueti di
“oggetti” incongruenti, ricordano le caotiche sequenze di stimoli alle quali quotidianamente
lo spettatore è sottoposto nel corso delle sue “lunghe maratone televisive”, tra video clips,
film, pubblicità, reality show.
Il risultato è una figurazione “che si offre agli occhi dello spettatore per la sua resa
puramente visiva e per il mero decoro figurativo” in atmosfere misteriose, a tratti
inquietanti.
Le Madonne che Sciacca ritrae sono reali; autentici oggetti di culto della tradizione
cristiana siciliana, statue devozionali del XVI e XVII secolo spogliate delle preziose vesti in
seta che le abbellivano durante processioni o i riti di venerazione sugli altari delle chiese.
Mostrando il contrasto fra la bellezza dei volti rifiniti e delicati e la nuda materialità della
struttura sottostante che per funzionalità rinunciava a qualsiasi formalismo estetico (a
forma di gabbia per favorire le forme degli ampi abiti), Sciacca insiste, come sostiene
Vittorio Sgarbi, sulla bellezza come valore tanto più suggestivo se risulta “disumano” e
“artificiale”, lasciando allo spettatore, oltre che un’intricata matassa di enigmi da sbrogliare,
la libertà di dare un senso e un’interpretazione personale a quel linguaggio ermetico ma
intrigante.