
Usciva esattamente un anno fa È mia la colpa. La vita dei Joy Division, il fumetto all’interno del quale Lorenzo Coltellacci e Mattia Tassaro si cimentavano nella storia di una delle band post-punk più iconiche di sempre, trasferendo le atmosfere cupe delle loro canzoni in un libro illustrato. Galvanizzati dal successo del volume, i due autori sono tornati dietro la scrivania, puntando questa volta le matite sui “figli adottivi” della band di Ian Curtis. Succede con il nuovo fumetto Morire non importa. The Cure: le radici del mito, recentemente pubblicato da Feltrinelli Comics e interamente dedicato alla parabola creativa del leggendario terzetto del Sussex, i Cure.
Il nuovo fumetto sulla musica dei Cure
Allucinazioni, atmosfere tenebrose e pop surreale sono gli ingredienti alla base del libro, portato sugli scaffali lo scorso 29 aprile e recentemente presentato al Comicon di Napoli. Eppure a interessare i due autori del volume non è l’intera carriera della band, né tantomeno i recenti successi discografici (segnati dal ritorno sulle scene con l’album Songs of a Lost World, pubblicato a distanza di sedici anni dall’ultima fatica in studio). Al centro della narrazione ci sono infatti i primissimi passi mossi dal gruppo guidato da Robert Smith. Presentatisi sulla scena britannica in piena epoca punk, nel 1977, i tre ragazzi (Robert Smith alla chitarra, Michael Dempsey al basso e Lol Tolhurst alla batteria) esordirono nel 1979 con Three Imaginary Boys, debutto pop-rock piuttosto distante dalle sonorità per cui la band diverrà famosa. Con il successivo Seventeen Seconds del 1980 le atmosfere si incupiscono, i ritmi rallentano, le note di chitarra echeggiano in uno spazio vuoto e dilatato. Ed è a partire dalla pubblicazione di questo disco che il fumetto prende il via, abbracciando un biennio fatto di sperimentazioni e canzoni che avrebbero segnato le sensibilità di stuoli di “dark-kids”, trasformando la musica gothic in un fenomeno di massa.






Gli esordi musicali dei Cure
Soffermandosi sui successi ottenuti tra il 1980 e il 1982, arco di tempo durante il quale i Cure pubblicarono oltre a Seventeen Seconds altri due capolavori come Faith e Pornography, il fumetto si propone come una finestra su un periodo breve eppure cruciale nella storia della band, esplorando parallelamente l’evoluzione del gruppo in relazione a quella di band iconiche e attive nello stesso periodo: Joy Division, Siouxsie and the Banshees, Bauhaus, Wire e Generation X. Il tutto con un approccio narrativo onirico e dettagliato, e un disegno che interpreta la storia come se fosse raccontata all’interno di una fanzine Anni Ottanta.
L’intervista agli autori Lorenzo Coltellacci e Mattia Tassaro
Come si è sviluppato il progetto? Da dove è nata l’idea di trasferire la musica dei Cure all’interno di un volume illustrato
Lorenzo Coltellacci: Dopo il libro sui Joy Division, ci siamo confrontati con l’editore Feltrinelli, e parlare dei Cure ci sembrava la prosecuzione naturale e più ovvia. Era come fare un sequel “spirituale” del nostro primo libro, ricalcando anche l’evoluzione musicale dell’epoca. Robert Smith ha più volte ammesso di aver visto nei Joy Division una band a cui ispirarsi, e nei primissimi dischi (Seventeen Seconds soprattutto) l’influenza è palese. Partendo da lì, i Cure hanno esplorato nuove sonorità facendole proprie, gettando le fondamenta di tutta la moda, il sound e l’estetica dark/gotica. Volevamo continuare a raccontare quegli anni tra i Settanta e Ottanta che furono seminali per la musica mondiale.
Quanto è stato complicato compiere questa operazione di “traduzione”, dalla musica al disegno?
L.C.: Il primo scoglio, parlando di scrittura, è stato trovare una “chiave narrativa” che fosse forte, coerente e legasse insieme i personaggi e le vicende all’interno di una storia. All’epoca i Cure erano dei ventenni con un sogno, tanta voglia di fare musica, ma anche con un bel po’ di demoni interiori. E proprio da qui, scandagliando i testi delle canzoni, le loro interviste e gli elementi biografici più personali, è nato il nostro modo di raccontarli.
Mattia Tassaro: Il fumetto è sempre una sfida di traduzione. Esattamente come per i Joy Division, anche per i Cure è bastato lasciarsi andare, senza costruire troppo attorno a ciò che è stata la loro musica e, di conseguenza, la loro storia. Anche in questo caso l’idea era quella di adattare il segno e i colori a un media dell’epoca, come fosse una fanzine a puntate contemporanea alle loro avventure. Inoltre è stato interessantissimo disegnare i Cure immaginando di non conoscerne già il futuro e le loro numerose successive evoluzioni.
È scontato che gli appassionati della prima ora dei Cure saranno incuriositi dal progetto. Chi sono i destinatari ideali di questo libro?
L.C.:Durante il Comicon di Napoli, dove ha fatto la sua prima apparizione, il libro ha attirato sia fan di vecchia data, che gli anni della “trilogia dark” li hanno vissuti, sia nuovi e giovanissimi fan, incuriositi e vogliosi di approfondire una band di epoche passate, conosciuta meglio lo scorso anno grazie al nuovo disco. Il libro è ideale sia per chi voglia tornare indietro nel tempo, sia per chi vuole tuffarsi nella storia dei Cure la prima volta.
Alex Urso
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