Aldo Soligno – Let Them Show Their Faces
I ritratti esposti – rigorosamente di spalle e controluce per mantenere l’anonimato – raccontano la drammatica condizione delle persone omosessuali in Uganda.
Comunicato stampa
Dal 22 novembre al 31 dicembre a Modena la galleria PhBroking propone “Let Them Show Their Faces (Homosexuality in Uganda)”, una mostra personale del fotografo Aldo Soligno. I ritratti esposti - rigorosamente di spalle e controluce per mantenere l’anonimato - raccontano la drammatica condizione delle persone omosessuali in Uganda, costrette a nascondersi a causa della recente “legge anti-gay”: rischiano da 14 anni di carcere fino all’ergastolo. Il progetto si è aggiudicato il primo premio del Pride Photo Award 2014 per la sezione “Open”
Uno sfondo nero, la silhouette irriconoscibile dei pochissimi attivisti Lgbt ugandesi (lesbiche, gay, bisessuali e transgender): questo è “Let them show their faces”, il progetto realizzato dal giovane fotografo Aldo Soligno che, attraverso 11 scatti, racconta in modo suggestivo, eloquente e inequivocabile quello che un gay non può fare in Uganda. Metterci la faccia. Affermare i propri diritti. Esporsi. O essere, semplicemente, quello che è. La mostra, proposta a Modena dalla galleria PhBroking, è in programma da sabato 22 novembre fino a mercoledì 31 dicembre e ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International e del Comune di Modena.
“Da quando il 24 febbraio 2014 è passata la legge anti gay qui in Uganda tutto è cambiato - dice S., 30 anni di Kampala - La mia vita ha avuto un tracollo. Ora vivo nel costante terrore che qualcuno possa bussare alla mia porta e arrestarmi, o peggio farmi sparire nel nulla”.
Come raccontare per immagini la storia di persone costrette a nascondersi nel loro stesso paese? Il giovane fotografo Aldo Soligno lo ha fatto attraverso 11 “ritratti in negativo”: questi scatti si sono aggiudicati il prestigioso Pride Photo Award, assegnato poche settimane fa: si tratta del concorso fotografico internazionale dedicato alla diversità sessuale e di genere, a cui partecipano artisti da tutto il mondo; per l’edizione 2014 le foto di Soligno e il suo racconto della realtà ugandese hanno vinto la sezione “Open”.
Per realizzare questo progetto Aldo Soligno ha chiesto agli attivisti Lgbt ugandesi di posare di spalle e in controluce, eseguendo quello che potrebbe essere un ipotetico negativo delle immagini pubblicate a titolo diffamatorio dalla stampa scandalistica del paese. Dopo l'approvazione della legge, infatti, tutti i maggiori tabloid del paese - come Red pepper, Hello e The Sun - hanno passato settimane pubblicando centinaia di fotografie di sospetti omosessuali e attivisti gay sotto il titolo di “Impiccateli”.
Ad agosto 2014 la legge, approvata dal Parlamento e firmata dal presidente Yoweri Museveni, è stata dichiarata non valida a causa di un vizio di forma. Questo, però, non sta impedendo al governo ugandese di avere in calendario una nuova votazione per promulgarla definitivamente. La legge prevede pene fino all’ergastolo per chi si macchia del “reato di omosessualità” e fino a 7 anni per chi viene accusato di favoreggiamento. Il reato di favoreggiamento, poi, può essere contestato anche agli avvocati o testimoni dell’imputato, e rende estremamente difficile la difesa di chi viene accusato. Ora, inoltre, non è più necessario cogliere l’accusato “in fragranza di reato”, ma basta il sospetto di omosessualità.
Il progetto fotografico
“La ricerca di Aldo Soligno esce dalla logica chiusa e ormai obsoleta dei generi fotografici e sconfina liberamente tra ritratto, reportage, arte e performance – spiega Gigliola Foschi, curatrice della mostra - Operando in questo modo, l’autore porta il fotogiornalismo nella direzione di una fotografia intesa come espressione artistica, e questo non perché egli desideri conquistarsi uno spazio nel sistema dell’arte: tale operazione gli riesce perché l’obbiettivo principale del suo lavoro non è estetico, ma etico e politico. L’autore, in questo come in vari suoi lavori precedenti (quali “Plunged into Cast Lead”, dedicato alla striscia di Gaza, e “What Now, USA Election 2012”), si chiede cioè come rendere efficace il suo linguaggio affinché una storia drammatica, un’ingiustizia sociale, possano suscitare la dovuta attenzione e soprattutto riescano a interpellarci senza ridurci a spettatori passivi e muti”.
Il percorso espositivo è arricchito anche da altri numerosi scatti del reportage fotografico realizzato da Soligno in Uganda, che mostrano la sua abilità nel creare una profonda relazione con i soggetti rappresentati. Le testimonianze di ragazzi e ragazze omosessuali si staccano dalla contingenza della cronaca per raccontare un’esperienza al contempo personale e collettiva.
Inoltre, con l’intento di coinvolgere gli spettatori, Soligno propone anche una sorta di performance pubblica: invita infatti i visitatori a farsi fotografare nello stesso modo con cui ha ritratto gli omosessuali ugandesi (ovvero con una luce posteriore che li illumina solo sul retro) e poi ad affiggere le loro immagini sia nella galleria che in altri ambiti della città, così che esse possano diffondersi ed essere viste come un messaggio politico che ci riguarda da vicino e non solo come opere da ammirare nello spazio protetto dell’arte. Soligno si propone di trasformare gli spettatori in attori, così da innescare un processo di identificazione e comprensione. In questo modo i suoi ritratti silenziosi, frontali ed enigmatici divengono un vero e proprio invito al coinvolgimento in prima persona. Una chiamata in causa che non si limita solo ad accettare di farsi fotografare come egli ha ritratto gli omosessuali ugandesi, ma che vuole trasformare i visitatori in attivisti, impegnati a diffondere ovunque questi ritratti come messaggi di libertà che ci riguardano da vicino.
Chi è l’autore
Nato nel 1983 e modenese d’adozione, Aldo Soligno è un talento emergente nella fotografia italiana di documentazione. Il suo occhio sofisticato per i paesaggi minimalisti e il suo approccio al ritratto che richiama la pittura fiamminga diventano un inaspettato contrasto in relazione ai temi che sceglie di rappresentare. Dall’esplorazione del legame tra i media e la guerra nella Striscia di Gaza (Calati nel Piombo Fuso e A Scorching Summer) fino al più recente The Struggeling Life of Gay Community in Uganda, la sua abilità nel creare una profonda relazione con i suoi soggetti gli ha garantito numerosi premi. Le sue immagini sono state esposte in Italia e all’estero. Nel gennaio del 2013 è entrato a fare parte dell'agenzia Echo Photo Agency. Con Cast Lead è stato il primo fotografo italiano a pubblicare un Photo Book esclusivamente per iPad.
Info:
Date e orari: 22 novembre – 31 dicembre 2014. Lun. - Ven. 16.00-19.30, sabato su appuntamento.
Ingresso: gratuito.
Luogo: Ph Broking, via Farini 56, 41121 Modena.
Tel. 059 244586
www.phbroking.com
PhBroking, nata dopo la più nota Artbroking - con sede a Modena - è un marchio di Giancarlo Fabbi, da 30 anni collezionista ed esperto d’arte, che si propone come consulente di fiducia per l'acquisto e la vendita di fotografie artistiche, oltre che punto di riferimento per artisti e collezionisti. La galleria non è solo sinonimo di fotografia: in questo spazio si avvicenderanno anche esposizioni dedicate all’arte contemporanea e moderna. PhBroking, come già Artbroking, collabora con l'importante casa d'aste tedesca Ketterer Kunst di cui Giancarlo Fabbi è rappresentante per l'Italia.