Ai Weiwei. Il blog

Informazioni Evento

Luogo
MAC - MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA
Viale Elisa Ancona, 6 20851, Lissone, Italia
Date
Il
Vernissage
27/11/2012

ore 21

Editori
JOHAN & LEVI
Artisti
Ai Weiwei
Curatori
Stefano Chiodi
Uffici stampa
CLARART
Generi
presentazione, serata - evento
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Nell’ambito delle iniziative collaterali alla Biennale Italia-Cina, il direttore del Museo d’arte contemporanea di Lissone Alberto Zanchetta e lo scrittore e saggista Marco Belpoliti presentano il volume Ai Weiwei. Il blog, curato da Stefano Chiodi, che racchiude il pensiero artistico, sociale e politico del celebre artista cinese arrestato nell’aprile 2011 e rilasciato due mesi dopo.

Comunicato stampa

L'Assessorato alla Cultura del Comune di Lissone, Il Museo d’Arte Contemporanea di Lissone e Johan & Levi Editore
annunciano la presentazione del volume

Ai Weiwei. Il blog
a cura di Stefano Chiodi, edito da Johan & Levi

Martedì 27 Novembre ore 21:00
Museo d'Arte Contemporanea di Lissone
Viale Padania, 6

Per l’occasione Johan & Levi editore presenta una videointervista rilasciata in esclusiva da Zhu Rikun, fra i più importanti videomaker cinesi, amico sodale di Ai Weiwei.

Nell'ambito delle iniziative collaterali alla Biennale Italia-Cina, il direttore del Museo d'arte contemporanea di Lissone Alberto Zanchetta e lo scrittore e saggista Marco Belpoliti presentano il volume Ai Weiwei. Il blog, curato da Stefano Chiodi, che racchiude il pensiero artistico, sociale e politico del celebre artista cinese arrestato nell'aprile 2011 e rilasciato due mesi dopo. Il blog fu oscurato dalle autorità cinesi nel 2009 ed è oggi disponibile in Italia in versione cartacea per Johan & Levi e in versione ebook per Doppiozero. In apertura di serata viene proiettata l’intervista rilasciata in esclusiva per Johan & Levi da Zhu Rikun, celebre videomaker indipendente cinese, sodale amico di Ai Weiwei, curata da Asia Ruperto, studiosa di arte e cultura cinese.

Un vero e proprio caso internazionale che ha mobilitato le coscienze di mezzo mondo - artistico e non - e che ha spinto intellettuali, politici, artisti, critici e pubblico a interessarsi all’improvvisa sparizione dell’artista cinese, arrestato con l’accusa di frode fiscale e condotto in una località segreta. Ai Weiwei, dopo la grande mobilitazione del mondo della cultura e diverse iniziative pubbliche a livello internazionale, è stato rilasciato nel giugno 2011, con il divieto di allontanarsi dalla città di residenza e di comunicare con l’esterno.
Il suo blog, aperto su internet nel 2006 e denso di argomenti, inchieste, testimonianze sempre originali e critiche nei confronti del potere, fu oscurato dalle autorità cinesi nel 2009. La giornalista d’arte americana Lee Ambrozy, con straordinario tempismo, ha curato il recupero della quasi totalità dei post del blog - i contenuti dal 10 gennaio 2006 fino al 20 novembre 2009 - e la loro traduzione in inglese in un volume stampato nel 2011 da MIT Press, andato presto a ruba.
Il volume in edizione italiana ci offre la possibilità di leggere il diario nel quale Ai Weiwei ha annotato i suoi pensieri sull’arte, la politica, e la società, testimoniando in modo vivido passioni, curiosità, lavoro quotidiano e rabbia civile di un artista che sin dai suoi esordi ha sempre riflettuto sulle conseguenze dell’impetuosa trasformazione culturale e materiale del suo paese. Fra i post c’è per esempio un crudo commento sulla mancata assunzione di responsabilità da parte della classe dirigente dopo il terremoto del Sichuan nel quale persero la vita migliaia di bambini a causa del crollo di scuole pubbliche costruite con “scarti di tofu” sul quale lo stesso Ai Weiwei avviò una sorta di indagine popolare fortemente osteggiata dal governo . Nel blog c’è tutto Ai Weiwei, ironico o serio a seconda dell’opportunità del momento, capace di attaccare la politica del suo paese e di criticare la censura, così come di esprimere il suo parere sull’incarcerazione del chairman della Sanlu dopo lo scandalo del latte in polvere avariato, ma anche di raccontare l’avventura di un nuovo taglio di capelli o di interrogarsi sui misteri lunari e planetari, e perfino di accennare al celebre colpo di testa di Zidane ai Mondiali del 2006.

“La presentazione del libro di Ai Weiwei ci propone un’importante riflessione su temi che spaziano dall’arte al tema dei diritti umani in Cina” – afferma l’Assessore alla Cultura del Comune di Lissone, Elio Talarico – “un modo per approfondire la conoscenza di un famoso e discusso artista di cui in Italia si parla poco. Il Museo d’arte contemporanea di Lissone diventa, quindi, non solo luogo d’arte, ma anche luogo di narrazione della contemporaneità e della cultura globale”.
Commenta il neodirettore del Museo d’arte contemporanea di Lissone Alberto Zanchetta: “Il blog di Ai Weiwei è il resoconto di tre lunghi e intensi anni di vita in cui il dovere morale e civile dell’artista l’hanno spinto a comprendere sempre più a fondo l’assetto sociale, culturale e ideologico della Cina. Tra spinose questioni politiche, fatti di cronaca nera e di stringente attualità, Ai Weiwei ha perseguito la verità, trasformando la propria consapevolezza in una volontà di cambiare le cose. Nei post diffusi attraverso la piattaforma digitale emerge con chiarezza la figura carismatica di artista e di architetto, ma anche il suo acuto senso critico e l’impegno come attivista per i diritti umani, aspetti che l’hanno reso uno dei personaggi più celebri e controversi della Cina contemporanea”.

Ai Weiwei, che il New York Times ha paragonato ad Andy Warhol, è una delle principali figure della scena artistica cinese, invitato regolarmente a esporre in musei e biennali internazionali, mentre in Cina è una presenza dalle molte sfaccettature (artista, architetto, curatore, critico sociale, sostenitore dei diritti umani e promotore di un modello sociale democratico e giusto) ma molto controversa: ha collaborato alla progettazione del famoso stadio olimpico di Pechino ma ha poi invitato a boicottare le Olimpiadi, ha ricevuto nel 2008 il riconoscimento a vita per il contributo all’arte contemporanea cinese ma è stato poi picchiato dalla polizia a seguito delle sue “investigazioni civili” sulle morti causate dal terremoto del 2009.