Antichi maestri italiani
In questa tradizionale mostra autunnale saranno esposti circa quaranta quadri realizzati da importanti maestri italiani e in particolare emiliani, attivi dal Cinquecento all’Ottocento.
Comunicato stampa
È con la consueta passione e consolidata esperienza di trent’anni di attività che la Galleria d’Arte Fondantico di Tiziana Sassoli organizza nella prestigiosa sede di Casa Pepoli Bentivoglio (Via de’ Pepoli 6/E, Bologna) il ventitreesimo “Incontro con la pittura”, intitolato Antichi maestri italiani. Dipinti e disegni dal XVI al XIX secolo. In questa tradizionale mostra autunnale saranno esposti circa quaranta quadri realizzati da importanti maestri italiani e in particolare emiliani, attivi dal Cinquecento all’Ottocento.
Fra i dipinti più antichi si segnala una Madonna col Bambino di uno dei più importanti esponenti della scuola ferrarese del XVI secolo Benvenuto Tisi detto il Garofalo e una rarissima pala con un San Girolamo dipinta intorno al 1515 da Filippo da Verona, un artista girovago rilanciato dagli studi recenti; si procede nella seconda metà del ‘500 con un olio su lavagna (supporto destinato a quadri per devozione privata) di Felice Brusasorzi, figura di spicco della pittura veronese e con un’Adorazione dei Magi del ferrarese Giuseppe Mazzuoli detto il Bastarolo.
Risalgono alla fine del XVI secolo le opere su rame del bolognese Francesco Cavazzoni e del fiammingo Denjs Calvaert (Giove e Semele), mentre il sommo esponente della cultura pittorica felsinea, Annibale Carracci, è rappresentato da una tela con la Madonna con Santa Maria Maddalena e una santa monaca, in cui egli affronta con discrezione il tema della Madonna incinta. Da ricordare anche l’estroso Pietro Faccini, con una Sacra famiglia e santi risalente al 1590 circa.
Tra i dipinti del XVII secolo spicca una delle prime tele (Orfeo e Euridice) eseguite dal maggiore interprete del classicismo locale: Guido Reni. Fra i pittori della stessa generazione sono presenti Giovanni Maria Tamburini, Andrea Donducci detto il Mastelletta e a seguire Lorenzo Pasinelli.
Costituisce un evento del tutto straordinario la presentazione di ben due splendidi dipinti del raro Giovanni Antonio Burrini, uno degli artisti più originali della generazione attiva tra la fine del XVII secolo e il primo quarto del Settecento: un rame di grandi dimensioni raffigurante Cristo fa i dottori, (1680) eseguito in età giovanile e appartenuto alla collezione del Principe Carlo Teodoro di Baviera, e una tela con l’episodio biblico di Lot e le figlie (1686), proveniente dalla collezione bolognese del Conte Francesco Ranuzzi.
La scelta antologica prosegue nel XVIII secolo con un’intensa Testa di giovane donna di Donato Creti, un Cristo coronato di spine di Ercole Graziani, due tele di Nicola Bertuzzi detto l’Anconitano, raffiguranti Il sacrificio della figlia di Jefte e Salomone che incensa gli idoli e una Volumnia davanti a Coriolano di Giuseppe Varotti, entrambi esponenti di rilievo del gusto barocchetto locale.
L’ultima stagione del Settecento bolognese è rappresentata da due strepitosi ovali con Giochi di putti del virtuoso e celebre Gaetano Gandolfi.
Il tema vedutistico è raccontato da un paesaggio datato e firmato da Vincenzo Martinelli, il più apprezzato temperista bolognese della seconda metà del XVIII secolo, la natura morta invece, un genere assai apprezzato in ambito collezionistico, è presente con due raffinate Composizioni floreali della rodigina Elisabetta Marchioni e da una serie di sei dipinti con Sporte, fiaschi, funghi e pesci del cosiddetto “Sportarolo”, oggi meglio noto come “Pittore di Rodolfo Lodi”.
La mostra prosegue con tre opere di Antonio Basoli, protagonista della scena artistica bolognese tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, due delle quali, databili intorno al 1830, raffigurano una Porzione della Basilica di Santa Maria dei Servi e Porzione della Basilica di San Giacomo Maggiore, e con due tempere riproducenti anch’esse scorci di Bologna del decoratore faentino Romolo Liverani.
Tra i disegni si propongono un San Giuseppe a matita rossa di Giuseppe Maria Crespi (relativo all’ovale di medesimo soggetto conservato presso l’Opera Pia dei Poveri Vergognosi a Bologna), quattro studi su carta di Felice Giani, importante esponente della corrente neoclassica e una Scena di vita popolare del faentino Tommaso Minardi.
Questo ventitreesimo “Incontro con la pittura” si rivelerà come sempre un’importante occasione per far conoscere al pubblico dipinti di notevole interesse scientifico, capaci di affascinare non solo gli studiosi e i collezionisti, ma anche quello dei tanti appassionati di pittura antica. Come nelle edizioni precedenti, anche in quest’esposizione saranno presenti capolavori inediti e di grande interesse, accanto ad altri già pubblicati da autorevoli studiosi e talvolta esposti in mostre italiane e internazionali. La presentazione delle opere nel catalogo è curata con il consueto rigore scientifico dal professor Daniele Benati dell’Università di Bologna, che coordina il lavoro di un nutrito gruppo di specialisti.