Crash Kid. In un libro gli albori della street art e dell’hip hop

“Crash Kid and hip hop legacy” racconta la vicenda di Massimo Colonna ballerino e street artist morto giovanissimo. Dentro, i ricordi di artisti e amici che raccontano la scena hip hop italiana ai suoi inizi

Esce in questi giorni il libro su Crash Kid, considerato una leggenda e un pioniere della street art e dell’hip hop in Italia. Romano, morto nel 1997 a 26 anni, l’editrice Drago lo celebra con una serata-evento nella sua città, a Palazzo Velli a Trastevere, dove arriva una buona parte della scena hip hop, romana e non, a ricordare Massimo Crash Kid Colonna; innanzitutto Napal Naps e Ben Matundu, autori del volume e amici di vecchia data del break boy.

CHI ERA CRASH KID

Guardando le foto del libro Crash Kid and hip hop legacy, si vede che Massimo Colonna era uno dei primi writer e un break boy che girava sulla testa ai tempi in cui lo si faceva solo negli States; si scattava le foto con Afrika Bambaataa, ma anche con Jovanotti e Pippo Baudo. Girava tutta Europa con la sua arte e portava notizie della cultura underground. “Crash Kid era davvero Internet prima di Internet”, si legge nel libro-testimonianza. Ma era anche molto altro, come racconta il rapper cileno Jimmy Fernandez, in arte Panamared, che ha vissuto in Italia alla fine degli anni Ottanta: “Mi ricordo di quando venne la prima volta a Roma Afrika Bambaataa, fu nel 1985, una serata molto speciale. Siamo andati a vederlo insieme io e Massimo e dopo il concerto siamo andati a Galleria Colonna e abbiamo ballato tutta la notte. Massimo fomentava tutti quanti, amava molto l’hip hop ed era un vero b-boy. Poi aveva quelle uscite, scherzava sempre, era come un bambino”. La prima parte del volume, scritta in tono affettuoso dall’amico Napal, è dedicata alla biografia di Massimo Crash Colonna, fra l’infanzia nel quartiere Portuense, l’adolescenza alla scuola d’arte Rossellini e le prime esperienze da writer, poi gli anni della breakdance, quando si esibisce per strada ma anche alla Rai in Fantastico ’90 e al Teatro Olimpico sulle note di Michael Jackson.

IL RICORDO DI CRASH KID

Racconta ancora l’artista Giorgia Curti, in arte Breezy G, uno dei nomi legati alla nascita del writing femminile romano: “Stavano dipingendo un pezzo spropositato, enorme, coloratissimo, sfumato e, per quell’epoca semplicemente stupendo! Da allora conosco Crash, da allora conosco Ioice (Napal), la data non la ricordo con esattezza, ma era fine ’89, inizio 1990”. Scien & mrs Klor, gli street artist francesi di 123Klan, ricordano così Crash e la Roma underground degli anni Novanta: “Ci siamo fermati a Roma, dove abbiamo incontrato Massimo e abbiamo dipinto insieme muri e treni. A quei tempi Roma aveva l’aspetto di New York nei primi anni Ottanta, tutti ci andavano per scrivere sui treni, era assurdo vedere sui vagoni i pezzi di tutti i writers più attivi e famosi d’Europa, come Ike Delta INK, o Opak e Honet, solo per citarne alcuni”. Crash Kid and hip hop legacy è scritto in italiano con testo a fronte in inglese ed ha anche una versione Rewind – Epicentro romano 4, che comprende un CD allegato. Curato dai produttori Jp Balboa e Whiskbeatz, il disco contiene interventi sia di veterani che di artisti emergenti, riuniti per celebrare l’hip hop anni Novanta.

– Letizia Riccio

https://www.dragopublisher.com/it
http://www.palazzovelliexpo.it

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Letizia Riccio

Letizia Riccio

Giornalista dal 1997, laureata in Lingue e letterature straniere moderne a La Sapienza di Roma, inizia a scrivere a La Repubblica nel settore della televisione e prosegue, nello stesso campo, con Il Mattino di Napoli, L'Unione Sarda e Il Giornale…

Scopri di più