Antonio Barbieri – Organic architectures

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO AGLI ARCIERI
Via Filippo Corridoni 8 , Roma, Italia
Date
Dal al
Vernissage
18/06/2021
Artisti
Antonio Barbieri
Curatori
Davide Sarchioni
Uffici stampa
PAOLA C. MANFREDI STUDIO
Generi
arte contemporanea, personale
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Officine Chigiotti – laboratorio per l’arte fondato da Giuseppe Chigiotti che dal 2017 produce ed espone opere​ ​di artisti contemporanei d’eccellenza​, andando oltre la tradizionale visione del collezionismo e del mecenatismo – presenta il progetto espositivo Organic architectures dell’artista Antonio Barbieri (Rho, 1985).

Comunicato stampa

Officine Chigiotti - laboratorio per l’arte fondato da Giuseppe Chigiotti che dal 2017 produce ed espone opere​ ​di artisti contemporanei d’eccellenza​, andando oltre la tradizionale visione del collezionismo e del mecenatismo - presenta il progetto espositivo Organic architectures dell'artista Antonio Barbieri (Rho, 1985) dedicato agli spazi di Palazzo agli Arcieri a Grosseto, il nuovo edificio contemporaneo, tecnologico e ad alta sostenibilità energetica progettato dall'architetto Giuseppe Chigiotti.

La mostra, a cura di Davide Sarchioni, è concepita come dialogo tra le opere recenti di Barbieri e alcuni ambienti di Palazzo agli Arcieri per generare un percorso che vuole innescare una fitta rete di rimandi tra arte, natura e architettura. In mostra sono presenti differenti nuclei di lavori, tra sculture e installazioni per la maggior parte inedite e realizzate site-specific.

L'indagine di Barbieri è volta a rintracciare approcci sempre nuovi alle differenti problematiche legate al rapporto tra forma artificiale e forma naturale, nell'ambito della scultura e dell'architettura. Muovendo dallo studio delle forme naturali e dalla loro organizzazione, con particolare attenzione ai processi biologici di trasformazione - derivati dalle possibilità di resilienza e di adattamento di un organismo rispetto ai cambiamenti del proprio habitat- l'artista elabora riflessioni sull'origine della forma e il suo continuo divenire, volte a esplorare le possibilità di connessione tra il mondo organico e inorganico con la geometria e la matematica.

Nel lavoro di Barbieri gioca un ruolo cardine l'impiego di scanner sofisticati e stampanti 3D per cogliere ciò che normalmente non sta all'evidenza dell'occhio umano e trasporlo in nuove soluzioni formali. Unendo la tradizione del fare manuale con l'innovazione tecnologica, l'artista attinge a un ampio bagaglio di informazioni e di suggestioni per costruire sistemi plastici complessi e plausibili in cui elementi fitomorfici e geometrici, stilizzati e ornamentali, appartenenti a differenti ambiti, sono combinati e innestati tra loro per sperimentare un'ampia varietà di tipologie compositive ibride e visionarie che danno luogo a inaspettate relazioni estetiche e di senso.
Antonio Barbieri, Policheto #3, 2021, 3D print, PLA, oil paint, epoxy resin, steel. 73 x 57 x 26 cm, courtesy of Antonio Barbieri
Le Organic architectures (2020-21) sono un gruppo di coloratissimi oggetti scultorei dalle forme armoniose, assimilabili ai prototipi di architetture organiche, che sono stati progettati utilizzando programmi di modellazione digitale e realizzati in PLA attraverso una stampante 3D. In ogni scultura, dipinta a mano con olio e resina, diversi elementi formali si ripetono in maniera simmetrica o speculare assecondando formule generative e moltiplicatori che alludono a un processo di continua trasformazione. Nelle Chimere (2019) l'artista impiega, invece, fotogrammetrie di forme di vita differenti, come parti di animali, insetti e vegetali, coerentemente assemblate insieme per originare organismi ibridi che acquisiscono la funzione di machere misteriose, simili a preziosissimi reperti di una ipotetica archeologia futuribile, ma ispirate in realtà al fenomeno del mimetismo in natura. Così, nella maschera “blu” Acherontia atropos si ritrovano ali e antenne di falena; nella “rossa” Sepia pharaonis si individuano il becco, i tentacoli e gli occhi della seppia; la “gialla” Phalaenopsis amabilis si ispira alle infiorescenze delle orchidee.

Alle sculture organiche fanno da controcanto le grandi strutture geometriche in ferro ispirate alle diatomee, alghe unicellulari dalle forme primarie comparse circa 145 milioni di anni fa, che si articolano e prolificano nello spazio interno ed esterno dell'edificio seguendo la logica dei frattali, come architetture germinative che modificando lo spazio.

Oltre alle composizioni plastiche, la mostra propone anche una serie di disegni stampati su carta, derivati dalle scansioni di elementi fossili, che si riferiscono a forme di vita di un passato lontano trasferiti nell'era digitale, quale ulteriore e significativa immersione nel mondo visionario di Barbieri.
Nell'androne di Palazzo agli Arcieri è stata infine collocata in maniera permanente l'opera Lichene (2019), scultura in ferro appartenente al ciclo dei Coralli acquisita dall'architetto Chigiotti, ad accogliere lo spettatore e i futuri condomini.

Attraverso la sua inesauribile ricerca, Barbieri vuole rendere visibili le molteplici sfaccettature di una realtà in continuo mutamento, in cui l'unione tra natura e tecnologia può indicare inaspettate possibilità di sopravvivenza per la vita sulla Terra.
OFFICINE CHIGIOTTI
Officine Chigiotti nasce a Grosseto da un'idea dell'architetto Giuseppe Chigiotti in occasione della realizzazione di un suo progetto che ridisegna un’area del centro storico con la costruzione di un edificio contemporaneo, tecnologico e ad alta sostenibilità energetica. Con il termine “Officine” si suggerisce l'impegno nel produrre, promuovere e mostrar le eccellenze del contemporaneo ricordando al contempo l’attività imprenditoriale della famiglia Chigiotti che a partire dal secolo scorso aveva avuto sede per molti decenni negli spazi di via Porciatti 11, dove attualmente sorge il nuovo edificio Palazzo agli Arcieri. Officine Chigiotti offre agli artisti la possibilità di mostrare un'opera che troverebbe difficoltà a essere esposta a causa delle dimensioni, della sua natura o dei materiali con cui è stata eseguita. Non un museo né una raccolta privata, ma un luogo dove l’opera possa essere ospitata con un intento che risponda all’esigenza di sperimentare una formula diversa al modo canonico di collezionare arte, in sintonia con la dimensione non domestica dell’arte contemporanea. In questo contesto, l’idea di possesso è superata dalla possibilità di un’ospitalità a tempo che consenta all’opera d’arte di essere vista, conosciuta, promossa e poi acquistata, azionando al contempo una rete di relazioni che interseca arte, architettura, territorio e impresa