Morto Giorgio Forattini. Per decenni è stato il re della satira

Il fumetto italiano saluta una delle sue matite più acuminate. Addio a Giorgio Forattini, firma storica di Repubblica, disegnatore amato (e odiato!) dalla politica

Romano Prodi con la tonaca da prete cattocomunista, Giuliano Amato nelle vesti di Topolino e Umberto Bossi in quelle di Pluto. E ancora Matteo Renzi con il completino da Pinocchio e Berlusconi in desabillè (nella vignetta che fece imbufalire Maurizio Belpietro durante la sua breve esperienza al Giornale). I bersagli prediletti da Giorgio Forattini sono largamente ascrivibili alla classe politica dell’Italia del secondo Novecento. Una schiera di personaggi e figure in cravatta messe alla berlina con disegni che sapevano far riflettere, oltre che sorridere. All’età di 94 anni, il grande vignettista è morto a Milano il 4 novembre 2025, chiudendo per sempre una delle carriere artistiche più rappresentative dei costumi e del pensiero politico del nostro tempo.

Chi era Giorgio Forattini

Nato nella Capitale nel 1931, Forattini aveva abbandonato gli studi di architettura avviati su imposizione della famiglia. Lasciata alle spalle ogni ambizione borghese, l’artista si era imbattuto nei lavori più disparati, dall’operaio al rappresentante di commercio. È solo alla soglia dei quarant’anni che la sua vena creativa inizia a reclamare attenzione, facendo riemergere una passione – quella per il disegno – che torna prepotente nelle vesti del fumetto.

Assunto come grafico al quotidiano Paese Sera, nel 1973 Forattini inizia a sperimentare la sua cifra stilistica con una serie di microstorie ispirate ai grandi temi della prima Repubblica: tra le vignette memorabili di questo primo periodo di attività, quella realizzata all’indomani del referendum sul divorzio, con il segretario democristiano Amintore Fanfani (noto per la sua bassa statura) raffigurato come il tappo espulso da una bottiglia di spumante con la scritta “No”.

Giorgio Forattini per La Repubblica

Il successo e la solidità a livello professionale vengono raggiunti negli Anni Settanta, quando Forattini partecipa alla nascita del quotidiano La Repubblica di Eugenio Scalfari. Sulle pagine del giornale le sue matite colpiscono sia a destra sia a sinistra: al celeberrimo disegno con Francesco Cossiga travestito da manifestante con la pistola in mano durante gli incidenti di Roma del 1977 fa da contraltare a quello con il segretario comunista Enrico Berlinguer nei panni del borghese in vestaglia, infastidito dal baccano degli operai in sciopero. Insomma, le polemiche intorno al fumettista provenivano da entrambe le parti politiche, facendo emergere una personalità anarchica, indipendente, estranea ai compromessi e alle scelte di comodo.

Giorgio Forattini spirito libero

E la piena autonomia ideologica governa anche le fasi successive della carriera del disegnatore romano. Negli Anni Ottanta l’artista passa alla Stampa (dove i suoi disegni appaiono in prima pagina, a sottolineare il valore attribuito al suo contributo), mentre nel decennio successivo fa la spola tra La Repubblica e Il Giornale. Al quotidiano allora diretto da Maurizio Belpietro arriva nel 2006, ma sarà una parentesi breve: la rottura avviene due anni dopo. A provocarla, ovviamente, una vignetta: questa volta su Silvio Berlusconi nudo. Le ultime collaborazioni di Forattini si registrano con il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno, con un filo conduttore che accomuna anche le esperienze conclusive della sua carriera: ovvero il saper essere provocatorio conservando una leggerezza di fondo, mettendo a nudo le debolezze dei leader senza il rischio di associarsi all’una o all’altra fazione. Libero e sovversivo fino all’ultima macchia di inchiostro.

Con la scomparsa di Giorgio Forattini perdiamo un grande artista di genere che ha dedicato il suo talento di disegnatore alla satira“, ha detto il ministro della Cultura, Alessandro Giuli. “Attraversando la storia italiana, dalla prima alla seconda Repubblica, con eccelsa qualità intellettuale, Forattini ha saputo inventare stereotipi efficaci e in grado di far riflettere, da raffinato interprete delle dinamiche politiche“.

Alex Urso

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Alex Urso

Alex Urso

Artista e curatore. Diplomato in Pittura (Accademia di Belle Arti di Brera). Laureato in Lettere Moderne (Università di Macerata, Università di Bologna). Corsi di perfezionamento in Arts and Heritage Management (Università Bocconi) e Arts and Culture Strategy (Università della Pennsylvania).…

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