Ai Weiwei / Zhanna Kadyrova / The Citrus Project

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA CONTINUA
Via Del Castello 11, San Gimignano, Italia
Date
Dal al

Open from Monday to Sunday 10am-1pm and 2-7pm

Vernissage
13/04/2024

ore 16

Artisti
Zhanna Kadyrova, Ai Weiwei
Generi
arte contemporanea
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Tre mostre

Comunicato stampa

Galleria Continua è lieta presentare “Neither
Nor”
, un’esposizione che ripercorre dal 1995
ad oggi la carriera creativa di uno tra i più

importanti ed influenti artisti contemporanei,

Ai Weiwei. Un evento unico, che vedrà l’intero

cinema-teatro sede della galleria completamente

invaso dalle opere dell’artista: a partire da

un’ampia selezione di opere, recenti o inedite,

realizzate con i mattoncini giocattolo, opere

storiche in porcellana, legno, marmo, bambù

fino agli assemblaggi di materiali diversi.

Sulla scelta del titolo l’artista dichiara:

“Nell’epoca attuale ci troviamo di fronte a

un panorama culturale che tende agli estremi,

dove tutto si riduce a una scelta binaria tra

bianco e nero. Questa tendenza è profondamente

arretrata e preoccupante e ricorda periodi

autoritari della storia, come le prime purghe

sovietiche, l’era McCarthy negli Stati Uniti,

la Rivoluzione Culturale in Cina e l’ascesa del

nazismo negli anni ’30 e ’40. Tempi nei quali,

non solo i diritti umani furono gravemente

violati, ma anche l’essenza stessa della natura

umana e le convinzioni collettive della gente

comune furono profondamente danneggiate. Il

titolo “Neither Nor”, intende trasmettere

che, nella maggior parte dei casi, il nostro

pensiero non è limitato a verità assolute o

singole interpretazioni, ma piuttosto esiste in

uno stato di ambiguità che consente maggiori

possibilità e dibattiti. È all’interno di questo

stato di ambiguità che il pensiero e la cultura

umana, compresa l’arte, trovano l’ambiente e

lo spazio per prosperare. Di conseguenza, è

spesso difficile fornire risposte definitive

sì o no; indipendentemente dalla risposta, c’è

un forte senso di esclusività e una mancanza di

tolleranza per prospettive alternative.”

Artista concettuale, scultore, pittore,

performer, fotografo, architetto e urbanista,

collezionista, regista (di cinema, documentari,

teatro e opera), attore, musicista (cantante

e paroliere), scrittore ed editore, blogger,

giornalista d’inchiesta, attivista per i

diritti umani e dissidente. Ai Weiwei è un

artista impossibile da etichettare; prolifico,

impegnato, aperto a ogni innovazione combina

con sapienza arte, vita privata e impegno

politico. Profondo conoscitore della tradizione

del suo paese natale, interpreta i motivi,

i processi di fabbricazione e i materiali

tradizionali in modo ludico e iconoclasta

denunciando le contraddizioni tra individuo

e collettività nel mondo contemporaneo. Una

riflessione acuta, che non cade mai nella

retorica, visionaria e in grado di disorientare

sempre e comunque, è la cifra che scandisce la

sua parabola di uomo e di artista.

Nelle sale al primo piano della galleria la

mostra propone, per la prima volta, un percorso

esaustivo delle opere realizzate tra il 2019 e

il 2023 dall’artista attraverso l’assemblaggio

di centinai di mattoncini giocattolo.
“I LEGO
vengono utilizzati per trasmettere messaggi

personali e contengono storie legate a me, alla

mia infanzia e alla mia educazione. Pixel,

digitalizzazione, segmentazione, frammentazione

e disconnessione forniscono una libertà unica

per la riproduzione, consentendo una svolta

qualitativa e quantitativa nella formazione

delle immagini che si allontana dall’ordine,

dal metodo e dalla composizione ampiamente

utilizzati. È simile all’uso dei mosaici

antichi e alla presentazione dei tessuti

(seta, lana) e dei tappeti, che hanno una

lunga tradizione. Come la stampa a caratteri

1/3

mobili in legno della dinastia Song (1000
d.C. circa), i metodi e i mezzi di produzione
hanno sostituito il controllo manuale e ciò ha
portato a un elevato livello di accuratezza e
precisione delle immagini completate. Questo
è il vantaggio linguistico della tecnologia
informatica e una presentazione figurata di un
sistema logico intelligente per l’era digitale
(…) l’esistenza e la logica dell’utilizzo di
LEGO come struttura sono sorprendentemente
coerenti con la logica della mia espressione
sui social media, inclusi tweet e immagini
di Instagram. Entrambi comprendono i fattori
temporali e spaziali, l’appiattimento, la
frammentazione e la continuità espropriata
dei media e della realtà, inclusa l’esistenza
stessa, le ideologie, la politica e gli
avvenimenti, gli approcci linguistici della
cultura e dei sogni”. Afferma Ai Weiwei.
Un viaggio nella storia che ha inizio dal
Rinascimento: le prime due sale ci accolgono
con “Sleeping Venus with Coat Hanger”, al
dipinto originale attribuito a Giorgione Ai
Weiwei aggiunge, accanto alla dea romana della
fertilità, una gruccia in memoria dei brutali
aborti autoindotti prima che l’interruzione
della gravidanza diventasse legale; “The Rape
of the Daughters of Leucippus in Untitled
(After Rubens)”, il ripetersi dei singoli Lego
restituiscono i colori, il vigore dei corpi
e la potenza della composizione, a questa
l’artista giustappone un panda, simbolo del
potere statale cinese contemporaneo. “Un
dimanche après-midi à l’Île de la Grande
Jatte“ di Georges Seurat si attualizza con
l’immagine di un rifugiato: la risposta di
Ai Weiwei al divieto del burkini in Francia.
L’immagine dell’invasione di locuste che nel
2020 ha spazzato via interi raccolti nel cuore
del Pakistan si sovrappone a “Le semeur au
soleil couchant” di Van Gogh. Il linguaggio
impersonale dei mattoncini colorati traduce
due delle opere più celebri di Leonardo da
Vinci, “La Gioconda” qui ritratta imbrattata
di torta dopo l’azione degli attivisti
ambientalisti e “Ultima Cena” dove il volto
di Ai Weiwei si sostituisce a quello di
Giuda. La querelle con l’azienda Lego che si
rifiutò nel 2015 di evadere un grosso ordine
di mattoncini affermando di non voler usare i
propri prodotti per scopi politici - atto che
l’artista definì censorio e discriminatorio
- è ricordata in “Broadway Boogie Woogie in
Combination of Lego”. Il percorso espositivo
prosegue con opere che danno voce a questioni
urgenti e di drammatica attualità come la
guerra e le fughe di gas dai gasdotti. Tra
i lavori inediti “Cloud” e “The U.S. Navy
collecting the remnants of a Chinese high-
altitude surveillance balloon shot down
by an Air Force fighter”, immagini che ci
riportano all’abbattimento da parte di un
caccia statunitense di un pallone aerostatico
cinese accusato di spiare siti strategici,
un incidente che ha portato a un drastico
2/3
inasprimento dei rapporti diplomatici tra le
due potenze mondiali.
Il forte legame di Ai Weiwei con la tradizione
e la millenaria cultura cinese - verso
la quale l’artista manifesta un rispetto
deferente, accompagnato da un’incredibile
capacità di proiettarsi nella modernità -
prende forma in una serie di opere storiche,
tra queste: “Treasure Box” (2014), un cubo
finemente decorato con disegni a intarsio e
arricchito da aperture esagonali che lasciano
intravedere i ripiani interni; “Marble Cube”
(2010) che coniuga la scultura minimalista
degli anni sessanta e i memoriali realizzati
in marmo, un materiale comune sia alla
tradizione cinese che a quella occidentale;
“Porcelain Cube” (2009) creato nello stile
Qinghua (porcellana blu e bianca). Il giardino
accoglie due grandi installazioni “Pick Up
Stick” (2006), un gioco da tavolo conosciuto
nel mondo con nomi diversi, in Italia Gioco
dei bastoni o Shanghai, nell’antica Cina si
chiamava Chien Tung ed era utilizzato per la
pratica oracolare; “Pillar” (2006) grandi vasi
in porcellana perfettamente integrati con
l’ambiente, con i loro due metri di altezza
esplorano i limiti della lavorazione di questo
materiale considerato tradizionalmente la più
alta espressione di arte cinese.
L’installazione collocata in platea, “Stools”,
è realizzata con circa 3.000 sgabelli
risalenti alle dinastie Ming e Qing e all’era
repubblicana che, collegati tra loro, formano
una superficie lignea che riveste il pavimento
della sala. Raccolti nei villaggi della Cina
settentrionale, con la loro struttura solida e
semplice, parlano di una progettualità rimasta
immutata per centinaia di anni.
Conclude il percorso espositivo “Huantou Guo”
(2015) una creatura mitologica fluttuante
realizzata in bambù e seta. A partire dal 2013,
Ai Weiwei inizia a creare opere utilizzando
il linguaggio degli aquiloni tradizionali
cinesi e crea una serie di opere ispirate
allo Shanhaijing (Classico delle montagne e
dei mari). Il testo, che risale al IV secolo
a.C., è un’importante documentazione della
mitologia, della geografia, della cultura e
della struttura sociale dell’epoca. Mentre la
maggior parte degli aquiloni tradizionali sono
bidimensionali e destinati al volo, l’artista
spinge gli artigiani a esplorare i limiti di
ciò che è possibile fare con questi materiali
familiari dando così vita a opere di grandi
dimensioni, con disegni più elaborati e forma
tridimensionale.
A proposito dell'artista:
Ai Weiwei è stato definito l’artista più
influente del nostro tempo. Dopo aver
denunciato la corruzione del governo e il
mancato rispetto dei diritti umani e della
libertà di parola in Cina, è stato arrestato,
picchiato, messo in isolamento e gli è stato
vietato di viaggiare. La sua attività di
dissidente è andata di pari passo con la sua
carriera artistica e ha continuato a produrre
opere che testimoniano le sue convinzioni
politiche, dando allo stesso tempo ampio spazio
alla creatività e alla sperimentazione. La
produzione negli ultimi trent’anni ci permette
di esplorare il suo rapporto ambivalente sia
con la cultura occidentale che con la cultura
del suo paese, diviso tra un profondo senso di
appartenenza e un altrettanto forte impulso
alla ribellione. Ai Weiwei è nato nel 1957
a Pechino. Suo padre, il poeta Ai Qing, fu
etichettato come “di destra” nel 1958 e Ai
e la sua famiglia furono esiliati, prima a
Heilongjiang, nel nord-est della Cina, e poi
subito dopo nei deserti dello Xinjiang, nel
nord-ovest della Cina. Dopo la morte di Mao
Zedong nel 1976, Ai Qing fu riabilitato e
la famiglia tornò a Pechino. Ai si sarebbe
iscritto alla Beijing Film Academy ed era uno
dei membri del gruppo di artisti “Stars”. Ai
si è trasferito negli Stati Uniti nel 1981,
vivendo a New York tra il 1983 e il 1993. Ha
studiato brevemente alla Parsons School of
Design. A New York, Ai scoprirà le opere di
Marcel Duchamp e Andy Warhol. Ritornato in Cina
nel 1993 per prendersi cura del padre malato,
Ai ha contribuito alla creazione dell’East
Village di Pechino, una comunità di artisti
d’avanguardia. Nel 1997 ha co-fondato i China
Art Archives & Warehouse (CAAW), uno dei
primi spazi artistici indipendenti in Cina.
Ha iniziato a interessarsi all’architettura
nel 1999, progettando il suo studio house
a Caochangdi, nella periferia nord-est di
Pechino. Nel 2000, ha avviato il suo studio
di architettura, FAKE Design. Nel 2007, come
partecipante a documenta 12, ha portato 1001
cittadini cinesi a Kassel nell’ambito del
suo progetto Fairytale. Nel 2008, insieme al
team svizzero di architettura di Herzog e de
Meuron, ha progettato lo stadio nazionale di
Pechino. Nel 2010, ha ricoperto il pavimento
della Turbine Hall della Tate Modern con 100
milioni di semi di girasole in porcellana.
Nel 2012, ha ricevuto il Premio Václav Havel
per il dissenso creativo, dalla Fondazione
per i Diritti Umani. Nel 2015 ha ricevuto
l’Ambassador of Conscience Award, da Amnesty
International, per le sue azioni a sostegno
della difesa dei diritti umani. Nel 2017 il
suo epico viaggio cinematografico “Human Flow”
ha partecipato alla 74a Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film
offre uno squarcio potente sulla massiccia
migrazione umana contemporanea. Acquisito nel
corso di un anno ricco di eventi in 23 paesi,
3/3
“Human Flow” segue una catena di storie umane
che si estende in tutto il mondo in paesi tra
cui Afghanistan, Bangladesh, Francia, Grecia,
Germania, Iraq, Israele, Italia, Kenya, Messico
e la Turchia. Nel 2024 è uscito “Zodiac: A
Graphic Memoir”, un progetto a quattro mani con
il fumettista Gianluca Costantini (pubblicato
da Ten Speed Graphic, con la sceneggiatura di
Elettra Stamboulis) che racconta la vita di Ai
Weiwei a partire dai dodici segni zodiacali che
compongono l’oroscopo cinese.
A proposito della galleria:
Fondata nel 1990 a San Gimignano, Italia,
GALLERIA CONTINUA ha espanso le sue sedi a
Pechino, Les Moulins, L’Avana, San Paolo,
Roma, Parigi e Dubai. GALLERIA CONTINUA
rappresenta il desiderio di continuità tra
epoche e il desiderio di scrivere una storia
attuale. Grazie al suo investimento in luoghi
dimenticati e non convenzionali, la galleria ha
sempre scelto ubicazioni atipiche, sviluppando
una forte identità e un posizionamento
originale in oltre trent’anni di attività.
La sede di Galleria Continua, un ex-cinema,
ha ospitato molte mostre e installazioni
prolifiche negli ultimi 34 anni. È uno spazio
unico ed emozionante per gli artisti e la
galleria da considerare quando pianificano ed
eseguono mostre.