L’esercizio continuo, in questi giorni di stasi forzata, è quello di elaborare giornate diverse tra loro, proiettare ricordi, progettare una fuga ideale. Immaginazione al potere per abbandonare la dittatura comoda del divano. Al di là dei limiti soggettivi e quantitativi di ognuno, corre in soccorso l’arte, capace di interagire con lo spazio e l’ambiente circostanti anche in quarantena. Per quanto astratto possa essere, infatti, il pensiero si articola in immagini, campo d’azione dell’illustratore vicentino Ale Giorgini (Vicenza, 1976) che, tra i suoi tanti lavori, ha deciso di riprendere su Instagram Intervallo, un’avventura on the road per l’Europa. Paesaggi, paesi e città. Sulle foto le illustrazioni, nella consapevolezza che in un racconto di viaggio l’effetto cartolina è solo una delle componenti. Le immagini sono allora il pretesto per una serie variegata di disegni ipnotici e divertenti, suggestioni personali e trasognate dei luoghi visitati.

PAESAGGI E ILLUSTRAZIONI SU INSTAGRAM
È evidente che, con l’imperversare del COVID-19, l’operazione-rilancio è di quelle poco agevoli: la quarantena doverosa impedisce il movimento a lungo raggio, sottrae traguardi concreti, copre di polvere gli obiettivi fotografici. La soluzione a portata di mano è rappresentata allora dalle vedute obbligate dei (tanti) follower, una città virtuale ma molteplice, lo spazio formato 1:1 della memoria collettiva al tempo del lockdown. Foto dopo foto il profilo Instagram @alegiorgini si materializza come luogo da esplorare, Intervallo Window Edition come strumento cognitivo portatore di sorprese. C’è vita là fuori. Dovunque. La vista forzata si fa illustrazione, il tratto geometrico e retrò di Ale Giorgini la destruttura e ricostruisce a proprio piacimento. Riproduzione artificiale di ciò che artificiale non è. Grigliate (lecite) sui tetti, moonwalk al tramonto, bagni al lago e canestri da tre punti. C’è la fuga promessa dal potere isolante dei social network pur restandoci dentro. Si condividono i paesaggi degli altri senza invaderne lo spazio reale d’osservazione, iperdistanza di sicurezza nel simulacro di una città pluralista. Il desiderio è però manifesto: tornare all’età dell’oro dell’unità senza alcun appagamento da inazione.
‒ Raffaele Orlando