Al Fadhil – Parole per la libertà

Informazioni Evento

Luogo
SURPLACE ART SPACE
via San Pedrino 4, Varese, Italia
Date
Dal al

18 dicembre apertura dalle 15 alle 19.30
fino al 6 Marzo 2022 visitabile su appuntamento

Vernissage
18/12/2021
Artisti
Al Fadhil
Generi
arte contemporanea, personale
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Surplace presenta “Parole in libertà” una mostra personale di Al Fadhil.

Comunicato stampa

Surplace presenta “Parole in libertà” una mostra personale di Al Fadhil. Ci sono lavagne diventate famose, da quella di Einstein o Poincaré a quella di Rudolf Steiner... quelle dall’impatto didattico/artistico di Joseph Beuys e molte altre, un'infinità di lavagne più o meno anonime che abbiamo incontrato e usato fin dai primi anni di scuola. Tutte hanno la prerogativa di raccogliere segni e gesti, fermare idee, visualizzare pensieri che raccontano di processi scientifici incomprensibili ai più o poche lettere che aprono il mondo a chi incomincia a scoprire il valore semantico e linguistico dei segni. Queste suggestioni aprono le porte al lavoro “Parole in libertà sulla lavagna”. Al Fadhil coglie l’invito dell’artista iracheno Ghaib Ghassan (Los Angeles based) e contribuisce con una “lavagna” al suo progetto “Blackboard”. Mette così a disposizione del pubblico di Surplace, due “lavagne” da pittore. Sono due grandi tele dipinte di nero, sulla cui superficie tutti saranno invitati a scrivere un pensiero sul tema della libertà intesa come elemento essenziale nello sviluppo sociale. Quindi in questa mostra raccoglie atti e pensieri collettivi; Fadhil propone una messa in scena, quasi teatrale nell’impatto scenico, ma profondamente quotidiana e vera nella sostanza. La processualità dell’opera la presenta aperta ai cambiamenti, il suo divenire è basato sulla condivisione e sulla relazione come principio imprescindibile di libertà d’espressione. Fadhil accordandosi con gli aspetti legati alla presenza dell’altro nel momento creativo, fa dell’opera una superficie di partecipazione che “accoglie”.
È un invito. Si diventa autori in libertà, una libertà condivisa, con pensieri diversi magari e distanti, prospettive inedite e opinioni divergenti, gesti aleatori o ideologici, che comunque iscrivono storie in comune, partecipate, storie del mondo, quello di tutti. In mostra anche una sua opera realizzata nel 1996 intitolata “Tahafut al Tahafut”, titolo che rimanda al libro del filosofo Averroè “L’incoerenza dell’incoerenza dei filosofi” un’opera nera, buia, materica, tattile, composta interamente di numerosi pezzi di carbone, racchiusi in una cornice nera. Tutto è destinato alla distruzione? Scatenare energie fisiche e intellettuali, proporre cambiamenti, misurare atti, sensibilità, rendere l’arte viva è un riferimento operativo di Al Fadhil. Gli oggetti della realtà e le parole di tutti si incontrano nello spazio dedicato all’arte che si apre alla vita, con l’arte che rinnova l’invito a riscrivere un altro mondo possibile dopo la distruzione.
La mostra avrà un seguito, una coda operativa in un’azione performativa, una cerimonia potlatch, che l’artista terrà in primavera. Il lavoro “Tahafut al Tahafut” sarà dato alle fiamme in un grande prato.

Al Fadhil (Iraq, 1954). Ha studiato all’istituto d’arte di Baghdad e all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Fin dagli esordi il suo lavoro esplora il valore semantico della pittura- Dagli anni ’90 amplia il suo raggio di operatività con la fotografia, la performance e vari media. L’opera è quindi dedicata alla ricerca di un dialogo tra le forme tradizionali dell’arte e le relazioni tra le persone, con contenuti come l’uguaglianza, la politica sociale, le migrazioni, i diritti umani. Si interessa particolarmente al ruolo sociale dell’arte e alle sue istanze multiculturali.