4/E. Rassegna Finisterrae – Derive

Informazioni Evento

Luogo
CASTELLO DELL'ABATE
Via Castello , Castellabate, Italia
Date
Dal al
Vernissage
07/12/2019

ore 18,30

Curatori
Rosanna De Cicco
Generi
arte contemporanea
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La mostra Derive, curata da Rosanna De Cicco è collocata al primo piano con la direzione scentifica di Aldo colucciello, in collaborazione con l’associazione B.R.I.O. (Brillanti realtà in osservazione), e con il patrocinio dell’assessorato alla cultura del comune di Castellabate, Ambasciata di Svezia, forum delle culture dell’Ambasciata d’ Austria, e la provincia di Benevento.

Comunicato stampa

Finisterrae è una rassegna progressiva per la promozione delle arti contemporanee e dello spettacolo promossa dall’associazione aequamente con la direzione artistica di Costabile Guariglia giunta alla sua 4 edizione; la prima edizione a cura di Antonello Tolve la seconda a cura di Alfonso Amendola, la terza rassegna curata da Costabile Guariglia. Questa quarta edizione per la mostra Derive, curata da Rosanna De Cicco è collocata al primo piano con la direzione scentifica di Aldo colucciello, in collaborazione con l’associazione B.R.I.O. (Brillanti realtà in osservazione), e con il patrocinio dell’assessorato alla cultura del comune di Castellabate, Ambasciata di Svezia, forum delle culture dell’Ambasciata d’ Austria, e la provincia di Benevento.

Alla mostra Finisterrae, costruita come sistema di rete internazionale si confrontano slittamenti cognitivi e percettivi di culture e suggestioni diverse, raccontando il reale attraverso slanci, visioni e piccole storie. Questo è ciò che si propongono di evidenziare con il loro lavoro gli artisti Helen Broms Sandberg, Alberto Casciano, Gianluca Capozzi, Maria D’Anna, Mariana Sofia Gonzalez, Gianni Grattacaso, Rabah el A’awar, Federica Limongelli, Roberta Lozzi, Pietro Maietta, Valentina Mir, Franceso Peluso, Karin Pfeifer, Stefania Sabatino, Salvatore Zacchino, Sula Zimmerberger, Senseria (Gruppo di Attraversamento Sensibile) e Xia Ying, provenienti da e dislocati in variegati luoghi e paesaggi iconici, eletti a terreno di scambio e a teatro per installazioni. Tutto il corpo delle opere vuole abbracciare e rappresentare l’insieme dei linguaggi dell’arte contemporanea: pittura, scultura, fotografia, video art, installazioni e performance. Dare vita all’opera d’arte, nel senso più nobile del suo significato, comprende qualsiasi attività che, mescolando e fondendo lo studio con l’esperienza, necessariamente sconfina in quelle forme creative del divenire estetica.
Ne viene fuori per mano degli artisti un modo di narrare unico e singolare fatto di sentimenti; esso è percepito attraverso le emozioni di ogni essere artista e non viene disperso come cenere al mare, e gli viene conferito il riconoscimento nell’attimo in cui l’opera d’arte si innalza a nuova vita dove le dimensioni temporali e percettive si fondono.
Ogni popolo, ogni uomo ha il proprio confine e deve confrontarsi con un limite il Finisterrae, un punto posto tra il mitico ed il reale e che indica la fine delle convinzioni e l’inizio di qualcosa di inesplorato. Finis Terrae può essere tradotto letteralmente con l’espressione ai limiti della terra e diventa una metafora che indica l’esplorazione di storie poste sulla frontiera dell’animo umano. La nostra indagine vuole indagare queste zone liminari per cercare nuovi accessi e strumenti di lettura per registrare impercettibili movimenti del conscio e del sub-conscio. Iniziamo con passaggi, condivisioni, scambi che gli artista attraverso il pensiero, la materia e la forma vengono a condividere con i fruitori delle loro opere. Ma realmente l’artista necessita di condividere o l’arte vive di vita propria? Questo desiderio è un’arma che dovrebbe sconfiggere le volgarità contemplative dell’uomo-fruitore che diventa l’artefice dei mutamenti. Sognamo l’arte, viviamola come stupore, come la meraviglia del naufrago nel momento del risveglio e della presa di coscienza di essere ancora vivo e così l’ingegno dell’artista costruisce la nuova deriva e consente la comunicazione in un nuovo linguaggio totale che si perpetua e si rinnova ad ogni sguardo ed è solo in quel momento che l’occhio esterno, l’occhio del fruitore contemplativo, viene attraversato da uno stato estasi e che fa si che si palesi la conoscenza che, ci permette di conoscere il mondo come illusione e che ci fa dire: nel mondo,ma non del mondo. Ma quali sono i confine dell’animo di un artista? Tutti siamo tentati nella certezza che varcare le Colonne d’Ercole della consuetudine ci permetta di scrutare l’ignoto che dobbiamo vivere come un esercizio di vitale importanza, al fine di gettare ponti verso un nuovo garbo ed una nuova conoscenza. Questo scambio porta con se una forma rituale, spesso non visibile, tra la serenità conquistatrice della comunicazione sociale e la turbolenza del gesto artistico. La fruizione di un’opera d’arte è un rito di passaggio dove l’artista opera come un vate per creare varchi comunicativi e di condivisione diversificati a più livelli che producono concreti gesti e movimenti. L’arte è fare, una manualità attraverso cui l’artista sperimenta attraverso il gesto il suo rapporto con la materia e con l’energia politica sociale, in un lento processo in divenire. La messa in opera è il contatto con il cosmo ed è il luogo di convergenza del melting pot dove si devono incontrare le frattaglie delle memorie legate al mondo onirico che rappresenta il sogno stesso dell’artista.