1900-1959: i luoghi dell’ arte contemporanea a Roma
Una mostra per riscoprire la vitalità dell’arte “contemporanea” nella Capitale dal 1900 al 1959, attraverso lo straordinario materiale documentario del Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive del MACRO, esposto nelle cassettiere della Biblioteca.
Comunicato stampa
Una mostra per riscoprire la vitalità dell’arte “contemporanea” nella Capitale dal 1900 al 1959, attraverso lo straordinario materiale documentario del Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive del MACRO, esposto nelle cassettiere della Biblioteca.
Dopo le mostre dedicate a Enrico Prampolini, Oscar Savio e Mario Ballocco, prosegue l’attività espositiva del CRDAV con una mostra che, attraverso una ricca e accurata selezione di cataloghi rari, pieghevoli, inviti, locandine, appartenenti ai propri Archivi, ripercorre l’attività espositiva che Roma dedicò all’arte contemporanea tra il 1900 e il 1959. Un ideale viaggio attraverso 60 anni di cruciale attività, che confermano la volontà e lo sguardo che questa straordinaria città ha sempre avuto anche nei confronti del proprio presente.
La mostra ricostruisce un vero e proprio mondo, quello in cui, frequentando certi luoghi espositivi, certe gallerie, certi caffè, certe librerie, certe trattorie si incontrava tutto il mondo letterario e artistico. La sera andavamo…. al Caffè Greco, all’Aragno, alla Casa d’arte italiana, a La Cometa, all’Art Club, a La Margherita, a L’Obelisco, alla Vetrina di Chiurazzi, a L’Age d’or, a La Tartaruga, a L’Attico, alla Galleria del Secolo, al “baretto” di Via del Babuino, alla trattoria dei fratelli Menghi verrebbe da dire, parafrasando il titolo del fortunato libro di Eugenio Scalfari (La sera andavamo in Via Veneto) per segnalare almeno buona parte dei luoghi che hanno visto il “farsi” della storia dell’arte “contemporanea” a Roma, dall’inizio del secolo alla fine degli anni cinquanta. Luoghi affollati, di generazione in generazione, dai vari Marinetti, Prampolini, Jarema, Turcato, Vedova, Dorazio, Sinisgalli, Ungaretti, Villa, Vivaldi e tanti altri ancora… Luoghi che vengono oggi riscoperti nelle speciali cassettiere del MACRO.
L’esposizione è suddivisa in due sezioni: 1900-1959: dal Palazzo delle Esposizioni a L’Obelisco e 1950-1959. Gli anni originali, a ciascuna delle quali è dedicata una cassettiera.
1900-1959: dal Palazzo delle Esposizioni a L’Obelisco.
La cassettiera propone un itinerario selezionato che, a partire dall’attività svolta da uno dei principali simboli dell’Italia unita e del periodo umbertino, il Palazzo delle Esposizioni, giunge sino all’importante percorso segnato dalla prima galleria romana a essere inaugurata nel secondo dopoguerra: L’Obelisco di Gaspero Del Corso e Irene Brin.
I cataloghi delle mostre della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti, delle Secessioni, delle Biennali Romane e delle Quadriennali, testimoniano la rilevanza del ruolo del Palazzo delle Esposizioni nel primo trentennio del secolo; a questo centro nevralgico per l’analisi delle ricerche e delle tensioni in atto nella scena artistica dell’epoca, si aggiunge inoltre il lavoro della Casa d’Arte Italiana di Enrico Prampolini e Mario Recchi, qui testimoniato attraverso alcuni raffinatissimi Bollettini.
Gli anni Trenta e quelli del secondo conflitto bellico, vedono anche la nascita di alcune gallerie, tra cui la Galleria di Roma, La Cometa, la San Marco e La Margherita, la cui attività è qui documentata da alcune delle preziose pubblicazioni realizzate per le mostre.
A caratterizzare il clima dell’immediato dopoguerra, è invece la forte necessità di conoscere e verificare le ricerche delle avanguardie europee e internazionali: l’Art Club, con le mostre organizzate alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e con l’attività della galleria-libreria Age d’Or, è una delle realtà a dar maggior voce a tale indirizzo, sostenuto anche dall’attività delle gallerie. Tra queste, L’Obelisco diede spazio alla diffusione dell’arte americana e favorì in particolar modo la circolazione degli artisti italiani all’estero e viceversa.
1950-1959: “gli anni originali”
Caratterizzati da un’intensa e frenetica attività, gli anni dal 1950 al 1959 furono “anni originali”. A dare questa definizione fu Plinio De Martiis che nel 1954 aprì la galleria La Tartaruga, la cui effervescente attività si affiancava a quella de La Salita di Gian Tomaso Liverani, e de L’Attico di Bruno e Fabio Sargentini, inaugurate entrambe nel 1957. A queste, che furono i principali riferimenti dell’avanguardia a Roma, in quel decennio si affiancarono altre gallerie dall’interessante identità, tra cui la Selecta, l’arco d’Alibert, Odyssia, La Medusa, Il Segno, La Nuova Pesa.
Per quanto riguarda La Tartaruga, il lavoro di diffusione dell’arte americana in Italia con le prime mostre di artisti come Rauschenberg, Twombly, Marca-Relli e Kline, testimonia quella propensione al confronto internazionale che si era radicato nel decennio precedente, e che De Martiis sceglie di affiancare all’analisi delle nuove avanguardie italiane ed europee, proponendo artisti come Accardi, Dorazio e Appel.
Fra le gallerie romane di impegno e rottura, la coraggiosa sperimentazione de La Salita è invece testimoniata in particolare dalle mostre di Angeli, Festa, Uncini e di tutta la compagine degli astrattisti del secondo dopoguerra. Infine, le personali di Fontana, Bendini, Scordia, testimoniano alcuni momenti dell’attività de L’Attico, a cui è stata recentemente dedicata una mostra del ciclo MACROradici del contemporaneo, e la cui vitalità artistica lo renderà uno degli spazi più sperimentali e innovativi degli anni sessanta.
La mostra è completata da una sezione di approfondimento che propone alcune pubblicazioni antologiche edite dalle stesse gallerie, relative alla loro attività nel corso degli anni, riproduzioni anastatiche di cataloghi pubblicati in occasione delle mostre, monografie attinenti al tema della mostra e alcuni periodici d’arte (da Emporium a Spazio).
La mostra “1900-1959: i luoghi dell’ arte contemporanea a roma dalle collezioni del CRDAV. una selezione” è promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali.
Si ringrazia il British Institute of Rome per la collaborazione alla traduzione in inglese dei testi