Alberto Mommarelli – Urbanismi
Mostra personale di Alberto Mommarelli in collaborazione con Monica Lupi.
Comunicato stampa
Per accumulo e per sottrazione
Per accumulo o sottrazione il segno si moltiplica o si isola. Viene impresso sulla carta o spatolato sulla tela coperta di cemento. Il segno vive si rigenera continuamente, è insieme elemento base per la costruzione dello spazio e segno primigenio e arcaico.
Cerchiamo di guardare quest'ultima produzione di Alberto Mommarelli e capire cosa abbiamo davanti agli occhi e guardando cerchiamo di raccontare con le parole queste forme.
Questo esercizio è sempre difficile e ci fa capire ogni volta quanto l'arte, il segno visivo, sia una stratificazione densissima, che si presenta davanti ai nostri occhi e che noi percepiamo in una frazione di secondo tutta intera.
Le parole non servono (almeno inizialmente) è tutto lì davanti a noi; la forma si manifesta nella sua semplicità e potenza in una combinazione di organizzazione spaziale e colore. Quella frazione di secondo che ci è voluta per percepire la forma nello spazio però ha bisogno poi di un tempo di latenza che ci permette di lasciare sedimentare l'immagine e di cominciare a porci quelle domande lasciate aperte dai segni che fluttuano sulla carta e sulla tela. Il ragionamento, la parola, un medium sequenziale e temporale prende il posto di quella percezione immediata dell'arte, che tutta insieme ti si presenta davanti agli occhi.
Parlare delle opere d'arte è un tentativo di svelamento, un'analisi, una decostruzione, un'interpretazione. E' una possibilità, a volte una necessità, è una traduzione (con tutta la contraddizione che il termine porta con se di portare a se e insieme tradire), è un'altra creazione. L'arte invece, in sé, è una presenza. Possiede quell'indicibile quasi magico.
L'arte per Alberto Mommarelli è questo, una salvezza, un gesto scaramantico, un gesto primordiale, una costruzione che non ha trovato una forma finale, ma si rigenera continuamente in un processo di accumulo o isolamento del segno.
Guardiamo allora un po' più da vicino cosa ci propone questa ultima fase del suo lavoro.
Due sono i gruppi di lavori che nascono in simbiosi e crescono parallelamente: i Monotipi, stampe su carta con pittura a olio e i Cementizi, tele con malte cementizie e pittura a olio.
In questi due lavori ci sono degli elementi comuni: forme pittoriche, astratte ma figurative, che sembrano degli elementi architettonici (piante, prospetti, portali o ponti) che diventano anche delle “quasi lettere”.
Nella serie dei Monotipi, Mommarelli lavora su grandi fogli di carta (dalla pregiata a quella da spolvero, di diverse tonalità) sui quali imprime - con timbri di legno (ed altro), di recupero o realizzati - forme geometriche. Il contorno è definito dal quadrato cm 10 x 10. Al loro interno appaiono forme geometrie da quelle basiche a quelle più articolate e composte. Le impronte sono affiancate una accanto all’altra, ma più spesso in sovrapposizione di strati; a volte con copertura totale di colore a volte con trasparenza, formando grandi campi di frammenti architettonici, che rinviano a prospetti di edifici o planimetrie dall’assetto tipico della metropoli contemporanea. Sono, costruzioni, griglie, accumuli che generano spazio. Sono urbanismi.
La materialità della carta e i colori scelti guidano il processo di sperimentazione che Mommarelli mette in opera. Le combinazioni sono moltissime e da ognuna di queste scaturisce qualcosa di diverso. L'arte è un luogo di costruzione, lo spazio dell'immagine è occupato analiticamente e allo stesso tempo intuitivamente. Le forme si ripetono ma sono sempre diverse.
Il colore in tutto il lavoro di Alberto Mommarelli è centrale. Il colore è percezione primaria, è materia, viene assorbito di più o di meno a seconda della superficie, brilla e vibra ad intensità diverse. Il colore è il segno che costruisce l'immagine.
Questa natura cromatica è ancora più vera e visibile nella serie dei Cementizi, tele di grande formato, la cui superficie è coperta di malte cementizie di varia tipologia – più grigie o più bianche - tutte tattilmente vive.
Su queste superfici il colore ad olio delinea uno o pochi degli elementi architettonici presenti in denso accumulo nei Monotipi. Questi elementi, adesso isolati e ingranditi e quasi sempre divisi a metà (non più ottenuti per impressione di forme di legno intagliate, ma dipinte direttamente) sono una presenza viva sulla tela.
L'accumulo della prima serie di lavori diventa sottrazione e sperimentazione nello spazio di un segno potente.
La sequenza degli elementi costitutivi diventa come un alfabeto, un lettering, anzi un dis-lettering perché queste forme, che a volte sembrano lettere o se ruotate portali o ponti, non lo sono ma alludono ad esse, e diventano elemento primo nella costruzione di sistemi più complessi.
La costruzione del lavoro si concentra sugli elementi strutturali: il cemento è materia forte, il campo accoglie i frammenti di forme astratte che ancora possono ricordare planimetrie di edifici o dettagli architettonici. Questi segni migrano, occupando volta volta il centro o i margini della tela, spostandosi per creare la tensione perfetta fra colore e sfondo.
La forma appare, è una presenza, diventa linguaggio (quasi lettera, ma senza corrispondente suono), compone, scompone, ricompone, incessantemente. Non c'è fine a questo processo generativo, perché è in questa continua creazione e sperimentazione di possibilità spaziali che il lavoro di Alberto Mommarelli si reinventa in un continuo, e se entriamo nel suo studio, nella sua caverna sotterranea capiamo che li tutto si genera e appare, li tutto è segno fitto e denso e al tempo stesso isolato. La creazione del segno diventa un gesto originario un po' magico e scaramantico, e il segno che emerge, in una frazione di secondo, ci svela un'altra possibilità di percepire le cose del mondo.
Daria Filardo