Il festival del fumetto più importante del mondo l’anno prossimo non si farà. Cosa succede?
Quella di Angoulême, in Francia, è la manifestazione più apprezzata che ci sia sul fumetto: gli scandali che l'hanno travolta negli ultimi mesi e anni, però, hanno portato a un boicottaggio di massa. Vediamo perché
Chi bazzica il mondo della nona arte lo sa: la Francia ha una delle tradizioni fumettistiche più forti e apprezzate del mondo. Qui il fumetto gode di una autentica considerazione culturale, e lo fa da decenni. Cuore di questa eredità è il Festival internazionale del fumetto di Angoulême, che da più di cinquant’anni è un punto di riferimento internazionale: il place to be per autori e illustratori, editori e lettori è questa cittadina del sudovest della Francia, i cui premi sono peraltro ambitissimi (soprattutto il Grand prix de la ville d’Angouleme, vinto anche da Hugo Pratt). Negli ultimi anni, però, qualcosa si è incrinato, fomentando uno sgomento cresciuto negli scorsi mesi e culminato, l’1 dicembre, nell’annuncio ufficiale: l’anno prossimo il festival non si terrà.
Il festival del fumetto di Angoulême nel 2026 non si terrà
A farlo sapere sono gli avvocati di 9e Art+, la società organizzatrice dell’evento (formalmente chiamato Festival international de la bande dessinée d’Angoulême): nella comunicazione viene precisato che la cancellazione della manifestazione, prevista dal 29 gennaio al primo febbraio 2026, non è stata una scelta propria, ma una conseguenza delle pressioni e delle decisioni dei finanziatori pubblici.

La crisi del festival del fumetto di Angoulême
A essere travolta dalle proteste è stata proprio la società che gestisce il festival dal 2007. L’opaca gestione fiscale della compagnia – che beneficia di mostruosi finanziamenti pubblici (2 milioni di euro all’anno, cioè il 45% del suo bilancio) – è da anni al centro di inchieste e indagini, non ultima quella del 2021 della Camera Regionale dei Conti della Nuova Aquitania. Alle problematiche finanziarie si è aggiunta una gestione da più parti definita autoritaria e intimidatoria del suo Ad, Franck Bondoux.
Anche la parte artistica del festival ha sofferto di questa gestione, tra accuse di sessismo e di traviamento dello spirito originale della kermesse: l’assenza di fumettiste donne alle nomination al Fauve D’Or del 2016; il cambiamento unilaterale del logo (da cui scomparì proprio il celebre Fauve); la mostra dedicata a Bastien Vives propriomentre era nel mezzo di un’indagine per diffusione di pedopornografia nel 2023 (poi chiusa); e il licenziamento di una dipendente che aveva denunciato una violenza sessuale nel 2024. L’ultima goccia è stata l’inchiesta pubblicata lo scorso gennaio su L’Humanitè, che alle denunce di un ambiente di lavoro tossico e abusivo ha aggiunto lo scontento dato dalla commercializzazione eccessiva (incluso un aumento del 25% del costo dei biglietti) e la mancanza di una vera direzione artistica, tra instabilità nella direzione e aperto nepotismo.

Il boicottaggio del festival del fumetto di Angoulême
Per tutti questi motivi, diversi autori hanno deciso di prendere le distanze: ad aprile 400 fumettisti avevano già annunciato un boicottaggio chiedendo di lanciare un bando per riassegnare la gestione del festival. A loro si sono uniti, nelle scorse settimane, quasi tutti i partner ufficiali e molti altri autori (tra cui Anouk Ricard, vincitrice del Grand Prix 2025), e diverse case editrici e finanziatori pubblici hanno annunciato di non voler partecipare. Colpo di grazia, il governo francese ha ritirato un contributo da 200mila euro.
L’edizione del 2026, quindi, non si terrà, e non si è nemmeno certi che tornerà nel 2027: gli organizzatori hanno rivendicato (da contratto) il diritto ad andare avanti, proponendo come ramoscello d’ulivo una transizione verso un nuovo modello di gestione. Molto, però, sarebbe da cambiare: forse troppo.
Giulia Giaume
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